Sisma,Festa: 40mila volontari senza “protezione”

Sisma,Festa: 40mila volontari senza “protezione”
Uno dei primi cronisti che ha raccontato il terremoto dell’80 in Irpinia e’ Gianni Festa. Avellinese di nascita – formatosi al ”Corriere dell’Irpinia” (fondato da Guido D’Orso nel 1923), poi passato a ”Il Mattino” nel 1977 dove due anni dopo diventa Capo della redazione regionale – quella domeni…

Sisma,Festa: 40mila volontari senza “protezione”

Uno dei primi cronisti che ha raccontato il terremoto dell’80 in Irpinia e’ Gianni Festa. Avellinese di nascita – formatosi al ”Corriere dell’Irpinia” (fondato da Guido D’Orso nel 1923), poi passato a ”Il Mattino” nel 1977 dove due anni dopo diventa Capo della redazione regionale – quella domenica sera e’ nella sua casa di Avellino. E’ di corta. Come tanti italiani a quell’ora guarda ”La Domenica sportiva” con il resoconto dellle partite di campionato. ”Ero seduto sul dondolo – ricorda – all’improvviso la parete alla mia sinistra si squarcio’ e vennero fuori le tubature. Capii subito che si trattava di terremoto”. Nonostante sia solo in casa (la moglie fuori ad un concerto, i figli con gli amici in pizzeria, tutti fortunatamente salvi) asseconda l’istinto da cronista e si precipita in redazione al Corso Europa. Con il (compianto) collega Peppino Pisani detta un primo pezzo raccontando quello che puo’: ”Eravamo sotto il tavolo delle riunioni di redazioni. Circondati da calcinacci. Le prime notizie erano frammentarie, approssimative. Impossibile verificarle con le linee telefoniche che andavano e venivano. Allora nessuno di noi aveva il telefonino. Giusto il direttore, nella sua auto. Alle 22,00 corriamo all’Ospedale Moscati, in viale Italia, e cominciamo a renderci conto delle dimensioni dell’evento”. E’ notte quando riceve una telefonata dal direttore Roberto Ciuni: ”Mi disse di mettere al sicuro la mia famiglia, moglie e figli, e di partire subito. Con la mia vecchia Peugeot metalizzata raggiunsi Lioni. Delle sensazioni di quella notte mi e’ rimasta impressa l’immagine spettrale dei fanalini accesi delle macchine che filtravano da sotto cumuli di macerie e la polvere, spessa come nebbia, che copriva tutto e si alzava, densa, ad ogni passo. Mi entrava nella pelle”. Nei giorni successivi Festa si alterna fra i paesi piu’ colpiti dal sisma: Lioni, Sant’Angelo dei Lombardia, Conza della Campania. ”Dopo quattro giorni non c’erano piu’ lenzuola per coprire i corpi delle vittime. Mancavano le bare. Tutto sapeva di morte. I soccorsi non erano coordinati. Nonostante l’altissima presenza di volontari (tra il quinto ed il sesto giorno dal terremoto se ne contavano circa 40mila, ndr) imperava la confusione”. E’ allora che firma un articolo su 9 colonne che suscita l’ira dei politici: ”E’ crollato tutto. Anche la fiducia”. L’idea di istituire la Protezione civile nasce li’, fra le macerie ancora fumanti dell’Irpinia. In quel lontano novembre del 1980 il coordinamento dei soccorsi viene assunto da Giuseppe Zamberletti (gia’ Commissario straordinario per le aree terremotate del Friuli, nel 1976) che viene tristemente soprannominato ‘Generale terremoto’. Sara’ proprio Zamberletti a studiare l’introduzione del concetto di previsione e prevenzione distinto dalle attivita’ di soccorso, dell’organizzazione del servizio nazionale in tutte le sue componenti, della valorizzazione degli enti locali e del volontariato. Lui ad avviare la riflessione legislativa sul settore che culminera’ con l’approvazione della Legge organica della Protezione civile, la 24.2.1992 n.225 (poi recepita dalle Regioni). Inviato speciale dopo l’esperienza da cronista fra i terremotati della sua terra (e’ stato anche a Beirut nell’agosto del ’92), Gianni Festa lascia ”Il Mattino” nel ’95, da redattore capo centrale. Fonda il quotidiano ‘Ottopagine’ e, nel maggio del 2000, riporta in vita la storica testata del ”Corriere dell’Irpinia”. Dal dicembre 2008 e’ presidente del Co.Re.Com Campania. ”Guardando i servizi dall’Aquila e dai paesi abbruzzesi colpite dal sisma del 6 aprile si riaccendono i ricordi di quello che ho vissuto come uomo e come cronista. Un deja vu”. E se c’e’ sollievo nel vedere un armonico coordinamento dei soccorsi ed una strategia complessiva di pianificazione, resta l’amarezza nel constatare che, a distanza di quasi trent’anni, ”e’ rimasto inascoltato il grido d’allarme di studiosi e geologi; che esistono ancora oggi tante case e strutture a rischio”.

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