Cgil: “Troppe tensioni sociali, in Irpinia rischio altissimo”

L’allarme lanciato a livello nazionale sulle prospettive del Paese, da parte dei sindacati confederali, trova preciso riscontro anche in provincia di Avellino, con elementi di maggiore preoccupazione, dovuti ad una situazione già difficile determinata dalla crisi del lavoro e dello sviluppo locale che nel corso del 2011 si è accentuata. La manovra varata dal Governo Monti conferma la sua natura recessiva, che contrae i consumi determinando ulteriore diminuzione dei posti di lavoro e incremento delle povertà. A questo si aggiunge il vero e proprio salasso cui sono costrette le famiglie e le fasce deboli, a causa degli aumenti di tariffe ed imposte. Il quadro generale che riguarda anche l’Irpinia, rischia di determinare una situazione di tensione sociale senza precedenti, per l’incremento delle situazioni di povertà. In Irpinia, dai dati Caritas, si evince che oltre il 20% dei nuclei familiari residenti è al di sotto della soglia di povertà. Molti di questi sono stati determinati dalla perdita del posto di lavoro dei capifamiglia, soprattutto dopo la chiusura di numerose realtà produttive del settore industriale. I numeri della provincia di Avellino sono ancora più drammatici rispetto a quelli dello scenario nazionale. L’Irpinia ha contato 2.100 nuovi disoccupati negli ultimi mesi, con la disoccupazione giovanile oltre il 55%. Due giovani su tre, ormai sono senza lavoro e senza prospettive di occupazione. L’immigrazione giovanile nel 2011 ha toccato quota 5.300 partenze dall’Irpinia, verso altre zone del Paese o dell’Europa. Chi si trova in condizioni di incertezza non ha alcuna prospettiva per il futuro. Ben 500 lavoratori nelle prossime settimane rischiano di rimanere senza alcun sostegno economico, in quanto è in scadenza, per loro, la cassa integrazione in deroga. Restano irrisolte le grandi vertenze che hanno caratterizzato gli ultimi mesi della vita della nostra provincia. Partendo dal settore metalmeccanico, l’Irisbus rimane senza alcuna prospettiva, nonostante il tavolo che si riunirà il prossimo 13 gennaio, al ministero dello sviluppo. Sulla Irisbus, infatti, la politica locale ha lasciato passare troppo tempo, dimenticando l’obiettivo di salvaguardare l’azienda irpina della Fiat. Le proposte in campo sono ancora aleatorie e non si intravedono spiragli positivi. Analoga preoccupazione riguarda la FMA di Pratola Serra, dove difficilmente verranno mantenuti i livelli produttivi e dove rischiano di finire senza lavoro circa la metà degli occupati. La crisi dei due grandi colossi dell’azienda torinese ha letteralmente schiantato l’economia legata all’indotto. L’85% delle realtà produttive che lavoravano in stretta simbiosi con la Irisbus e con la FMA segnano il passo o hanno già dovuto gettare la spugna. Continua la crisi del settore conciario e chimico, così come è fermo il settore delle costruzioni con una contrazione del 30% dei cantieri ed oltre mille posti di lavoro persi nel 2011 rispetto all’anno precedente. Va peggio nel settore del commercio, dove la crisi delle famiglie e la contrazione dei consumi determinerà ulteriori contrazioni degli affari e serie difficoltà per i titolari di esercizi commerciali e per i lavoratori in essi impiegati. Altri due settori in Irpinia vivono momenti di grave criticità. Il settore della forestazione vede in atto ormai da un anno la vertenza dei lavoratori senza stipendio, nonostante le ultime voci su un imminente decreto sullo sblocco dei fondi, che al momento è solo l’ennesimo annuncio. Stesso discorso per i piani di zona, per i quali, i lavoratori delle cooperative sociali che vi operano non percepiscono stipendio da 12 mesi. A questo si uniscono le vertenze della sanità, con la vicenda del gruppo Malzoni, il precariato senza via d’uscita del pubblico impiego e della pubblica istruzione. E’ evidente che in questo quadro la preoccupazione della CGIL di Avellino per le tensioni sociali che sono dietro l’angolo è altissima. Si rischia davvero che la disperazione dei lavoratori e delle famiglie possa sfociare in manifestazioni fuori controllo e proteste che minano la tenuta democratica. Bene hanno fatto i sindaci, sebbene il loro sforzo vada assecondato e sostenuto a mettersi a capo della protesta che nelle ultime settimane si è sostanziata nella presa di posizione a difesa dei presidi ospedalieri della Provincia di Avellino, dei tribunali, dei nuclei industriali dell’Alta irpinia e sulla questione della difesa del territorio dall’aggressione delle zone del napoletano. La CGIL di Avellino, già nei mesi scorsi ha puntato gran parte dell’azione sindacale sulla concertazione, sul confronto e sulla creazione di un fronte unito della protesta e della proposta. Sempre i primi cittadini irpini, condividendo le preoccupazioni della CGIL, hanno siglato un documento per rilanciare l’allarme sulle questioni sociali e dell’assistenza, evidenziando la grave possibilità della scomparsa di ogni forma di sostegno alle famiglie in stato di bisogno sia sotto il profilo dei servizi che del sostentamento economico. A questa situazione già grave si sommano le emergenze del settore dei trasporti che in Irpinia ha visto tagli alle corse e contrazione dei posti di lavoro negando il diritto alla mobilità dei cittadini irpini e gettando nell’isolamento intere comunità, fuori da ogni direttrice di sviluppo. Se a livello nazionale non si interverrà con un serio piano di riforma del lavoro, volto a creare nuova occupazione e l’eliminazione delle forme di precariato, si rischia di vivere in una polveriera per l’intero prossimo anno, con un grado di disperazione sempre crescente non più controllabile. In Irpinia, occorre invertire la tendenza con immediatezza e decisione, ripartendo da due elementi. Il primo è rappresentato dal nuovo spirito di coesione determinato anche dalla concertazione dei primi cittadini irpini, che sulla scorta di quanto il sindacato a livello unitario ha fatto nei mesi scorsi sulle questioni degli ospedali, dei rifiuti e del lavoro, determini la nascita di un nuovo movimento unitario che possa vedere tutti i soggetti interessati protagonisti di nuove sollecitazioni alla politica. Il secondo elemento, che tra l’altro è stato ispirato proprio dall’unico momento di confronto e concertazione proficui tra le parti sociali è il patto per lo sviluppo. Pur ritenendo quel documento ormai datato, la CGIL di Avellino ritiene che da esso si debba ripartire per una nuova stagione di confronto e di interventi seri. Il Patto per lo sviluppo dell’Irpinia ha rappresentato un momento concreto di discussione con la determinazione di proposte serie ed interventi concreti che la politica e le istituzioni sovraordinate erano chiamate ad attuare. Purtroppo, i passaggi successivi, dopo la ratifica in consiglio provinciale, sono stati elusi e il patto è divenuto lettera morta ma non sepolta, perché contiene ancora le linee di indirizzo da seguire per invertire la rotta e tamponare la deriva della provincia di Avellino. Rispolverare lo spirito unitario del patto, anche alla luce della nuova condivisione sindacale sancita a livello nazionale, procedendo ad una ricalibrazione delle misure in esso contenute, che vanno sicuramente ristrutturate alla luce delle nuove e più gravi emergenze è l’unica strada percorribile con immediatezza. Altre strade, purtroppo, non sono percorribili, anche perché dopo il patto per lo sviluppo, nessuna proposta è stata avanzata, tanto meno dalla politica che continua a latitare sulle questioni dello sviluppo e dell’occupazione. La Cgil di Avellino, ritiene che il presidente della Provincia di Avellino, ancora una volta, come è stato per il patto siglato ormai più di un anno fa, debba farsi protagonista di una nuova iniziativa di confronto e di concertazione, pretendendo, questa volta, dalla politica, l’attuazione delle misure del nuovo patto per lo sviluppo, che devono in prima battuta diminuire il peso della crisi, intervenendo anche con elementi a sostegno del reddito delle famiglie, e contestualmente garantire condizioni per la ripresa delle realtà industriali. La CGIL di Avellino ritiene che non c’è più tempo per ulteriori indugi e che il presidente della Provincia, nelle sue vesti istituzionali, debba convocare un tavolo di confronto e discussione, che vada anche oltre l’enunciazione delle misure, ma che valuti anche attraverso quali sistemi garantire le risorse necessarie per l’attuazione delle misure contenute nel nuovo patto per lo sviluppo. Questa è la strada che sindacati, imprenditori e governo regionale hanno seguito in Campania. Lo stesso occorre fare in provincia di Avellino, prima di perdere l’ultima chance e delineare scenari drammatici e preoccupanti, che potrebbero mettere in discussione gli assetto sociali dell’Irpinia, non escludendo che in assenza di interventi seri, si possa arrivare ad una mobilitazione generale, che sia di tutta l’Irpinia e non solo del sindacato, proposta già avanzata da tempo dalla CGIL.

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