Dibattito associazionismo culturale: successo al Circolo Stampa

AVELLINO – Un pubblico attento ed estremamente coinvolto ha riempito ieri sera la sala del Circolo della stampa di Corso Vittorio Emanuele. Oltre due ore, estremamente dense, in cui si sono succeduti numerosi ricordi e testimonianze sulla figura di Gaetano Vardaro, oltre ad analisi variegate sul passato e sul presente della situazione culturale avellinese. Il nodo pratico e teoretico principale è stato quello del rapporto tra cultura e politica: a chi spetta la responsabilità di creare e coordinare le forze attive presenti in città?
Il confronto si è aperto con l’interrogativo “Perché ad Avellino non si produce cultura” e ha visto la sala riempiersi di un pubblico fortemente interessato a sciogliere questo nodo e partecipe al confronto riguardante tale tema. Da un lato è possibile notare una società e una classe politica intorpidita e sorda al bisogno culturale e sociale della città, dall’altro c’è chi tenta in ogni modo di costruire una nuova modalità per essere parte di una comunità e per costituire una cittadinanza attiva. Le associazioni si offrono in questo panorama come un calderone di iniziative e manodopera gratuita e dedita alla causa, ma sono spesso ignorate dalla parte politica in questioni, che è poi quella che prende decisioni fondamentali per la vita e sopravvivenza in città.
Durante il dibattito si è assistito a interessanti interventi di amici e conoscenti di Gaetano Vardaro che hanno riportato la loro testimonianza sulla passione e sull’attività di questo giuslavorista avellinese. Ad aprire la discussione sono state le parole del presidente di Koinè Art Lab Paolo Pilone, il quale effettuando un parallelo tra la situazione ai tempi di “Musica Incontro” e la situazione attuale, ha voluto porre l’attenzione su:“la persistente difficoltà di far comprendere agli enti quanto l’associazionismo rappresenti una risorsa per il capoluogo e non soltanto mera merce di scambio politico. In otto anni di organizzazione del Mas Fest – ha sottolineato – incontriamo sempre le stesse difficoltà e, facendo nostro il messaggio di Gaetano Vardaro, cerchiamo di portare avanti il nostro lavoro a prescindere dalle avversità che ciclicamente ci si presentano”.
Dopo questa introduzione è stato il momento del ricordo profondo e sentito di due persone che sono state a lungo vicine all’avvocato irpino. Elvira Matarazzo in primis ha sottolineato come : “Non esistono ricette per promuovere la cultura, bensì persone che rendono le arti aspetti del quotidiano. Gaetano era uno di questi, aveva capito prima di altri i limiti dell’integralismo”. La dottoressa Matarazzo ha voluto onorare la memoria di Vardaro soffermandosi sul suo essere giurista, “anche in quest’ambito emergeva il suo essere culturale, la sua vita era espressione di quello che lui sentiva. In sua compagnia diventavamo tutti più intelligenti”.

Altrettanto rilevante è stato il ricordo di Giuliana Freda che per anni è stata al fianco del promotore delle attività di “Musica Incontro”, quest’ultima ha voluto sottolineare proprio l’importanza del Vardaro motore dell’attività culturale di quegli anni, personaggio che però ancora oggi sarebbe stato molto utile alla città di Avellino. “Non ci incontrammo per caso con Gaetano, vivevamo la politica con passione, ma anche con insofferenza. Molti cambiamenti avvenivano nella società e proprio in questo contesto che va inquadrata l’attività di Gaetano e dell’Arci. Iniziammo nel ‘75 con gli Area di Demetrio Stratos ad Atripalda, poi l’incontro con Luigi Nono, cercando di alternare tutti i linguaggi culturali possibili, dalla musica al teatro. Questo progetto ad un certo punto è finito, le istituzioni furono completamente sorde. La città e la società oggi sono cambiate, per cui per chi opera nel campo dell’organizzazione culturale ci sono problemi nuovi, anche se alcuni permangono e sono ancora gli stessi. A Gaetano avrebbe fatto molto piacere sapere – aggiunge Giuliana Freda – che oggi ci sono giovani che hanno l’ambizione di realizzare qualcosa di importante, così come facemmo noi portando in città artisti come Gian Maria Volontè o Lou Reed”.
Un altro tipo di intervento è toccato a Generoso Picone che da giornalista veterano ci ha fornito un’interpretazione delle dinamiche di rapporto tra associazioni culturali e partiti politici. Ricordando l’intervista di Anzalone fatta a Vittorio Gassman nei giorni del post terremoto, Picone non ha potuto non evidenziare come, “la situazione allora prospettata è ancora terribilmente attuale, con Avellino tagliata fuori dai circuiti culturali di rilievo nazionale”. Nell’articolo emergeva il vuoto strategico delle istituzioni e della classe politica. E adesso? “ Vardaro immaginava che Avellino non dovesse mai vivere una situazione minoritaria rispetto alle altre città capoluogo. Sul finire degli anni ’70 la città viveva una condizione terribile per i giovani, dalla grande insofferenza di un gruppo di questi è nata la voglia di dimostrare che anche nella nostra città si potesse fare qualcosa di importante seppur in condizioni molto difficili”.
Il direttore provinciale de “Il Mattino” ha poi aggiunto: “L’Arci e Musica Incontro divennero il luogo della militanza di Gaetano e dei suoi amici, oltre che il motore culturale della città. La cultura divenne allora un momento importante. Vardaro era il Kafka della cultura avellinese, un modello per l’impegno e la passione profuse, auspicava che dopo il terremoto Avellino venisse ricostruita in maniera diversa ma ciò non è successo”.
La conclusione del suo intervento Picone lo riserva all’attualità. Un’attualità che tristemente vede l’attenzione posta sempre più sull’affannosa ricerca di luoghi in cui fare cultura, piuttosto che sulle modalità ed i contenuti da proporre. “A Vardaro oggi schizzerebbero gli occhi fuori dalle orbite, nel vedere la quantità di spazi a disposizione della cultura. Non so quante volte ho sentito riproporre lo slogan, “vogliamo spazi di aggregazione”, la vicenda dell’ ex gil ritorna uguale di generazione in generazione. Ciò significa che il tempo è fermo. La domanda da fare è cosa vogliamo realmente farci in questi contenitori. Si dice che ad Avellino non viene prodotto nulla di rilevante a livello culturale, ma ciò non è ver. C’è bisogno piuttosto di un progetto che faccia rete, ma non nella pretesa che il pubblico finanzi il tutto, bisogna misurarsi con la capacità di creare progetti coinvolgenti, veri, capaci di andare oltre i confini geografici”.
Sulla stessa linea di Generoso Picone anche Mario De che in qualità di storico e giornalista ha commentato la realtà avellinese:” “Nemmeno io me la sento di dire che ad Avellino non si fa cultura. Molti dicono che mancano le idee eppure le personalità esistono e si confrontano con realtà importanti anche fuori dalla città”. De Prospo ha poi aggiunto, “E’ difficile confrontarsi con la macchina del comune. Le associazioni spesso devono forzatamente chiedere aiuto a loro e da sole possono fare poco. La nostra sfida culturale è riuscire a fare rete e spronare l’amministrazione ad andare oltre ai contributi a pioggia. Non è un caso che oggi sia qui, così come Paolo, perché nonostante le difficoltà proviamo a mettere in piedi un esperienza comune, rimboccandoci le maniche e prendendo l’opera di Vardaro come esempio da cui partire”.
A chiudere l’intervento di Luca Cioffi, membro del collettivo Occupy Avellino, il quale ha portato la propria testimonianza riguardo questo momento di aggregazione ed incontro; “Abbiamo proposto iniziative sotto la pioggia, proprio come accadeva per teatro musica. Noi abbiamo portato iniziative per la città, creato un luogo di aggregazione e partecipazione, nonostante tutte le difficoltà del caso. I giovani hanno molto da offrire e non è vero che non si fanno cultura”. Sollecitato dalle parole del direttore Picone ha poi concluso concentrandosi sul problemi dei contenitori della cultura. “Dal dopo terremoto moltissime strutture inutilizzate, noi vogliamo veder vivere la nostra città, ed è triste vedere cantieri aperti dai nostri padri non vedere la fine, forse per questo negli anni non sono cambiate le parole”.
Al termine del dibattito numerosi sono stati gli interventi di persone che hanno voluto dire la loro, da Pierino De Gruttola a Rosaria Carifano, passando per Giovanni De Luca collaboratore di Vardaro. Ciò a dimostrare la fattiva partecipazione della cittadinanza e la riuscita del dibattito, che partendo dalla provocatoria domanda “Perché ad Avellino non si produce più cultura” è riuscito a coinvolgere un grossa fetta di cittadinanza, che non ha voluto assistere passivamente a quanto ascoltato ma ha voluto intervenire per dire la propria, esprimendo un caldo ricordo della figura di Gaetano Vardaro ed analizzando con cognizione di causa la situazione culturale attuale oltre che esprimersi sulle difficoltà ancora presenti nel confrontarsi con le amministrazioni.
L’argomento sull’associazionismo culturale ha poi vissuto momenti interessanti anche all’interno del Godot Art Bistrot dove è proseguita la manifestazione. Danilo Bubani, Marco Cuccinello e Michele Capaldo sono riusciti a coinvolgere il pubblico con un loro girato in omaggio a Gaetano Vardaro dal titolo “Satellite of Love. A conclusione della giornata, l’interpretazione di Clif Imperato su “Lavoro dell’intellettuale” ha avuto l’effetto catartico di liberare il senso d’impotenza che prevale laddove sia difficile realizzare le proprie ambizioni e seguire il proprio fervore culturale.
Alla riflessione sul ruolo culturale delle Associazione, Koinè Art Lab fa da contraltare il momento saliente dell’attività di Koinè: Il Mas Fest, previsto per venerdì 29 Giugno al Parco Palatucci. La serata prevede tanta buona con ospiti eccezionali come i Guano Padano, gli A classic education, e che dedica sempre un momento hip hop con la presenza di Peste Mc & Rocco Hunt, vede anche la partecipazione degli avellinesi Lies e degli eterogeni Chewingum. Quest’anno il Mas Fest ospiterà, inoltre, a partire dal pomeriggio, alcune iniziative dedicate alla lettura e alla cultura, in collaborazione con L’angolo delle storie e Godot Art Bistrot. Alle 19 inizierà il laboratorio di Kamishibai e a seguire l’anteprima nazionale del volume Tristi Tropicals di Gianfranco Marziano, presente all’evento, e la presentazione del volume Pane e Peperoni di Peppe Lanzetta.

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