AVELLINO – “Le recenti polemiche sull’affidamento del servizio idrico integrato che l’ATO dovrà compiere entro tempi brevissimi mi inducono ad alcune riflessioni: ritengo in verità che pochi abbiano letto lo Statuto dell’ATO – da me redatto circa 10 anni fa – che chiaramente precisava le modalità dell’affidamento: è bene ricordare innanzitutto che sono di competenza esclusiva dell’Assemblea dei Sindaci – e non di altri organi – alcune scelte fondamentali; tra queste l’approvazione del programma degli interventi e del relativo piano finanziario (Art. 8 f), l’approvazione della convenzione tipo e del relativo disciplinare per la gestione integrata del servizio ( Art. 8 g ), la scelta della forma di gestione del servizio e delle procedure da seguire per l’affidamento dello stesso (Art. 8 h), l’affidamento del servizio idrico integrato al soggetto individuato con le procedure di cui alla lettera h) (Art. 8 i)”. E’ quanto sostiene Claudio Rossano, esponente di Merito e Libertà di Avellino.
“Non mi sembra, – continua – che l’Assemblea si sia mai pronunciata su tali punti così importanti per l’affidamento del servizio idrico. Risulta poi per me sconcertante il fatto che l’ATO abbia fatto richiesta agli attuali gestori di una sorta di “autocertificazione” relativa al possesso dei requisiti per la gestione. Così facendo l’ATO nei fatti viene meno alle funzioni di controllo delle attività e degli interventi necessari per l’organizzazione e la gestione del servizio idrico integrato. (Art. 3). Né il Consiglio di Amministrazione dell’ATO poteva mettere in atto una simile procedura, non essendo tra le sue specifiche competenze (Art. 12). Vi è poi la questione del cosiddetto Piano d’Ambito, che ancora non è stato aggiornato e che è alla base dell’affidamento del servizio. E voler procedere all’affidamento senza aver redatto compiutamente il Piano – che dovrà poi essere anche approvato dalla Regione Campania – è come voler stipulare il contratto di una opera pubblica in mancanza del definitivo progetto. Insomma … un immane papocchio ! Né è chiaro chi darà il proprio parere sul Piano d’Ambito in quanto l’ATO, costituito da circa un decennio, non ha mai provveduto a dotarsi di un Direttore Generale che per Statuto (art. 20) sovrintende alla elaborazione dei piani e agli eventuali aggiornamenti del piano d’Ambito. Né l’Ente d’Ambito si è mai dotato del necessario Organo Tecnico (art. 19) composto da dirigenti di riconosciuta esperienza e professionalità in materia. Insomma vi è stata per circa un decennio una gestione tutta “politica” dell’ente, non rispettando quanto previsto dallo Statuto. Al contempo, mentre non si provvedeva alla naturale organizzazione degli uffici, venivano affidate costose consulenze esterne per prospettare soluzioni per l’affidamento “in house”.
Né in verità si comprende come, in mancanza del Piano d’Ambito e della convenzione tipo per l’affidamento della gestione – che necessariamente deve indicare impegni economici, costi , ricavi e tariffa idrica – vi siano gestori che pretendono l’affidamento in house. E se il piano prevedesse oneri impossibili da rispettare da parte del gestore ? Insomma una confusione enorme, simile al “Facite ammuina “ in uso presso la Real Flotta Borbonica. E al fare indebita “ammuina” contribuiscono anche i Sindacati che in questa vicenda non c’entrano proprio niente, – conclude Rossano – in quanto i lavoratori sono ampiamente tutelati dalla legislazione vigente”.