Candidati sindaco, fate solo chiacchiere: l’ordinanza è sbagliata

Sette candidati sindaco di Avellino, di cui quattro sono avvocati.

Ebbene, nessuno si è accorto che l’ordinanza del 30 aprile scorso, è sbagliata.

Anzichè andare dal Commissario Straordinario, sommessamente o battendo i pugni sul tavolo, sottolineando che il provvedimento penalizza ulteriormente una città ed è una cattiveria nei confronti dei loro elettori, gli aspiranti sindaco del capoluogo hanno fatto a gara nel diffondere comunicati con dichiarazioni e atteggiamento compunto, dopo che Irpiniaoggi aveva titolato Avellino in ginocchio, targhe alterne per tutti: e i candidati Sindaco muti

Meglio avrebbero fatto a studiare le carte, a fare annullare il provvedimento che non serve a fare diminuire lo smog che in questo periodo calerà notevolmente per la chiusura dei riscaldamenti, mica per le restrizioni al traffico veicolare.

Abbiamo letto i loro pensieri diffusi dai solerti staff elettorali ma, di concreto, è emerso il nulla.

Di concreto c’è che l’ordinanza n. 161 del 30 aprile 2019 è sbagliata.

Il Commissario Straordinario che l’ha emessa, può sicuramente correggere il documento in autotutela.

Fino a quando non provvederà, gli automobilisti multati potranno fare ricorso al Prefetto di Avellino (entro 60 giorni e in carta libera) per vedersi annullato il verbale, se riferito a tale ordinanza.

Gli stessi cittadini potranno circolare liberamente tutti i giorni, ad eccezione della domenica, osservando alla lettera quanto riportato nel documento sbagliato e quindi nullo.

Tra i vari, c’è un errore talmente lampante da lasciare immaginare che sia impossibile avere scritto una cosa del genere. Invece è scritto e sottoscritto. E rende nulla l’ordinanza.

Ma torniamo ai candidati sindaco, quelli che dovrebbero rappresentare i cittadini di Avellino.

Le loro visione futuristica merita un applauso, non c’è che dire. Ma la gente vuole risolvere i problemi del presente, di oggi, al massimo quelli di domani mattina.

In rigiro ordine alfabetico, in sintesi, ecco il pensiero di ogni futuro sindaco di Avellino:

Luca Cipriano, se eletto non revocherebbe l’ordinanza, “perché non sarebbe serio”, ma invoca un piano di lungo respiro, un patto con i comuni vicini, l’apertura dell’Autostazione, controlli alle caldaie e la riconversione di quelle a gasolio, messa in servizio della Metro leggera e ricorso ad asfalti e vernici drenanti lo smog.

Biancamaria D’Agostino immagina alberature e siepi antinquinamento lungo le strade, “perché ogni pianta cattura polveri sottili”, e poi incentivi con fondi statali per l acquisto di auto e bici elettriche,  un enorme parcheggio sotterraneo nell’area del palazzo di Giustizia.

Gianluca Festa, annuncia la costruzione di un parcheggio multipiano in via Zigarelli che, con quello del Mercatone, consentirà di fermare le auto e non caricare il centro. E poi maggiori controlli sugli impianti di riscaldamento.

Massimo Passaro auspica il riammoderniamo del parco mezzi delle aziende pubbliche e dei trasporti, incentivazione di auto elettriche e dell’utilizzo della metro leggera.

Ferdinando Picariello pensa a un Piano Regolatore del Traffico e a sviluppare il trasporto pubblico locale, creando navette collegate con i parcheggi, installare di colonnine pubbliche per i veicoli elettrici, bike e car sharing e piste ciclabili.

Dino Preziosi (“Se eletto, revocherò subito le targhe alterne”, annuncia) in attesa di diventare Sindaco immagina parcheggi all’ingresso della città, navette a fare la spola con il centro, potenziamento del trasporto locale.

Amalio Santoro propone una rimodulazione del traffico da studiare con l’azienda dei trasporti, l’utilizzo di tutte le aree di sosta adattabili e l’ istituzione di un ticket valido per la sosta e gli spostamenti tramite mezzi pubblici.

Unico comune denominatore: tempi lunghi di realizzazione.

Lasciamo al lettore immaginare il tempo per l’attuazione di tali splendide idee. Simili a mercatone, tunnel, autostazione, metropolitana leggera e altri bei ricordi di promesse venute da lontano.

Per annullare la delibera, invece, basta un niente: il tempo di revocarla e riscriverne una nuova e meno afflittiva, con orari da rispettare in linea con le abitudini di vita dei cittadini e le esigenze delle varie categorie commerciali, rileggendola bene prima di emanarla, distinguendo le restrizioni tra gli autoveicoli e i motoveicoli che a metano ed euro 6 (nemmeno euro 5) non sono stati ancora inventati, in effetti neanche a gpl.

Indubbiamente l’ordinanza va fatta, per non incorrere in problemi. Bisogna mettere le carte a posto, insomma.

Facciamo le cose perbenino, però, ci sono le elezioni tra 21 giorni.

Esattamente tre settimane da ricordare, come cantava Fred Bongusto: possibilmente senza fare smadonnare la gente.

Chi ha stilato l’ordinanza sa esattamente che è sbagliata. Del resto, è bastata la parolina magica dei commercianti (“Faremo ricorso al Tar”) per fare scattare le deroghe in favore di quella e qualche altra categoria.

Meglio fare le cose con oculatezza anzichè licenziare l’ordinanza (sbagliata) e poi annunciare la possibilità di richiedere deroghe attraverso mail.

Ora s’è capito il motivo di tanta disponibiità?

 

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