Duro intervento dell’ex consigliere comunale d’opposizione, Luigi Caputo, nei confronti degli Spagnuolo: un affondo del rappresentante di Rifondazione Comunista nei confronti del sindaco attuale e di quello precedente che ora ricopre il ruolo di capo dell’opposizione.
Ecco la denuncia di Caputo:
No, nemmeno l’inchiesta della Procura della Repubblica ha fatto il “miracolo”: la terra dei fuochi irpina rimane arrgomento tabù per il Consiglio comunale di Atripalda, il principale centro della valle del Sabato, quello a cui competerebbe assumere, come e più che ad altri, un ruolo propulsivo riguardo alla questione dei veleni che imperversano sul territorio. Se ne può parlare sui media, anche nazionali, ma non nelle sedi istituzionali. Lo hanno decretato il sig. Spagnuolo e la sua maggioranza, con la complice passività del gruppo dell’altro Spagnuolo, Paolo. Il sopire e troncare di manzoniana memoria non avrebbe potuto trovare rappresentazione più efficace.
Non una discussione (ma vogliamo scherzare?), ma nemmeno un’informativa, un telegramma, una … velina, sullo studio di biomonitoraggio ambientale disposto dalla Regione (progetto “Spes”) , che ha evidenziato la presenza, non solo nell’aria ma nel sangue dei volontari sottopostisi ai prelievi, di massicce quantità di diossina, metalli pesanti e veleni vari. Lo scorso 30 giugno nella sala consiliare di Atripalda, si è discusso di tutto, ma non dell’argomento che per questo territorio è il tema dell’ anno (e, temiamo, anche dei prossimi). Ma perché tanta ostinata reticenza? Forse perché un dibattito sulla crisi ambientale avrebbe inevitabilmente comportato l’obbligo di rendere conto della politica comunale nel settore ( inesistente), di riferire sull’attività svolta da questa amministrazione per bonificare il Sabato ( anche qui il nulla assoluto), per non parlare poi del contrasto all’ inquinamento atmosferico (di fatto incentivato, con l’eliminazione, fino a qualche mese fa, di qualsiasi dispositivo di misurazione). Forse anche perché a G. Spagnuolo e soci la dimensione locale in fondo sta stretta. Essi preferiscono vestire i panni di cavalieri dell’ideale e dedicarsi a progetti di dimensione planetaria. Non si curano molto della nostra salute, però quando si tratta di salvare la Terra non vogliono essere secondi a nessuno. E così qualche mese fa hanno portato in Consiglio, e approvato, niente che meno che la dichiarazione di EMERGENZA CLIMATICA. Bella figura assicurata e nessun fastidio. Ambientalismo morbido e a costo zero, insomma.
Intanto però, tra polveri ( sottili) e metalli ( pesanti), si succedono i nostri anni di piombo ( in senso letterale e non metaforico), con la speranza di non avanzare a tappe forzate verso la stirpe del ferro, quella che, secondo il poeta Esiodo, conduce una vita breve, stentata e grama, prima dell’estinzione.