Fondi alle imprese, Cisl chiede al Governo di accelerare i tempi

“Il Governo ha annunciato una ulteriore riprogrammazione dei Fondi strutturali non spesi, orientando quote di risorse a due principali obiettivi, un primo intervento in contrasto del disagio sociale ed un secondo indirizzato alle imprese: si tratta di un atto dovuto per accelerare la spesa di risorse già esistenti. Ci domandiamo, però quali saranno i tempi di questa azione”. E’ quanto afferma Mario Melchionna, segretario generale della Cisl irpina.
“Quando i cittadini nei comuni, i lavoratori e le imprese, arriveranno a fruire degli effetti di questa spesa pubblica. Occorre subito un intervento molto determinato che superi tutti gli ostacoli, dei vincoli di spesa e burocratici, che continuano a rallentare la realizzazione di ogni concreta attività. Anche se riteniamo importante l’attenzione maggiore all’infanzia, agli anziani, ai giovani, ed ai non autosufficienti ed utili le misure adottate per le imprese, allo stesso tempo, continuiamo ad essere preoccupati. Il sindacato, quindi la Cisl, resta impegnato a livello nazionale, regionale e provinciale perchè le risorse per il lavoro, la popolazione ed il sistema produttivo, siano immediatamente utilizzate. Di sicuro adesso occorre che il governo apra un confronto trasparente con le parti sociali. Avremo contezza, soltanto quando saremo interpellati.
La CISL – prosegue Melchionna – ha formulato al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero le osservazioni in merito ai problemi determinatisi a seguito dell’adozione delle misure di carattere previdenziale contenute nella riforma varata con il decreto legge 201/2011 (“Decreto Salva Italia”). In particolare la CISL ha sottoposto al Ministro l’esigenza di chiarire meglio la platea dei beneficiari delle deroghe, all’applicazione della nuova normativa, già previste dal decreto “Salva Italia”, cosi come integrate dalle norme contenute nel decreto legge “Mille proroghe”, prevedendo anche un meccanismo di certificazione del diritto di accesso al pensionamento coi requisiti previgenti al fine di dare certezze a tutte le persone coinvolte, già espulse dai sistemi produttivi e che rischiano di rimanere senza alcuna fonte di reddito.
Come pure è stata evidenziata l’esigenza di salvaguardare la possibilità di accesso al pensionamento con l’anzianità contributiva di 15 anni raggiunta entro il 31/12/1992, cosi come previsto dal d.lgs. 503/92. Al tempo stesso abbiamo specificato come le ipotesi contemplate dalla legge non coprano l’intera gamma delle fattispecie nelle quali i lavoratori possono trovarsi. E’ il caso dei lavoratori in esodo incentivato che non accedendo al pensionamento coi vecchi requisiti entro i 24 mesi previsti dalla normativa non possono usufruire delle deroghe ma anche di molti lavoratori precoci del settore privato, senza diritto ad alcun sussidio, espulsi da imprese medie o piccole per effetto della crisi e che pur avendo raggiunto un’anzianità contributiva compresa fra i 36 e i 39 anni entro il 2011 si vedono ora allungare l’età pensionabile, non potendo più accedere al pensionamento coi vecchi requisiti.
Situazioni analoghe di particolare disagio riguardano i lavoratori sospesi dal lavoro con l’intervento della Cassa integrazione guadagni straordinaria, anche in carico ad aziende sottoposte a procedure concorsuali, in situazioni di crisi aziendali che si concluderanno con il licenziamento collettivo o individuale e che non essendo destinatari di accordi di mobilità stipulati entro la data del 4 dicembre 2011 non rientrano nelle deroghe. In Irpinia abbiamo il problema dei lavoratori della Irisbus, della Novolegno, delle Poste, delle Banche e di tanti altri lavoratori che si trovano in questa situazione di incertezza.
Per effettuare un’analisi pertinente sulle diverse situazioni abbiamo chiesto al Ministro di aprire un tavolo di confronto tecnico, al fine di individuare le soluzioni più adeguate ai problemi da noi rappresentati. Purtroppo, le soluzioni finora prospettate dal Ministro che ha preparato una bozza di decreto, si muovono esclusivamente nell’ambito delle sole fattispecie già individuate dalla legge e, peraltro, non sembrano offrire neppure su questo punto idonee garanzie. Abbiamo chiesto al Ministro di intervenire al fine di individuare una soluzione al problema della onerosità delle ricongiunzioni introdotta dalla legge 122/2010. Come è noto tale norma ha determinato grave disagio per migliaia di lavoratori ai quali viene richiesto di sopportare spese aggiuntive, per poter esercitare la ricongiunzione dei contributi di due diverse gestioni, senza alcun collegamento con i benefici reali di cui godranno nel trattamento pensionistico, spese che in molti casi ammontano a centinaia di migliaia di euro.
La CISL ha contestato al Ministro i dati del risparmio derivanti dall’effetto dell’onerosità delle ricongiunzioni da lei presentati nell’audizione parlamentare, ricordandole che nella relazione tecnica al provvedimento non era postato alcun risparmio di spesa e ribadendo quindi la necessità della reintroduzione della gratuità. Il Ministro si è detta disponibile a cercare una soluzione ma si è riservata una verifica presso la Ragioneria generale dello Stato per potere affrontare la questione.
E’ per questi motivi che, ritenendo assolutamente insoddisfacenti nel metodo e nel merito le risposte finora ottenute intendiamo continuare la trattativa con il Governo e contemporaneamente le nostre iniziative di mobilitazione su questi temi, per convincere il Governo ed il Parlamento ad individuare soluzioni che possano effettivamente rispondere ai bisogni delle persone coinvolte dalla riforma.
Bene hanno fatto i Segretari Generali di CISL, Cgil e Uil, Bonanni, Camusso e Angeletti, a chiedere un “incontro urgente” ai presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato e delle rispettive commissioni Lavoro, per “affrontare e risolvere” il problema degli esodati e il tema delle ricongiunzioni onerose”, conclude Melchionna.

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