Tav e Fiat: la protesta dei Giovani comunisti

Anche l’Irpinia scende in piazza a sostegno della battaglia del popolo della Val Susa, che in queste ore continua a subire, sul loro territorio e sulla loro vita, le scelte antidemocratiche dettate dai poteri economici e finanziari dell’Europa, in Italia sostenuti dal Governo dei “professori”, dalla destra e dalla sinistra moderata. Lo si legge in una nota dei Giovani Comunisti “La costruzione della linea Torino – Lione – c’è acora scritto – non solo devasta il territorio e lo taglia a metà, ma mette in discussione il principio di democrazia e le scelte della comunità di decidere sul proprio territorio. La militarizzazione di un’intera comunità è la dimostrazione di un’assenza di governo del territorio, di una visione diversa di sviluppo e di scelte strategiche che consentirebbero veramente all’Italia di raggiungere dei livelli di valorizzazione e di progresso complessivo dell’intera nazione. Dall’Irpinia è arrivato un segnale non solo di solidarietà, ma un appello a unire le lotte per contrapporsi alla logica scellerata di una politica capitalista, fatta di speculazione e sfruttamento del territorio, attraverso il potere locale. L’Irpina vive, da oltre 23 anni, l’esperienza ex Isochimica, dove sono stati trattati oltre ventimila quintali di amianto. L’amianto, questo è certo, è sparpagliato in giro sul territorio nel silenzio di chi ha fatto materialmente gli sversamenti, di chi li ha ordinati, di chi a livello locale ha visto, ma ha preferito voltarsi dall’altra parte, pur sapendo che il proprio silenzio sarebbe stato causa di decine e decine di morti per tumori inspiegabili. È con questa visione che sabato mattina (3 marzo 2012) si sono ritrovati, davanti alla Prefettura di Avellino, PdCI, PRC e il movimento Occupy Avellino, per manifestare e sensibilizzare la comunità Irpina, rispetto a questa drammatica vicenda che vive il popolo valsusino. Inoltre è stata l’occasione per rivendicare, ancora una volta, la battaglia in difesa del lavoro, in sostegno della Fiom e la contrarietà della messa in discussione dell’articolo 18, ultimo baluardo della democrazia reale. Al presidio è stato esposto lo striscione che in questi mesi ha attraversato l’Italia, da Torino a Cassino, con un solo slogan: “Fiat, no al contratto da schiavi. Con la Fiom e gli Operai”. Per noi del Partito dei Comunisti Italiani lo sciopero del 9 marzo, ha una straordinaria importanza perché può diventare una prima inversione di tendenza e ridare slancio alla partecipazione attiva e al protagonismo dei lavoratori”.

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