PdCI, la Federazione di Avellino al congresso nazionale di Rimini

“Tre anni lunghi, difficilissimi e travagliati ci separano dall’ultimo Congresso del PdCI. Tre anni in cui la drammatica crisi economica ha segnato il mondo. Una crisi del sistema economico capitalista, di cui la crisi finanziaria è solo il sintomo che oggi investe gli Stati sommersi dai debiti, per aver salvato le banche dal fallimento. Una colossale “socializzazione delle perdite” scaricata, ancora una volta, sui lavoratori”. E’ quanto afferma in una nota il Partito dei comunisti Italiani-Federazione della Sinistra.
“Si impone un’intransigente opposizione ai tagli e alle misure antipopolari volute dall’UE. È nostro compito contrapporre all’Europa dei capitali, che sta implodendo sotto i colpi della crisi, un’Europa del lavoro che aumenti i salari, i diritti dei lavoratori e difenda Stato sociale e beni comuni. Si tratta di dare battaglia in quest’Europa, a questa Europa, per costruire un’altra Europa.
Quello che doveva essere secondo i neoconservatori “il nuovo secolo americano” sarà, invece, il secolo cinese: un paese ad orientamento socialista, con un’economia mista in cui convivono pianificazione e mercato, con un ruolo centrale dello Stato nelle scelte strategiche di sviluppo. In questo scenario internazionale la reazione del capitalismo globale è feroce, come si evince dalle guerre che ha scatenato e a cui conseguono periodi di povertà.
Venendo invece al nostro Paese, ne troviamo una società sfibrata, stanca e impoverita: con più paure, incertezze, ingiustizie, disuguaglianze, egoismi. Un Paese in guerra, in crisi. Una crisi da declinare al plurale. Perché l’Italia è sprofondata in una spirale reazionaria di crisi attorcigliate tra loro: economica, sociale, culturale, politica, istituzionale, etico-morale. E’ l’anomalia italiana costituita da Berlusconi: unico capo di governo in Europa, e in larga parte del mondo, ad assommare su di sé il controllo di un enorme potere economico, politico, esecutivo, legislativo e mediatico. Poteri tenuti insieme con un impasto perverso di corruzione e collusioni mafiose, xenofobia e neofascismo, populismo e cesarismo. Occorre ridare rappresentanza politica al lavoro e conseguire risultati concreti: superare lo scandalo della precarietà, ridare dignità al lavoro pubblico (la “fabbrica dei diritti”), fermare lo stillicidio di morti e infortuni sul lavoro.
Il “modello Marchionne” non è solo iniquo, è sbagliato. Perché, anche nelle compatibilità del capitale, le politiche di taglio di salari e diritti sono ormai vecchie e inadeguate a reggere la competizione globale: bisogna reinventare il modello di società e virare con forza verso la società della conoscenza e dei saperi, che investa in innovazione tecnologica e ricerca scientifica e punti sulla buona occupazione e sull’aumento dei redditi. Il contrario di ciò che avviene con le manovre lacrime e sangue che ricadono sui lavoratori.
Le risorse per finanziarie eque e per far ripartire la crescita ci sono: 135 miliardi è il giro d’affari delle mafie, la corruzione vale 60 miliardi e 120 miliardi l’evasione fiscale; poi ci sono 30 miliardi di spese militari e 44 miliardi di trasferimenti a fondo perduto dallo Stato alle imprese. In questa visione si inserisce anche la vicenda Irisbus Iveco, Almec e FMA, in quanto, il governo è privo di una qualsiasi idea sul rilancio dell’Italia, incapace di risollevare non solo il territorio Irpino, ma la nazione intera.
La situazione politica dell’Italia consegna ai comunisti il compito storico di combattere, assieme alle forze democratiche, le derive fasciste, reazionarie, xenofobe che la destra stra producendo in questi anni: per questo va restituita, al più presto, la parola agli elettori, al fine di uscire dalla parabola Berlusconista e avviare una nuova fase di ricostruzione democratica e civile. I comunisti devono discutere il profilo programmatico dell’alleanza democratica avanzando proposte che, seppur parziali, siano concrete e recepibili. Proponiamo 5 punti:
-riforma della legge elettorale e norme sul conflitto d’interessi;
-riduzione del precariato, tutela dei diritti del lavoro, aumento del livello dei redditi, politiche per lo sviluppo delle forze produttive;
-recupero dell’evasione fiscale, patrimoniale, tassazione delle rendite finanziarie e politiche fiscali per favorire l’occupazione;
-investimenti in ricerca, cultura, scuola, università pubbliche; innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni; valorizzazione del patrimonio culturale-artistico-ambientale;
-pubblicizzazione dei servizi e difesa dei beni comuni (comprese le risorse ambientali).
Su questi temi si può dare sostanza programmatica all’alleanza democratica, non necessariamente un accordo di programma organico. Permangono distanze strategiche su punti assai rilevanti: su partecipazione dell’Italia alle guerre (art. 11 Costituzione) e su politica economica e industriale (modello Marchionne) dove le posizioni del gruppo dirigente del PD sono diverse dalle nostre. La rilevanza di tali questioni impedisce, oggi, di stipulare un patto di Governo.
A sinistra, invece, molte posizioni politiche sono condivise. La sinistra è viva nella società, e la vediamo nelle lotte della FIOM e del sindacalismo di base; nella galassia pacifista, nelle vertenze per i beni comuni, nelle mobilitazioni studentesche, nel movimento delle donne e nelle lotte per i diritti civili. Queste posizioni, per essere realizzate, devono essere costruite da un patto d’azione o di un accordo federativo o confederativo, anche sul piano elettorale e istituzionale.
Abbiamo iniziato a percorrere questo sentiero con la Federazione della Sinistra. Essa va rafforzata e messa a disposizione di un’unità della sinistra più ampia. Attualmente la federazione della sinistra oscilla tra l’essere soggetto politico e cartello elettorale, dove prevale la divisione e la competizione tra PdCI e PRC. Proponiamo la ricostruzione di un unico partito comunista che nasca anzitutto dal superamento di questi due partiti e da una capacità di attrazione nei confronti di tante compagne/i senza tessera, per dare nuovi spazi alla partecipazione dei giovani (come nel caso del positivo processo unitario avviato tra Fgci e Gc).
Collochiamo, dunque, dentro l’unità della sinistra il processo di ricostruzione di un partito comunista unitario e autonomo, radicato nei luoghi di lavoro e del conflitto sociale. Il PdCI è a disposizione di questo progetto e chiediamo esplicitamente al PRC di accogliere anch’esso questa proposta. Tutto questo lo chiediamo a gran voce affinché si superi il sistema capitalista, proponendo i grandi obiettivi rivoluzionari del socialismo: la proprietà e il controllo sociale della produzione, la programmazione e pianificazione dello sviluppo economico, finalizzati al soddisfacimento dei bisogni dell’umanità, alla fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e ad uno sviluppo rispettoso dell’ambiente, sottratto al profitto.
I comunisti non sono fuori dalla storia: sono nel movimento reale che si sta prendendo la briga di dimostrare che la storia è già di nuovo in cammino”.

Di seguito il programma del congresso:
ore 10.00: apertura lavori e insediamento della Presidenza
ore 10.10: relazione introduttiva Giovanni Sarubbi – Segretario Provinciale PdCI
ore 11.00: saluti ospiti
ore 12.00: dibattito
ore 13.00: pausa pranzo ore 14.30: dibattito
ore 17.00: conclusioni del Sen. Fosco Giannini

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