1° maggio,Vassiliadis (Ugl): “Riaffermare cultura della legalità”

1° maggio,Vassiliadis (Ugl): “Riaffermare cultura della legalità”

“Il primo maggio è la festa dei lavoratori. Lo sappiamo bene ed oggi più che mai tra i lavoratori questa ricorrenza è molto sentita. Stiamo vivendo un periodo molto difficile sotto ogni punto di vista. Una crisi che sta mettendo in ginocchio soprattutto la nostra provincia e tutti i cittadini che a fatica riescono a vivere. Oggi più che mai occorre gettare le basi per un nuovo sviluppo, per una nuova società basata su principi guida di una nuova inclusione sociale”. E’ quanto afferma Costantino Vassiliadis, segretario generale dell’Ugl-Utl Avellino. “Oggi il Sindacato, la politica, le istituzioni e la Chiesa sono chiamati a dare risposte immediate e concrete a quella che definiamo la nuova emergenza sociale. Oggi ci sono nuove povertà e coloro che riuscivano a campare dignitosamente nonostante monoreddito, con la crisi economica sono piombati nella povertà, nella difficoltà di riuscire a sopravvivere. Un disagio sociale – prosegue Vassiliadis – che si riflette nei numeri della crisi: su 400mila abitanti in Irpinia, sono oltre 7mila i lavoratori in Cassa Integrazione, 80mila sono i disoccupati, 10mila i lavoratori che non hanno alcuna copertura di ammortizzatori sociali, centinaia i pensionati che vivono con una pensione minima e che rappresentano insieme al mondo del precariato gran parte del disagio sociale ed economico attuale. Per non parlare dei giovani che in cerca di un posto di lavoro sono costretti a lasciare il proprio paese d’origine ed emigrare. Oggi tutti noi siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità e a farci carico del disagio in cui la nostra provincia vive. Dobbiamo mettere in campo tutte quelle azioni che devono concretizzarsi in tutele vere e proprie a sostegno di quei soggetti più deboli, di quella fascia di cittadini maggiormente colpiti dalla crisi e che stanno rischiando di essere emarginati. Promuovere la cultura dell’inclusione e dell’uguaglianza tra cittadini, così come è sancita nella nostra Carta Costituzionale, è un dovere di tutti. Tutti siamo uguali ed abbiamo pari dignità al di là della classe sociale e della disponibilità economica. Nella nostra realtà ci sono tanti stranieri che a fatica cercano di integrarsi e tutti noi abbiamo il dovere di aiutarli ad integrarsi nella società con sentimenti di fratellanza e di uguaglianza così come sancito nella Costituzione. Il disagio sociale si riflette non solo in coloro che hanno perso il posto di lavoro, oppure nei disoccupati o nei precari ma anche in coloro che non riescono più ad avere una casa perché non hanno le possibilità economiche. L’inclusione sociale rimanda alla parola ‘accoglimento’, accogliere le persone più deboli, combattere l’emarginazione mettendo in pratica i principi cristiani della carità e della solidarietà. La Chiesa assolve spesso alle emergenze di famiglie che si trovano nelle difficoltà più semplici come pagare una bolletta del gas o comprare il latte per i proprio figli. Ma questo non basta. Dobbiamo tutti lavorare per creare le condizioni affinchè le famiglie in difficoltà abbiano la possibilità di vivere dignitosamente. La politica, le istituzioni sono chiamate a dare una risposta immediata a quanti sono in attesa di una casa con politiche di sostegno perché avere un’abitazione è un diritto sancito per tutti, indistintamente dal peso economico. Il disagio sociale è una vera e propria piaga sociale. E’ terreno fertile per la criminalità. Chi vive nella disperazione è preda facile della malavita: è la nuova manovalanza contro la quale dobbiamo combattere e contro la quale dobbiamo riaffermare il principio di legalità. Nonostante l’impegno delle Forze dell’Ordine, dell’Ispettorato del Lavoro, del Sindacato è noto che nella nostra provincia vi siano soggetti imprenditoriali privi di scrupoli, che operano nel disprezzo delle norme di Legge e contrattuali. Sembra che la regola sia il lavoro nero, il falso part-time, il falso contratto a chiamata. Altro elemento alla base dell’illegalità sono le gare d’appalto che si vincono con il massimo del ribasso. Si arriva persino al 40% e perché un imprenditore possa mantenere fede all’appalto non può fare altro che sottrarre risorse che la legge prevede per la sicurezza dei lavoratori ed ecco spiegato il perché degli infortuni sul lavoro e delle morti bianche. A pagarne le spese, anche con la propria vita, sono soltanto i lavoratori che pur di guadagnare e garantire un minimo di sopravvivenza alla famiglia, mette a rischio la vita. Ed è per questo che per il Sindacato la cultura della sicurezza andrebbe insegnata già nelle scuole. La nostra parola d’ordine deve essere “… Riaffermare la legalità, la cultura della legalità” ed insieme alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine, tutti noi, ogni singolo cittadino deve fare fronte comune contro la criminalità, la malavita organizzata, contro i tentativi di infiltrazione camorristica. Perché cari cittadini, cari lavoratori sappiamo bene che Avellino, l’Irpinia fa gola alle organizzazioni criminali che cercano, con i loro sporchi mezzi, ad introdursi nel tessuto produttivo, ad avere il potere. Ed ecco perché tutti noi siamo chiamati a promuovere la legalità, ognuno con i mezzi che ha: la famiglia con l’educazione ai figli, la scuola attraverso la cultura, la politica attraverso leggi che puniscano i malviventi, le Forze dell’Ordine attraverso la presenza sul territorio finalizzata alla prevenzione e alla repressione dell’illecito, il Sindacato attraverso le battaglie a tutela dei lavoratori e di quanti operano per il bene della nostra società. L’unione fa la forza, e solo tutti insieme possiamo intensificare la lotta alla criminalità e riaffermare il principio di legalità. In merito è apprezzabile l’iniziativa che l’Ente Provincia, nella persona del presidente Cosimo Sibilia, intende intraprendere con l’istituzione di un “Osservatorio sulla Legalità”. Un organismo che intende mettere insieme tutti dalla Prefettura alla Magistratura alle Forze dell’Ordine, dal Sindacato alle parti datoriali ed imprenditoriali al mondo dell’associazionismo al volontariato, dalla Curia alla Scuola. Un organismo che non va a sostituirsi ovviamente alle istituzioni che già operano nel controllo, nella repressione e nella prevenzione dei fenomeni di illegalità, bensì una struttura che abbia funzioni conoscitive, di studio e di proposta per aiutare chi di competenza, ad arginare la diffusione della criminalità, dell’illegalità che mina, oggi giorno, il tessuto socio-economica della nostra terra, delle nostre potenzialità. Un’ultima considerazione sul l’inclusione sociale riguarda gli ex detenuti. Oggi noi siamo riuniti con il Vescovo di Avellino a celebrare la festa del lavoro e dei lavoratori. La Caritas diocesana ha sempre operato e sostenuto in prima accoglienza gli ex detenuti che usciti dal carcere non avevano dove andare. Se vogliamo dare veramente un senso alla parola inclusione sociale dobbiamo sostenere l’operato della Caritas con programmi di inserimento lavorativo per queste persone, non dobbiamo emarginarle altrimenti rientrano nel circuito malavitoso e la anche parola legalità non avrà senso.La regione Campania attraverso i piani di zona sociale ha inserito un programma di sostegno per queste persone ma purtroppo non è stato ancora finanziato. E nel lasciare le conclusioni a Sua Eccellenza il Vescovo Francesco Marino, colgo l‘occasione per rivolgere un pensiero alle famiglie che hanno perso i propri cari sul lavoro e ringrazio quanti oggi sono scesi in piazza al nostro fianco con un unico obiettivo: porre al centro della politica, lo sviluppo, il lavoro, la legalità, la solidarietà e l’inclusione sociale”.

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