Maladepurazione, in provincia di Avellino il 50% dei controlli è “non conforme”

Campania avvelenata dalla maladepurazione. I dati resi disponibili dall’Arpac relativi ai controlli svolti nel 2017 sulle acque in uscita dagli impianti di depurazione, per quanto ancora in numero troppo esiguo, confermano la cronica criticità della situazione. Infatti, su un totale di 413 controlli eseguiti in Campania il 41% è risultato “non conforme”, con punte di non conformità del 66% per gli impianti della provincia di Salerno e a seguire del 50% per quelli della provincia di Avellino, del 40% per quelli della provincia di Benevento, del 31% per quelli della provincia di Caserta e del 29% per quelli della provincia di Napoli.

«Una situazione, dunque, tutt’altro che rassicurante e non si tratta semplicisticamente di realizzare impianti di depurazione o reti fognarie – sottolinea Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania – ma serve un’azione organica e coerente per la realizzazione di “sistemi di depurazione” improntati alla razionalità, alla efficacia ed efficienza, partendo dalla rilevazione dello stato di consistenza e funzionalità delle dotazioni esistenti per passare alla pianificazione e realizzazione di quelle necessarie sulla base di criteri di priorità e delle migliori pratiche disponibili».  Legambiente ricorda che le sorti dei servizi idrici e con essi della depurazione sono una prerogativa degli amministratori comunali campani, che sono titolati a decidere riuniti nell’Ente Idrico Campano (EIC), organismo fondamentale ma che purtroppo a quasi tre anni dall’istituzione non risulta di fatto ancora operativo. Un duro monito va dunque a tutti gli amministratori comunali, affinché operino finalmente con responsabilità nell’assicurare il governo, l’indirizzo e il controllo, dei servizi idrici con la pianificazione e programmazione dei servizi, l’individuazione ed il controllo dei gestori, la regolazione delle tariffe. 

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