Benetton, Brian Scalabrine torna nel campionato NBA

Alla luce del nuovo scenario USA, con la imminente riapertura del campionato NBA, la Benetton Basket ha accolto la richiesta del giocatore Brian Scalabrine di interrompere il contratto con la società trevigiana e tornare negli Stati Uniti. Considerando le difficoltà burocratiche riscontrate nella tempistica per l’ottenimento del passaporto italiano di Scalabrine e la volontà espressa dal giocatore di rientrare in patria, la Benetton Basket ne approfitterà per ritornare all’idea originaria di allestire quindi la squadra con la formula di 2 americani, 4 comunitari e 1 italiano di passaporto.
Il giocatore non è più quindi sotto contratto con la Benetton Basket e non è stato pertanto convocato per la trasferta ad Ancona dove la squadra giocherà domani sera (ore 20.30) contro la Fabi Shoes Montegranaro nella 9° giornata di andata di SerieA.
Brian Scalabrine, la ragione per cui hai deciso di tornare negli States?
“Tornerò negli Stati Uniti per provare a fare la squadra in NBA. Da quando sono arrivato a Treviso ho sempre avuto in testa quest’idea, certo se il campionato non stesse per ripartire sarei stato felice di rimanere qui, ma l’opportunità di provare a ritornare tra i Pro e di fare la squadra con un team NBA è qualcosa che penso di dover sfruttare”.
Come sei stato a Treviso? La città, i compagni di squadra, i tifosi…
“Ho imparato molto da quest’esperienza, da un punto di vista personale perché ho conosciuto una cultura ed un modo di vivere diversi, dal cibo alla guida e tante altre cose, anche sotto il profilo professionale è stato un periodo positivo, è speciale lavorare in una squadra dove ci sono da un lato ragazzi giovani, di 19-20 anni, che stanno provando a crescere ed arrivare in alto e dall’altro giocatori esperti come Becirovic e Bulleri che al top ci sono già e che lavorano per rimanerci. Un’altra scoperta incredibile sono stati i tifosi, il loro modo di seguire le partite sempre in piedi, cantando e suonando il tamburo e sventolando bandiere per incitare la squadra…”
Vuoi dare un messaggio ai tifosi treivgiani che ti hanno amato fin dal primo momento?
“Una cosa particolare che mi è piaciuta dei tifosi qui, la passione che hanno per la partita, la stessa passione che ho io come giocatore quando sono in campo. Ed è stato piacevole come fuori dal parquet io abbia avuto sempre il massimo rispetto da parte loro: quando giravo per il centro di Treviso nessuno mi ha mai dato fastidio. Spero davvero che questa squadra possa arrivare ai playoff quest’anno e, in breve tempo, tornare a lottare per lo scudetto perché questi tifosi meritano grandi soddisfazioni: ci hanno seguiti anche in trasferte lunghissime, facendosi 5 o più ore di macchina per venire a sostenerci! Poi, devo ringraziarli per come mi hanno accolto e mi hanno voluto bene, i miei figli a casa cantano sempre la canzone che i tifosi della sud hanno fatto per me”.
La cosa che ricorderai di Treviso?
“Mi ricorderò l’importanza dell’organizzazione di un club, ricordandomi il lavoro di tutti, da Sasha Djordjevic a Claudio Coldebella: è facile, ad esempio nell’NBA, far vivere i giocatori nel massimo del comfort quando si hanno valanghe di soldi, invece quando non è così invece bisogna saper pianificare tutto al meglio e cercare di costruire allo stesso tempo lo spirito di squadra migliore, anche quando ad esempio devi affrontare lunghe trasferte in pullman o spostamenti difficoltosi. Qui una buona organizzazione è veramente importante. I giocatori viaggiano molto, mangiano assieme ed è tutto tempo importante che si dedica ai tuoi compagni di squadra, al gruppo, cosa utile per creare relazioni forti che qui ho costruito e che penso manterrò anche nel futuro”.
Cosa pensi del tuo futuro? Ti rivedremo in NBA presto?
“La mia non è una vita fatta di certezze: quando sono arrivato a Treviso non avevo un contratto, ma solo l’opportunità di provare e vedere se ci saremmo piaciuti, è successo e ne sono stato contento. Adesso la situazione è la stessa, vado negli States e proverò a fare la squadra in NBA: se non ci riuscirò bene, altrimenti troverò ugualmente la mia strada”.

SPOT