A Roma proiezione del film documentario “La vita è un treno”

“Mentre qui ad Avellino si subisce passivamente la chiusura di valide strutture turistiche, altrove si riconosce il valore delle bellezze paesaggistiche del nostro territorio”. Così in un anota l’associazione In Loco Motivi. “Domenica 5 gennaio la terza rete televisiva ha trasmesso un servizio sulla funicolare di Montevergine durante la trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro”. Martedì 7 gennaio alle ore 21.00 verrà presentata la docu-serie ‘La vita è un treno’al Circolo degli Artisti, via Casilina Vecchia 42 (Roma) che racconterà anche della nostra ferrovia Avellino Rocchetta. Sono due occasioni che valorizzano il nostro patrimonio naturalistico che stridono con la sciatteria di chi ha deciso la chiusura della funicolare di Montevergine, la funivia del Laceno e la ferrovia Avellino Rocchetta. Da alcuni anni questa ferrovia è “sospesa”, alla pari della funicolare. Tante parole sono state spese ma pochi i fatti ottenuti. Ad oggi resta, vergognosamente, il silenzio di chi, istituzionalmente, sapeva e poteva intervenire, se non altro per solidarietà a chi lottava e lotta contro queste scelte “napoletanicentriche”, ma che ha preferito tacere, comprese le autorità religiose di riferimento. Il filmato che verrà presentato a Roma è stato realizzato sulle tratte ferroviarie italiane abbandonate e trae spunto dai reportage pubblicati su Il Fatto Quotidiano da Antonello Caporale,  che ha attraversato l’Italia in un viaggio a tappe, accompagnato da uno dei più apprezzati cineasti italiani, Enzo Monteleone. La tappa sulla nostra ferrovia irpina è caratterizzata dalla descrizione del maestoso ponte “principe” sul fiume Calore nei pressi del comune di Lapio, un capolavoro della ingegneria ferroviara italiana che esalta lo splendore del paesaggio irpino. Nel filmato si parla anche delle opportunità che questa tratta può offrire per una conoscenza a fini turistici della nostra Irpinia. ‘La vita è un treno’ è insieme un viaggio sentimentale e un atto di denuncia civile. Un percorso lungo tremila chilometri seguendo la traccia della ruggine dei binari delle tratte ferroviarie dismesse. Il treno non è soltanto vettore, ma connettore di comunità, bruco che attraversa le pianure, buca le montagne, raggiunge i paesi. Sono centinaia le tratte chiuse al traffico, le stazioni deserte, luoghi oggi morti che raccontano una vita che fu. E’ una grande e potente metafora dell’Italia mandata in soffitta, dimenticata, sotterrata dai ricordi, persa alla vista. Di qua corrono a trecento all’ora, di là niente. Di qua investimenti per miliardi di euro, di là solo dismissioni, chiusure anticipate, seggiolini rotti. Un Paese doppio che rinuncia ad avere memoria di sé, sceglie l’asfalto, i viadotti, le opere faraoniche infinite, accarezza ogni scempio come figlio e legittima ogni spreco. E giudica solo il treno come un costo insostenibile, come se il vagone fosse il luogo malefico dove le virtù si trasformano in vizi, i soldi in prebende, gli appalti in clientele. Si perde persino il senso della geografia. Le stazioni abbandonate sono testimoni mute di una distanza che aumenta tra la campagna e la città, la cifra di una maestosa dismissione civile e culturale. Questo filmato aiuta a capire, e forse anche a maledire, a commuoversi o soltanto a ricordare la misura delle responsabilità della classe dirigente. Quel che c’era e si è distrutto, quel che si poteva conservare e si è invece lasciato alla ruggine, il colore delle nostre colpe. In questa considerazione la nostra Irpinia è, purtroppo, immersa completamente. Nella geografia ferroviaria italiana Avellino e la sua provincia sono state irresponsabilmente cancellate. Saremo presenti a questa iniziativa per denunciare quanto sta accadendo in Irpinia e ci attiveremo per la proiezione del documentario ad Avellino”, conclude la nota.

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