Padre Giovanni Capone: “Vi racconto il mio Brasile”

MONTEMILETTO – Quando la missione diventa passione e ragione di vita. E da 35 anni padre Giovanni Capone, 71 anni da Montemiletto, una laurea in Filosofia e Teologia, ha dedicato completamente la sua esistenza al Brasile. Domenica con la famiglia festeggerà nella storica chiesa di Sant’Anna i suoi primi venticinque anni di sacerdozio ma dal 1975, quand’era un giovane frate, si è trasferito nello Stato di Bahìa, nell’estremo sud. E’ qui che è iniziata l’avventura missionaria e umana del cappuccino irpino che ad oggi ha battezzato 7.800 bambini e unito in matrimonio quasi mille coppie di brasiliani.
“Nel ’93, quando ero parroco di Itamarayù – ricorda padre Giovanni Capone – ho fatto comperare il primo computer per archiviare tutti i registri dei sacramenti che amministravo e computare i parrocchiani”. Quanta vita e quante storie, di dolore e di speranza, sono passate davanti agli occhi miti del padre cappuccino che si occupa anche di adozioni a distanza. “Il mio impegno per il Brasile è totale – continua ancora padre Giovanni, attualmente aiuta nelle funzioni religiose i confratelli del convento di Sant’Antonio di Apice – e continuerà fino a quando il Signore mi darà la forza per andare avanti nelle missioni che sono tante e sconfinate in quel Paese oggi all’avanguardia ma quando sono arrivato nell’estate del’75 era un Paese povero, senza strade di collegamento, pieno di indios da civilizzare e convertire ancora al cristianesimo”. Guaratinga, Itamarayù, e ancora Porto Seguro e Santa Cruz-Cabralia, e infineYaguaguara, penultima parrocchia di padre Giovanni con 60mila anime, e poi Itabuna che ne contava 350mila, sono soltanto alcune delle tappe fondamentali della lunga parabola missionaria brasiliana dell’ instancabile padre cappuccino di Montemiletto molto grato alla generosità degli irpini che in questi anni hanno sostenuto la sua vocazione e la sua missione nel continente latino-americano.
Non solo formazione religiosa, padre Giovanni è stato per tanti anni pure un eccellente educatore pedagogico e preside in un liceo scientifico. La sua più importante missione però, quella che più gli sta a cuore e che ricorda con commozione sincera, è stata la conversione e poi l’amministrazione dei sacramenti agli indios che vivono nelle baracche delle favelas nelle grandi città del Brasile. “Portare la buona novella a queste persone che hanno fame ma non solo nel senso materiale della parola – afferma padre Giovanni Capone – è un successo cristiano straordinario per un frate missionario. Oggi il Brasile è un Paese in piena evoluzione e trasformazione, per fortuna però che i brasiliani sono un popolo fantastico e molto religioso. Il cristianesimo qui è puro, e la fede è vissuta con sincerità dalle comunità. C’è un bisogno divino sconfinato”. Lo sguardo pacato di padre Giovanni racconta più di mille parole, e la voce si incrina quando ringrazia l’Irpinia che gli è stata sempre vicina in questi lunghi anni di lontananza e di permanenza nelle terre sconfinate del Brasile dove la prima missione che ha curato si estendeva su un’area grande quasi quanto la Campania.

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