Cgil si batte per decreto su operatori del restauro

Cgil si batte per decreto su operatori del restauro
Il 27 maggio scorso è stato emanato il decreto n. 53 che regola le modalità di accesso e svolgimento della prova di idoneità per l’acquisizione della qualifica di restauratore e collaboratore. Il decreto, per la Fillea Cgil, contiene norme assolutamente restrittive, soprattutto per quanto riguarda l…

Cgil si batte per decreto su operatori del restauro

Il 27 maggio scorso è stato emanato il decreto n. 53 che regola le modalità di accesso e svolgimento della prova di idoneità per l’acquisizione della qualifica di restauratore e collaboratore. Il decreto, per la Fillea Cgil, contiene norme assolutamente restrittive, soprattutto per quanto riguarda la certificazione da presentare per poter partecipare alla prova. Vengono di fatto estromessi tutti coloro i quali hanno potuto beneficiare della formazione nei cantieri e nei laboratori, nonostante per anni abbiano dovuto sopportare duro e malpagato lavoro. La Fillea Cgil di Avellino critica senza mezzi termini i riferimenti del decreto ed ha avviato una battaglia di carattere e legale contro tali restrizioni. “Si tratta di un decreto contraddittorio – spiega Antonio Famiglietti, segretario della Fillea Cgil di Avellino – con forti restrizioni farraginose che impediscono l’accesso alla prova a centinaia di restauratori e restauratrici con indiscussa maestria e capacità professionale che pagano lo scotto di aver lavorato presso imprese ed aziende che non sono in grado di fornire la necessaria documentazione. La colpa dei datori di lavoro finisce ancora una volta per ricadere sugli operai, che nel caso del settore restauro sono ampiamente professionalizzati e con titolo di studio alto e qualificato. La Fillea – continua Famiglietti – che si stia preparando il terreno allo sfruttamento da parte degli imprenditori, in modo da consentire loro di far ricorso al lavoro nero ed irregolare, rivolgendosi anche dopo il termine del 27 luglio, quando scadono i termini per la presentazione della domanda alla prova di idoneità, ai restauratori rimasti fuori per mero cavillo burocratico e che invece svolgono con professionalità e competenza il proprio lavoro”. Nell’anticipare la promozione di azioni legali contro il decreto, la Fillea fa appello anche agli imprenditori affinché favoriscano i loro restauratori nel fornire tutta la documentazione necessaria alla prova di idoneità, non solo per questioni burocratiche ma anche come riconoscimento della loro capacità e qualifica professionale.

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