Piano di caratterizzazione della falda acquifera nel comprensorio Solofra-Montoro, si preannunciano tempi ancora lunghi per l’esecuzione dell’intervento. Dopo la falsa partenza registrata nel 2015 ora nuove questioni rischiano di far lievitare costi e tempi di attuazione del piano rifinanziato nel 2016 da palazzo S. Lucia con risorse per un milione e duecentomila euro. Questa mattina l’Ato Calore irpino, a questo ente il sindaco di Solofra Michele Vignola ed il collega di Montoro Mario Bianchino delegarono il compito di intervenire per la messa in sicurezza d’emergenza e la bonifica della falda contaminata da tetracloroetilene, ha ospitato un tavolo tecnico.
Dai sopralluoghi effettuati nelle settimane e nei mesi scorsi è emersa la necessità di apportare dei correttivi. Il più significativo: un impianto con filtri a carboni attivi, con ogni probabilità sarà realizzato nel territorio di Solofra, che dovrà trattare le acque emunte dai pozzi contaminati prima di poterle immettere in fognatura. Dovrà essere anche rivisto il numero e l’individuazione dei punti di monitoraggio.
Il piano originale prevede un totale di dodici punti di monitoraggio del suolo fra Solofra e Montoro. Sono previsti inoltre una serie di punti di prelievo sulle acque. A Solofra le aree sono quelle di Scorza e Madonna della Neve. A Montoro: zona Laura e località Aterrana. Questi punti dovrebbero servire a definire il confine della zona contaminata. Sono inoltre previsti diciotto punti di controllo all’interno dell’area contaminata. Il piano di caratterizzazione è il primo passo. Il passo successivo sarà la bonifica. E qui serviranno altre risorse. La contaminazione della falda acquifera da tetracloroetilene ha portato alla chiusura di due pozzi idrici a Solofra ed uno a Montoro.
Secondo la normativa il valore fissato per il tetracloroetilene nelle acque sotterranee è di 1,1 microgrammi/litro. Nei terreni i limiti di accettabilità cambiano a seconda della destinazione d’uso del sito. Nel caso del tetracloroetilene le concentrazioni ammissibili sono di 0,5 mg/kg per terreni residenziali e 20 mg/Kg nel caso di terreni ad uso commerciale e industriale.
La densità più alta dell’acqua e la viscosità molto più bassa dell’acqua, favoriscono il movimento verticale per gravità del tetracloroetilene verso la falda acquifera. Una volta raggiunta la falda freatica si deposita sul fondo dell’acquifero causando un livello di contaminazione in funzione della idrosolubilità. In questo modo, anche una modesta quantità, può costituire una sorta di serbatoio in grado di determinare un inquinamento costante e diffuso. Nelle acque sotterranee l’assenza di luce ne impedisce l’ossidazione fotolitica e le elevate pressioni ne riducono drasticamente la volatilità: il risultato è un aumento dei tempi di permanenza che compromettono la qualità delle risorse idriche per tempi molto lunghi.