Alaia pronto a bruciare la Costituzione, domani sarà a Roma

Dalle minacce ai fatti. Salvatore Alaia è pronto a bruciare la Costituzione Italiana e nella giornata di domani sarà a Roma, nella piazza antistante il Quirinale, per mettere in atto il suo proposito. Il gesto del Sindaco di Sperone, dal valore puramente simbolico, è stato annunciato una settimana fa tramite comunicazioni ufficiali inviate al Presidente della Regione Campania, al Presidente della Repubblica e al loro entourage, e ribadito nuovamente ieri per mezzo dell’ennesima lettera inviata a Napolitano, nella quale Alaia conferma la volontà di andare fino in fondo, anche a rischio di essere arrestato per vilipendio alla Costituzione. «Caro Presidente – scrive il primo cittadino di Sperone a Napolitano – auspicavo che almeno lei fosse stato sensibile alla mia richiesta e si sarebbe reso parte attiva , quale Capo dello Stato, presso l’onorevole Caldoro per invitarlo a ricevere il sindaco di Sperone ad un incontro su questioni di grande rilevanza sociale per il territorio: chiusura dell’Università Partenope di Nola, Piano Sanitario Regionale, Comunità Montane, chiusura della tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta, questione rifiuti. Avevo sperato fino all’ultimo in un messaggio da parte Sua, che avrebbe dato dignità ad un popolo, quello irpino, che mi onoro di rappresentare, ma al rifiuto del Governatore Caldoro dopo oltre 60 solleciti si aggiunge il Suo silenzio, che annega nella più totale indifferenza le speranze di chi crede ancora nelle istituzioni». Da queste parole di evince il senso profondo del gesto di Alaia, che non intende mancare rispetto alla Costituzione ma invitare le istituzioni a rispettarne il contenuto. «Sono pronto a tutto – prosegue il Sindaco nella sua lettera – La mia è una battaglia ideale e di contenuti affinché vinca la volontà suprema rappresentata dal popolo (articolo 1 della Costituzione) contro la protervia e l’arroganza dei massimi rappresentanti delle istituzioni. Pertanto confermo la mia presenza nella giornata di domani, 28 aprile 2011, davanti alla sede del Quirinale».

SPOT