Salmonella nel fiume Calore: la nota di Rosario Caravano

“Negli ultimi anni il sistema Irpinia sta producendo un certo sforzo a livello di immagine e promozione per accreditarsi a livello nazionale come meta di un turismo di qualità, ma non progetta nessun investimento significativo sulle politiche di tutela e valorizzazione del territorio. Vale a dire, sulla vera azione che può garantire un indotto turistico di qualità per un territorio che presenta specifiche caratteristiche di naturalità come l’Irpinia”. Lo scrive in una nota Rosario Caravano a nome dell’Associazione culturale Tre Sicilie – Avellino “Da tempo – aggiunge – è in atto una strategia a macchia di leopardo per promuovere il nostro territorio, dalle specificità eno-gastronomiche alle risorse di carattere storico religiose sino ai beni naturalistici e paesaggistici, dove le potenzialità di valorizzazione sono elevate. Però attenzione, perché investire risorse anche ingenti su stand e prodotti di comunicazione destinati a fiere di settore ed eventi anche internazionali può rivelarsi un boomerang, se la promozione non viene giustificata, nella realtà, da una seria politica di tutela del territorio e delle sue specificità. Un esempio allarmante in tal senso viene dall’Arpac, l’Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiente della Campania che ha denunciato la presenza di salmonella nel nostro corso d’acqua più importante, il Calore, che lambisce sponde e paesi dove ad esempio si producono alcuni vini d’eccellenza come il Taurasi e il Fiano, che costituirebbero uno dei principali attrattori per il turismo enogastronomico e dunque di qualità. Al di là delle brochure e dei cospicui investimenti fatti per partecipare a Vinitaly o alla Borsa mediterranea del Turismo, sono queste le notizie che dovrebbero entrare con preoccupazione nell’agenda dei policy makers su cui cade la responsabilità del marketing territoriale dell’Irpinia ed il futuro occupazionale dei giovani. La salmonella nel fiume Calore non è una minaccia apparsa per caso, ma è una realtà figlia dell’incuria, dell’approssimazione delle politiche pubbliche che coprono e favoriscono la mancata attuazione delle esistenti regole/leggi. Nei nostri fiumi, risorsa imprescindibile per puntare su un turismo naturalistico, in realtà ancora ciascuno fa quello che gli pare: in essi il privato scarica senza curarsi delle benché minime misure previste per depurare quanto da egli prodotto nel suo terreno, così come le imprese ancora usano i corsi d’acqua per liberarsi di liquami tossici e scarti di lavorazione. Come avere incentivi a fare diversamente se molti Comuni continuano a non essere in regola finanche sulla separazione delle acque “bianche e nere”. Il turista che dovesse trascorrere in Irpinia qualche giorno, recandosi sul Calore o sull’Ofanto resterebbe allibito, per la sporcizia ed il tanfo delle acque e delle sponde, per l’impossibile balneabilità. In Umbria, nel Cilento, i ragazzi fanno il bagno nei fiumi, i giovani europei sono attratti dalla naturalezza dei luoghi, per tale ragione si recano in quei luoghi e possono essere ospitati in campeggi naturalistici sulle sponde dei fiumi, possono vivere la natura; nella nostra verde Irpinia c’è la Salmonella, l’inquinamento diffuso, il quasi disprezzo per ciò che ci è stato donato. I nostri amministratori si potrebbero trovare nella spiacevole situazione di dover spiegare agli stessi turisti che avranno seguito le nostre brochure promozionali come sia possibile irrigare i filari di viti del Taurasi o del Fiano con l’acqua contaminata dai bacilli della salmonella. Attenzione, dunque, a promuovere un territorio che oggi non è pronto, non è accogliente. Ciò che serve subito sono politiche pubbliche di breve periodo a tutela delle poche zone ancora integre d’Irpinia e che le valorizzino con servizi ed iniziative di tipo turistico. Ma nel medio e lungo periodo non si può’ prescindere dalla riqualificazione dell’ambiente naturale d’Irpinia, dall’attuazione delle politiche di sostenibilità che sono priorità in tutta Europa, in molte parti di Italia, ma non ancora in Irpinia. Finché non si rigenera un briciolo di affezione al territorio, finché non si inizia a uscire dalle bruttezze persona per persona e briciola per briciola, i fiumi non torneranno alla bellezza di prima, e si concepirà il turismo come la costruzione di una di quelle bruttissime, e inutili, case di 2 metri e 70. La sostenibilità va in primo luogo attuata e in secondo comunicata all’esterno: questa è la sola vera promozione possibile per il nostro territorio”.

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