Via dall’Alta Irpinia: 3mila persone in 8 anni

Via dall’Alta Irpinia: 3mila persone in 8 anni

Perse in otto anni tremila persone: si aggrava il fenomeno dell’emigrazione in Alta Irpinia dove è allarme spopolamento. Il sindaco di Lioni, Rodolfo Salzarulo fornisce i dati. “Si stanno perdendo – dice – le forze giovani e migliori della società. Lo spopolamento, però, non è causa delle condizioni di arretramento nella crescita: ne è l’effetto, e dura ormai da oltre sette anni! Personalmente ho detto, e ribadisco, che se avessi trent’anni, con queste prospettive e alle condizioni date, emigrerei, in cerca di fortuna. Come tanti stanno facendo”. “Non è tutta la verità – aggiunge – quando la terra tremò avevo ventotto anni ed ero da poco tornato da una migrazione di studi e di lavoro. In procinto di partire per una più lunga, ancora di studio e lavoro. Poi ci fu il 23 novembre e mi sentii, come tanti, chiamato a dare qualcosa alla mia terra. Tutti sanno come è andata. Personalmente sono stato precario della scuola ancora per un decennio. E qualche piccolo contributo, almeno di riflessione, ho proposto in, e per questi luoghi. Il ragionamento porta a dire che, nei fatti le condizioni storiche non sono date in assoluto e le prospettive si costruiscono, non piovono dall’alto. Chiaro è che oggi la grande crisi che colpisce il pianeta si è innestata su una crisi che da noi durava già da tempo. Se il Governo nazionale decide di abbattere sugli Enti la mannaia indifferenziata dei tagli, a colpire gli sprechi ma, anche, gli investimenti. Se impedisce di dare respiro ai servizi ed alla promozione degli spazi per la crescita economica e sociale. Se dirotta risorse destinate alle aree sottoutilizzate verso le aree che hanno la semplice “difficoltà della crisi”. Se destruttura il settore produttivo faticosamente costruito, evitando incentivi seri come, ad esempio, il credito di imposta. E tanti altri esempi si potrebbero fare. Se le nuove istituzioni regionali non chinassero la testa di fronte al sultano nazionale. Se esse assumessero la decisione di divenire guida del territorio e non gestore di una campagna elettorale perpetua. Se prendessero coscienza che le questioni, e anche le polemiche, devono smettere la personalizzazione delle colpe e l’avocazione dei meriti a grandi strategie, nei fatti assenti”. Salzarulo poi conclude: “Se noi, le istituzioni territoriali, assumessimo su di noi il ruolo di propositori di sviluppo. Se, piuttosto che criticare il già fatto sull’industrializzazione, ci dedicassimo ad individuarne una nuova vocazione, utilizzando quanto già realizzato in questi luoghi devastati. Se smettessimo la polemica condotta contro le persone per esaltarne altre. Se offrissimo alle comunità spunti su cui competere, seriamente, per prospettive di crescita autocentrata, da edificare qui ed ora, con le nostre forze. Se credessimo di più alle risorse dei territori, da quelle naturali a quelle storiche e, soprattutto a quelle umane. Se chiedessimo su questi temi che la politica faccia scommesse. Allora avremmo il diritto di chiedere ai trentenni di restare qui e lottare per mettere in campo idee forti e originali, su cui essi possano scommettere, insieme con noi, per il loro futuro!”.

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