Che fine ha fatto l’indagine interna disposta dai manager del Moscati per risolvere il mistero dei tamponi positivi poi diventati negativi?
Ricostruiamo i fatti, per agevolare la memoria di chi dovrebbe fornire risposte e allontanare l’ansia che pervade tantissime persone preoccupate di vivere una esperienza del genere.
Lo scorso 19 aprile, attraverso il rituale comunicato ufficiale dell’Asl di Avellino, fu comunicato che otto pazienti erano risultati positivi al Covid-19: tamponi riferiti a personale sanitario (7 residenti in Irpinia e uno nel Casertano) in servizio presso l’ospedale Moscati di Avellino.
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Il giorno successivo, con prudenza, dalla direzione del Moscati fu comunicato:
In relazione alla positività al tampone per la ricerca del nuovo Coronavirus SARS-CoV-2 di 8 operatori di cui 6 in servizio presso Unità Operative non rientranti nell’area Covid, la Direzione Strategica ha disposto la ripetizione del tampone agli stessi dipendenti risultati positivi, chiedendo anche un riscontro da parte del laboratorio di riferimento regionale presso l’Ospedale “Cotugno” di Napoli.
Neanche il tempo di ripetere gli esami ed ecco gli annunci trionfali, simili a quelli di una vittoria ai mondiali di calcio, fatti da personaggi politici per dire: “Tutto falso, speculazione giornalistica e politica: quei tamponi sono negativi”.
In effetti in base alle successive analisi dei tamponi effettuate dal «Cotugno» di Napoli, emerse la negatività dei tamponi e gli otto dipendenti furono ammessi al lavoro.
Restava però il mistero: com’è possibile che il tampone positivo al moscati sia stato riscontrato negativo al Cotugno?
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Il manager Pizzuti annunciò una indagine interna per stabilire le cause di quell’evidente errore: da stabilire se umano o riferito ai macchinari del laboratorio di Microbiologia e Virologia del Moscati.
Era il 24 aprile.
Vabbè, c’era Pasqua di mezzo, poi qualche festicciola da organizzare, quindi c’è stato il ponte del 1° maggio ma in questi casi feste e festini non dovrebbero rallentare una indagine così importante e delicata.
Fatto sta che non sono bastati 13 giorni per ottenere la promessa risposta e dare corpo all’annuncio del manager Renato Pizzuti che solennemente disse: «Dai primi riscontri sembra verosimile che a determinare l’inconveniente registrato possa essere stata l’interpretazione qualitativa del test. Le risultanze definitive dell’audit saranno oggetto di comunicazione alla cittadinanza».
La cittadinanza è rimasta in paziente attesa. Così come per i turni di attesa attraverso le prenotazioni tramite CUP per le visite ambulatoriali.
Ma di questo ne parleremo prossimamente.
Ora interessa sapere che fine ha fatto l’indagine interna per le risposte “non positive” dei tamponi.