Carmen Vecchione: “Su quel treno ho visto la morte trasformarsi in vita”

Era su quel treno insieme a centinaia di persone: mai avrebbe immaginato di vivere una esperienza del genere.

Carmen Vecchione, che gestisce il paradiso dei dolci nel centro storico di Avellino, ha visto l’inferno ma ha scoperto che è possibile venirne fuori: basta avere capacità e competenze.

“Su quel treno ho visto la morte trasformarsi in vita”: così sintetizza Carmen ciò che vissuto, con trepidazione ed emozione, durante il viaggio da Lienz a San Candido, sul treno che riportava i turisti in albergo dopo avere compiuto, in senso inverso e in leggera discesa, lo stesso tratto in bicicletta.

“E’ un’attrazione alla quale partecipa tanta gente, si va in bici attraversando paesaggi incantevoli, un falso piano con tratti in discesa fino a Lienz, in Austria“, racconta la maestra pasticciera che, durante il tragitto, aveva compiuto ovviamente una sosta interessata. Ad Heinfels, nei pressi di Sillian, si trova la fabbrica della Loacker.

Si parte da 1.175 m per arrivare a 675 m, un dislivello di 500 metri che consente di pedalare quasi sempre in pianura o in discesa. Un percorso con varie tappe. San Candido e Lienz sono uniti da una bellissima pista ciclabile chiamata della Drava, lunga 42 km, percorribile in circa tre ore.

Ritorno in treno

Inizia poi il racconto del dramma vissuto in treno, martedì scorso poco dopo le 17: “Ero con mio marito e i bambini in un treno molto affollato, partito in perfetto orario. Arriva un uomo che urla, invoca un medico. Si alza un giovane, è italiano, parla romano, va subito verso quella donna adagiata sulla poltrona del treno, ormai senza sensi. Le sono vicino il marito e due piccoli, avrà avuto circa 40 anni. Sentivo dire che durante il percorso in bici aveva accusato dolore a un braccio e sensazione di affanno”.

Roba da fantascienza

L’emozione prende il sopravvento sul racconto di Carmen Vecchione: “Ho visto il medico compiere un massaggio cardiaco di ben 40 minuti, ha iniziato la battaglia contro la morte e l’ha vinta. La donna era stata messa a terra, il marito disperato, intorno il caos assoluto. Poi torna la calma e il silenzio. Il treno si ferma dopo cinque minuti e alla stagione c’è già l’ambulanza. Pare incredibile ma è così: due infermieri portano un defibrillatore sul treno. Qualcosa da fantascienza, roba che si vede solo nei film”

Prosegue con i dettagli: “Sulla strada atterra un elicottero, con due auto della polizia che bloccano il traffico. Tutto fermo, nessuno parla, dalle auto ferme scendono persone che vengono informate da un gendarme di quanto sta accadendo, invitando ad avere pazienza. Il medico intanto prosegue la sua opera, è sudato ma continua senza sosta. Dopo più di mezz’ora la donna finalmente si rianima e viene adagiata sulla barella, quindi trasferita sull’elicottero. Mentre il velivolo si alza, parte un applauso interminabile, piangiamo tutti. E, poi, non so come sia andata, spero che quella signora stia meglio”.

Le condizioni della donna

Lo raccontiamo noi a Carmen Vecchione come sono andate le cose, dopo avere attinto informazioni sui giornali della zona. Sul “Gazzettino” c’è l’intervista al medico, si chiama Carlo Santucci, ha 33 anni ed era in vacanza a Cortina con amici: lui ha salvato la donna toscana in arresto cardiaco durante il viaggio in treno. «È vero, sono un dottore. Ma una manovra così, dopo aver fatto un corso, la possono fare tutti. Venivo dalla pedalata ed ero un pò stanco ma ho ritrovato subito le energie. Sono uno sportivo e questo, forse, ha fatto la differenza nell’intervento».

La donna è stata salvata da quella manovra apparentemente complicata, in ospedale si è ripresa ed è stata dimessa dopo due giorni, ora è tornata nella sua casa in Toscana.

Il racconto del medico

Un intervento rapido e determinante. Il dottore ha raccontato a “Il Gazzettino” con le lacrime agli occhi: «Non ha idea di quanto abbia sudato  ma sono felice di aver potuto fare qualcosa. La signora ha una bimba di sei anni, non doveva morire. È giusto che si goda sua figlia», ha sintetizzato il giovane medico che in quel vagone torrido, circondato da persone che urlano e danno consigli, s’è concentrato sul da farsi. Niente defibrillatore a bordo, né un kit da pronto soccorso. Inizia le manovre di rianimazione cardio-polmonare contando le compressioni: 30 toraciche e due insufflazioni. Il tutto per 40 minuti, senza fermarsi mai: «Non mi sono reso conto del tempo che passava, avevo solo i miei muscoli e la concentrazione».

Poi il segnale tanto atteso, il «rasping», la fame d’aria, la donna respira di nuovo.

Rientro ad Avellino

Carmen e la sua famiglia sono ancora in vacanza, stanno rientrando ad Avellino ma non dimenticheranno mai questa esperienza che la signora Vecchione ha reso noto attraverso il suo profilo facebook. “L’ho fatto affinchè si sappia che non si deve morire per forza quando succede una cosa del genere. E’ importante intervenire subito e bene. Vero, non sempre si riesce a trovare un bravo medico e avere un supporto di ambulanza, elicottero, la comprensione e la pazienza di gente che resta ferma in treno 40 minuti e non protesta. E’ successo in territorio austriaco ma eravamo quasi tutti italiani, su quel treno. Un raffronto con Avellino? Esistono pure da noi eccellenze e attrezzature, forse non sempre riusciamo a sfruttare le cose”

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