“C’è il rischio all’Irisbus di innescare una inutile e sanguinosa guerra tra “poveri”, cioè una guerra tra chi ha più di 57 anni di età (circa 163) e chi ne ha meno (circa 500). Guerra che è espressione di una debole linea sindacale, già conosciuta con l’accordo dei defunti, linea che è incapace di unificare e che invece purtroppo riesce a sollecitare gli egoismi peggiori del genere umano.
La Resistenza Operaia – si legge nella nota – invita a riflettere su questi dati: in fabbrica si parla tanto (ma mai in assemblea!) di incentivi e di percorsi che permettano ai lavoratori di raggiungere la pensione.
Facciamo chiarezza: in IRISBUS interessati a questo ragionamento sono solo circa 163 fra lavoratori addetti alle linee e impiegati su un totale di 683 addetti, ciò significa che i restanti 500 lavoratori non sarebbero proprio presi in considerazione. Quindi sono circa 163 i lavoratori che hanno oggi circa 57 anni e dunque potrebbero utilizzare i due anni della CIGS (di cui uno Nazionale e uno Regionale, da conquistare), più il terzo possibile anno in deroga ed infine 2/3 o 4 anni di mobilità.
Ma anche senza la firma apposta il due novembre i lavoratori avrebbero diritto ad 1 anno di CGIS per chiusura stabilimento pagato dal governo, e 1 anno da conquistare pagato dalla Regione e il 3° in deroga. Dove sta la differenza? Solo nei 2/3 o 4 anni di mobilità. Per questo si cerca, sulla scia di Termini Imerese, di accrescere il monte danaro (incentivi). Ma per fare questo non c’è bisogno di OO. SS. basterebbe un buon commercialista! Fare sindacato, oggi, significa salvaguardare tutti i posti di lavoro e difendere la missione produttiva dello stabilimento, disdettando l’accordo firmato (come Fiat sta disdettando gli accordi presi in tutta Italia) e riaprendo la sfida con la Fiat stessa.
La strada obbligata è quella di incrociare il Governo Nazionale e il Ministero delle Attività Produttive, strappare il Piano Nazionale per l’ammodernamento del parco autobus e spostare in Valle Ufita l’intera filiera di produzione bus: dal motore all’assemblaggio. Questa linea non penalizza affatto coloro che possono andare in pensione, ma permette in maniera unitaria di continuare a lottare per tutti coloro (circa 500) che hanno una età inferiore ai 57 anni e soprattutto permette di mantenere aperta una strada di crescita e di sviluppo dell’intera area territoriale.
Per tutti coloro che vogliono continuare ad avere una prospettiva di vita e di futuro, senza dover necessariamente abbandonare famiglie amici e casa l’appuntamento è per domani venerdì 2 dicembre 2011 alle ore 15:30 in assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento”.