Pd, Venezia: occorre proseguire a testa bassa sulla via intrapresa

“Sulle nostre spalle grava il peso di un’enorme responsabilità. Se è vero che le recenti consultazioni elettorali ci hanno consegnato un’Italia assetata di cambiamento, un’Italia non più disponibile ad assecondare il populismo e le menzogne di un re ormai nudo, un’Italia stufa di una politica ridotta al personalismo, una politica miope perché ripiegata in una cieca rincorsa del consenso, è altrettanto vero che quell’Italia non ha ancora individuato una valida alternativa in questo centrosinistra e, dunque, in questo Partito Democratico che di quella alternativa è chiamato ad essere perno e fautore” – lo afferma Enzo Venezia, il coordinatore degli Enti Locali del Pd Avellino. “Grande merito – continua Venezia – va riconosciuto al nostro segretario nazionale e all’intero gruppo dirigente per aver colto in anticipo il significato più intimo di quella domanda di rinnovamento, venuta in maniera tanto palese dalle urne. Il Pd si è posto a servizio di quella mobilitazione civica che ha attraversato la Penisola nel corso di questi mesi, riaffermando il primato dei partiti su di una politica svilita dall’egemonia del leaderismo e della semplificazione. Lo ha fatto ritrovando le ragioni del suo essere, uscendo dalle gabbie di un’insopportabile autoreferenzialità, ripercorrendo con umiltà le vie del confronto con il tessuto sociale. Occorrerà proseguire a testa bassa sulla via intrapresa, sapendo che la costruzione dell’alternativa passa in primo luogo dai territori. Essa, in altri termini, prenderà corpo e sostanza attorno al Pd e al centrosinistra solo nella misura in cui le nostre classi dirigenti si mostreranno capaci di governare quel vento di rinnovamento. Questo, come detto, è il tempo di riaffermare il primato dei partiti, ma riaffermare il primato dei partiti – ecco l’enorme responsabilità che grava sulle nostre spalle – significa ripartire dalle comunità locali nell’ascolto e nel confronto. In tale quadro, il Partito Democratico irpino ha il dovere, in tutte le sue componenti, di rispondere a questa sfida con autorevolezza e determinazione. Chi veramente si riconosce in questo partito lavori per renderlo autorevole e prestigioso e non lo indebolisca continuamente con strumentali distinguo e devastanti conflitti. È ora di ritrovare le ragioni del nostro stare insieme, facendo leva sul confronto democratico e sulla trasparenza dei processi decisionali. Ciò significa in primo luogo uscire allo scoperto ed affrontare alcuni nodi ineludibili, a partire dal congresso cittadino del Partito, che va celebrato quanto prima per restituire al capoluogo un segretario autorevole, sintesi di un confronto che dovrà svilupparsi nel merito dei grandi temi, su cui si gioca il futuro della città di Avellino. Superato questo passaggio – come ebbi modo di affermare all’indomani delle amministrative – sarà opportuno indire l’assemblea provinciale per restituire al partito un governo dal chiaro profilo politico-programmatico. Occorrerà affrontare tale impegno con grande senso di responsabilità, senza rincorrere falsi unitarismi, che finirebbero col rendere ingovernabile il partito, ma in una logica di grande apertura dialettica. Se è il primato della politica che va riaffermato, non possiamo e non dobbiamo avere paura di accettare senza ipocrisie quelle che sono le regole del confronto democratico: dove c’è una maggioranza è necessaria una minoranza. Ma è del tutto evidente, a mio modo di vedere, che per affrontare passaggi tanto delicati ed indispensabili per rafforzare l’autorevolezza e l’incisività del partito, è necessario sin d’ora uscire da alcune contraddizioni che rischiano di affermare nella pubblica opinione un’immagine distorta di ciò che siamo e di ciò che intendiamo fare. Mi riferisco alla situazione venutasi a creare al Comune di Avellino. Il tempo dei posizionamenti, dei distinguo, della frenesia di qualche consigliere di cercare un posto al sole deve finire. La maggioranza ritrovi la coesione perduta attraverso il confronto trasparente e metta in condizione l’amministrazione di decidere. Errori ne sono stati commessi, molto tempo è stato perso in estenuanti ed incomprensibili lotte intestine. È ora di rilanciare l’azione amministrativa, è ora di ridefinire la rotta per proseguire con rinnovato slancio sino alla fine della legislatura nell’interesse dei cittadini. Proseguire in balia dei personalismi non avrebbe senso. Se davvero vi sono zone d’ombra, che in qualche modo inquinano la macchina amministrativa, esse vanno eliminate senza se e senza ma. Anche perché nella pubblica opinione le ombre si dilatano a dismisura, quasi sempre per un demoniaco effetto domino, in una possibile questione morale. Questo mortale pericolo, a mio avviso,il Sindaco della Città lo deve senza tentennamenti allontanare. Far finta di nulla non si può: se i vetri di Piazza del Popolo presentano opacità, è ora di rimuoverle. Infine, il nodo alleanze. Posta la necessità di affrontare tale aspetto in assemblea provinciale – conclude il coordinatore degli Enti Locali del Pd Avellino – è del tutto evidente che spetta al Pd porre in essere le condizioni di un confronto aperto e costruttivo con le altre forze del centrosinistra, per la definizione di una comune piattaforma politico-programmatica, da declinare in proposte chiare e concrete. Lavoro, sviluppo, welfare, ambiente, diritti sono i punti essenziali su cui saremo chiamati a misurarci con le altre forze di centrosinistra. Questo è il percorso a cui siamo vincolati, senza tuttavia porre pregiudiziali a nessun interlocutore, anche nel caso in cui si tratterà di aprire ad un confronto con soggetti attualmente estranei all’alveo del centrosinistra. Il fallimento dell’intesa programmatica su cui si fonda il patto Pdl – Udc in Provincia come in Regione è sotto gli occhi di tutti. Un fallimento che noi avevamo previsto sin da subito, nella consapevolezza che non può esistere programma laddove viene meno la politica. Rivendichiamo con orgoglio il lavoro di opposizione condotto nel corso di questi anni nei confronti di quel sistema di potere, ma proprio perché siamo forza di governo responsabile non potremmo chiudere le porte ad un Udc che nell’ammettere gli errori commessi si mostrasse interessato a dialogare con noi. Se là fuori c’è un mondo moderato che apre sia pur timidamente gli occhi, sarebbe politicamente sbagliato chiudere la porta ad un possibile dialogo. Non sembri,inoltre, superfluo affermare che toccheranno, solo ed unicamente, agli organismi dirigenti e alla segreteria provinciale future decisioni e valutazioni. E non ad altri”.

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