Irisbus, Resistenza Operaia consegna documento a Bersani

Di seguito vi proponiamo il documento politico redatto dalla Resitenza Operaia della Irisbus e consegnato al segretario nazionale del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, in occasione della conferenza nazionale per il lavoro del partito svolta a Napoli: “Gentilissimo Segretario Onorevole Bersani Siamo i lavoratori dello stabilimento Irisbus sito in Valle Ufita a Flumeri (AV). Diciamo subito che questo di cui parliamo è l’unico stabilimento che in Italia produce autobus per il trasporto pubblico urbano ed interurbano.
Dal 7 luglio 2011, come lei sa, Fiat ha annunciato la dismissione dell’attività del nostro stabilimento. Inizialmente ci aveva proposto un acquirente a tal punto discutibile che oggi non è neppure capace di tenere fede agli impegni assunti a Termini Imerese: un certo Di Risio. Con la nostra lotta, durata quasi quattro mesi di sciopero e di presidio permanente davanti allo stabilimento, siamo riusciti ad evitare quell’acquirente fantoccio che sarebbe servito alla Fiat per scrollarsi di dosso il problema sociale che la chiusura di questa fabbrica inevitabilmente avrebbe comportato.
Allora (luglio 2011- novembre 2011) c’era il governo Berlusconi contro il quale giustamente tutti tuonavano. Davanti ai cancelli tanti eccellenti dirigenti del PD, locali e nazionali, ci hanno raccontato di una Fiat arrogante che non proponeva nessun piano industriale per nessuna azienda in Italia e soprattutto ci hanno raccontato di un Governo latitante e della necessità di un urgente intervento nazionale. Tutti,però, dall’onorevole Lulli a Fassina fino ad Umberto Ranieri e D’Alema ci dicevano che loro, il PD, poco potevano fare perché erano opposizione di un Governo sordo ed incapace.
Così da gennaio 2012 oltre 700 famiglie, in una terra desolata e depressa, sono ,con il silenzio di tutti, in cassa integrazione per chiusura dell’attività, una cassa integrazione che ad ottobre finirà e allora ,con le condoglianze e la solidarietà di tanti onorevoli e di tanti partiti, saremo tutti disoccupati. Però, ci sembra, onorevole Bersani, che oggi le condizioni del Parlamento siano un po diverse da quelle di qualche mese fa: non c’è più Berlusconi, non c’è più un Governo approssimato e superficiale ma governa l’Italia un Esecutivo Bocconiano sostenuto e spesso anche applaudito da PDL,UDC, ed anche dal PD, anche dal suo partito quindi che più di ieri potrebbe dettare linee guida ed avanzare proposte per risollevare questo nostro Paese.
Questa premessa, egregio Segretario, era doverosa perché siamo convinti che la “vertenza Irisbus” non è un fatto esclusivo degli operai che vi lavorano né solo un problema territoriale, è infatti un problema pubblico della Nazione, per cui non può essere gestita come una normale vertenza sindacale, ma deve necessariamente essere assunta come questione politica nazionale. Ci spieghiamo meglio. Abbiamo detto che questo della Irisbus è l’unico stabilimento Fiat che in Italia produce autobus per il trasporto pubblico urbano e tutti sappiamo che gli autobus che oggi circolano nel Paese sono fuori norma perché vecchi, pericolosi ed inquinanti. Sappiamo anche che l’Europa ci chiede di rispettare dei parametri precisi in materia ambientale per quanto riguarda le emissioni nocive dei mezzi pubblici e quindi che il parco autobus per questi motivi dovrà essere rinnovato ,a meno che una politica scellerata non decida di pagare multe all’Europa stessa anziché finanziare il trasporto pubblico.
Del resto visto che questo Governo Monti decide di seguire gli assurdi dettami Europei in materia pensionistica, bancaria e di lavoro affamando le persone non capiamo per quale motivo poi non dovrebbe rispettare le regole imposte per il trasporto pubblico e per l’inquinamento da gas di scarico. Con la chiusura di questa fabbrica si completerebbe così la fuga della Fiat dall’intero Mezzogiorno , la questione meridionale verrebbe acuita e sempre più difficile risulterebbe l’integrazione di questa terra nel resto del Paese. Secondo noi, però, la cosa più allarmante è che l’Italia comunque dovrà rinnovare i mezzi per il trasporto pubblico e, paradossalmente, saremo costretti a comprare gli autobus di cui necessitiamo dagli stabilimenti di Francia e di Repubblica Ceca della stessa Fiat che qui ci beffeggia e ci abbandona.
Detto questo riteniamo che sia indispensabile che i partiti nazionali chiedano a Monti che anche questa terra, o meglio questa eccellenza manifatturiera italiana e questa esigenza nazionale rientri nel famoso piano della crescita che Monti propaganda dal novembre 2011 ma che stenta a concretizzarsi. Chiediamo a lei e all’intero Pd di portare avanti nel Parlamento la questione del finanziamento del piano trasporti, così come si era cominciato a fare con un emendamento proposto in tal senso e votato alla Camera dalla maggioranza dei deputati il 26 ottobre 2011. Inoltre sappiamo che molte regioni hanno aumentato di un euro il costo dei biglietti degli autobus, allora noi chiediamo che quei soldi vengano investiti per comprare i bus, chiediamo a lei e a Vasco Errani, presidente della conferenza stato regioni, nonché esponente di rilievo del PD, di convocare le regioni e spingere, affinchè Monti inserisca questa esigenza nazionale nell’agenda delle cose da fare per l’Italia e per la crescita. Siamo convinti che questa sia la strada giusta per salvare questa produzione perché solo il finanziamento del piano dei trasporti su gomma potrà aprire il mercato per il quale lo stabilimento di Valle Ufita è nato.
E tutti capiscono che solo se c’è un mercato e quindi la richiesta di un prodotto si può materializzare un eventuale acquirente, un imprenditore, una società disponibile a rilevare questa strategica attività dell’ irpinia e dell’intera Nazione. Inoltre vogliamo ricordarle che salvare la Irisbus vorrà dire anche salvare un enorme indotto che intorno a questo stabilimento si è costruito, vuol dire salvare un progetto importante come quello dell’alta capacità (TAC), che altrimenti, senza fabbriche e senza merci non avrebbe più senso e diventerebbe un’opera inutile come lo era il ponte sullo stretto. Tutto questo ci fa capire la particolarità di questa “vertenza” che riguarda il pubblico e l’intero Paese, infatti siamo consapevoli che se qui si fossero prodotte auto forse a quest’ora non c’era quasi più nulla da fare, ma come possiamo pensare invece che possa essere dismessa un’attività manifatturiera unica in Italia e che produce beni pubblici? Sarebbe veramente ridicolo e mortificante per la politica e per i cittadini! In conclusione, caro Segretario, vogliamo sottolineare che non le stiamo chiedendo di stare dalla parte dei lavoratori piuttosto che da quella degli imprenditori, le chiediamo invece di assumere questa “questione” come fatto emblematico per chiedere all’intera politica e alle istituzioni che svolta si intende dare alla Nazione, se la si vuole portare verso la crescita reale o la si vuole continuare a far scivolare nel baratro della depressione rendendola sempre più vicina alla Grecia ?”

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