Irisbus, dipendente in mobilità ospite di Lilly Gruber a La7

Continua tenere banco a livello nazionale la storia di Ernesto Vernacchia. Dopo il racconto fatto sul Corriere della Sera da Sergio Rizzo e Giannatonio Stella, la storia del dipendente Irisbus in mobilità finisce al programma “Otto e mezzo” condotto da Lilly Gruber su La7.
Questa sera, infatti, la trasmissione di approfondimento, in onda dopo il telegiornale, ospiterà proprio il lavoratore irpino che insegue da tempo la sua agognata pensione e che la momento rischia di vedersela rinviare di quasi un anno. Vernacchia, iscritto della Uil di Avellino e seguito nella sua personale vertenza con lo Stato italiano dall’Ital-Uil di Ariano Irpino , racconterà in diretta la sua storia. La storia di Vernacchia comincia nel 2008, all’epoca aveva 55 anni di età e ben 35 anni di contributo. La legge all’epoca fissava a 57 anni d’età il pensionamento a patto che si avessero almeno 35 anni di contributi versati.
L’azienda, all’epoca già in crisi, con i sindacati, studiò una soluzione che avesse impedito i licenziamenti e accompagnato alla pensione operai con i requisiti previsti. Vernacchia ha accettato di andare in mobilità per quattro anni in attesa di avere tutte le carte in regola per il pensionamento. MA quando ha inoltrato la sua domanda di pensione, l’Inps l’ha respinta. La finestra di gennaio 2011 infatti non c’era più e per andare in pensione gli anni di contribuzione sono diventati 40.
Quindi Vernacchia a conti fatti avrebbe dovuto aspettare il 31 dicembre del 2011 che coincide con la fine della mobilità e dell’assegno di sussidio. Ma la manovra approvata alla Camera rimette nuovamente mano ai requisiti: gli anni di contribuzione sono diventati 41, quindi la domanda di pensione non potrà essere inoltrata prima di gennaio 2013. E sempre secondo la manovra la finestra si aprirà soltanto due mesi dopo, cioè a marzo del 2013. A conti fatti dunque Ernesto Vernacchia, allo scadere della mobilità e del sussidio, resterà per un anno circa senza alcuna retribuzione. E questo dopo aver scelto volontariamente la mobilità e il pre-pensionamento.
Una situazione assurda che sta impegnando la Uil, e ion particolare l’Ital di Ariano irpino, da mesi. “L’unica soluzione possibile – si legge nella nota della Uil – sarebbe quella politica del decreto legge , tra l’altro già promesso da più parti, che assicurerebbe una copertura per quanti si trovano nella stessa condizione di Ernesto Vernacchia, ma di cui adesso nessuno parla più. Il sindacato continuerà a battersi in tutte le sedi affinchè questo lavoratore veda riconosciuti i suoi diritti”.

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