I lavoratori ex Lsu delle province di Avellino e Benevento, che ammontano a circa 350 unità nell’ambito dei due comprensori, rilanciano la lotta per la stabilizzazione, per chiudere una vertenza che ormai si trascina da venti anni.
E lanciano un appello all’onorevole Carlo Sibilia.
“Abbiamo chiesto al sottosegretario agli Interni di farsi tramite per un incontro con il ministro del Lavoro e vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, e con il presidente della Commissione Pubblica Istruzione, Luigi Gallo, che da tempo segue attivamente la vicenda”, si legge nella nota del Coordinamento.
“L’obiettivo è chiedere l’intervento del governo per addivenire ad una soluzione definitiva del problema, puntando sulla stabilizzazione degli addetti, opzione che non solo restituirebbe loro dignità e garanzie, ma consentirebbe un risparmio di risorse finanziarie per lo Stato ed una adeguata programmazione dei servizi pubblici interessati, in primis quelli scolastici”.
La vertenza Lsu coinvolge oggi circa 17.000 lavoratori in tutto il Paese, soprattutto operai fuoriusciti dal mondo produttivo industriale, successivamente inseriti in progetti di pubblica utilità negli enti locali, che solo in parte furono assorbiti in organico, e che sono stati prima impiegati nei servizi di pulizia delle scuole pubbliche, attraverso imprese cooperative e loro consorzi, ed infine – a tutt’oggi – nel progetto di decoro e riqualificazione dei complessi scolastici denominata “Scuole belle”.
“Un iter sul quale tanto ci sarebbe da dire, per i continui cambiamenti di rotta, per la flessibilità estrema delle condizioni di lavoro degli ex Lsu, per le aspettative disattese e per le risorse utilizzate, sicuramente ingenti, stanziate per lo più senza una programmazione a lunga gittata e con continui bracci di ferro tra le organizzazioni sindacali, il governo e le rappresentanze delle imprese vincitrici delle gare di appalto Consip per la gestione dei servizi, spesso al massimo ribasso, che ogni volta hanno imposto condizioni nuove per andare avanti. E’ giunto perciò il momento di chiudere questa vertenza, garantendo ai lavoratori i loro sacrosanti diritti”.