Agricoltura sociale come sviluppo rurale: Progetto Pilota Gal

È di questi giorni l’approvazione definitiva della legge sull’agricoltura sociale che un mese fa era stata approvata dal Senato. Una notizia rilevante per tutte le realtà che in Italia coniugano imprenditorialità in ambito agricolo e attenzione al sociale, come la “Fattoria Sociale Isca delle Donne” gestita dalla Società Cooperativa “Gea Irpina” Impresa Sociale Fattoria Sociale Onlus, con sede a Pratola Serra, che in convenzione con il Gal Partenio Consorzio ha avviato il Progetto Pilota “L’agri…

È di questi giorni l’approvazione definitiva della legge sull’agricoltura sociale che un mese fa era stata approvata dal Senato. Una notizia rilevante per tutte le realtà che in Italia coniugano imprenditorialità in ambito agricolo e attenzione al sociale, come la “Fattoria Sociale Isca delle Donne” gestita dalla Società Cooperativa “Gea Irpina” Impresa Sociale Fattoria Sociale Onlus, con sede a Pratola Serra, che in convenzione con il Gal Partenio Consorzio ha avviato il Progetto Pilota “L’agricoltura sociale come opportunità di sviluppo rurale sostenibile; L’economia come Relazione di Comunità; Prospettive di applicazione in un progetto di cura e di vita”.
Il progetto scaturisce da un’esigenza nata da approfondita analisi degli anni che viviamo, caratterizzati dallo sgretolamento del welfare pubblico, garantito, oggi, solo formalmente dalla nostra Costituzione e dalle Carte Sociali europee ed internazionali dei diritti esigibili ed indivisibili dei cittadini. Esso ha l’obiettivo di porre le basi per la creazione di un distretto rurale di economia solidale come nuova prospettiva di welfare locale attraverso progetti di cura e di vita individualizzati (PTRI); dar vita a un nuovo modello di welfare di tipo locale che integra politiche di sviluppo rurale, quelle della ricerca, con le politiche socio-sanitarie. Gli ambiti attorno ai quali si sviluppa l’attività di progettazione, studio e coordinamento sono l’agricoltura sociale, la sostenibilità ambientale e l’inclusione socio-lavorativa di soggetti deboli.
Non si tratta solo di sinergia fra Enti, aziende agricole e cooperative, ma di promozione e rilancio di un pensiero nuovo e fortemente connotato in senso etico, aperto alla visione di nuove economie sostenibili basate su un sistema comunitario orientato verso forme di presa in carico condivisa. A tal proposito scriveva Franco Basaglia: “È importante entrare nel tessuto sociale per ottenere un consenso finalizzato non tanto a una maggior tolleranza, quanto a una presa in carico da parte della comunità dei problemi che le appartengono”. Questo è il fulcro delle nuove frontiere del welfare: aiutare la comunità a rendersi attiva, riconoscendo e non negando il disagio che inevitabilmente la abita; una sorta di co-appartenenza del sano e del patologico all’orizzonte comunitario che, proprio per questo, lo contempla come dato proprio e lo può assumere senza stigmatizzarlo.
Trattandosi di un’attività innovativa per la quale mancano evidenze scientifiche consolidate, il progetto nasce anche dall’esigenza di promuovere un’attività di sperimentazione con protocolli tra enti pubblici e terzo settore nell’ambito dell’Agricoltura Sociale, al fine di valutare l’efficacia di interventi sviluppati in ambito rurale sulla salute mentale e sulla qualità della vita di soggetti con disabilità. Il Progetto permetterà di definire e sperimentare uno strumento di ricerca mirato alla valutazione dell’efficacia di pratiche di agricoltura sociale e dei principali fattori responsabili della stessa.
In questo scenario e con la legge sull’Agricoltura Sociale si apre una nuova frontiera per il mondo agricolo e per quello sociale che può mettere le basi per la nascita di una nuova logica di welfare non più assistenziale ma “produttiva”, abbandonando così la filosofia del welfare tappabuchi che spesso fornisce servizi di scarsa qualità, “stop and go”, e sempre insufficienti rispetto alla domanda e al bisogno. Insomma una nuova governance locale che curi il territorio e le relazioni, il benessere umano ed ambientale. E che non sia tanto un ritorno al passato ma una nuova speranza di futuro. Oggi anche la politica di sviluppo rurale sta mettendo in atto un cambiamento radicale rispetto ai tradizionali modelli di crescita esogena e che per essere applicato richiede nuove capacità progettuali e operative in grado di trasformare l’identità e la cultura delle aree rurali in fattori strategici di sviluppo. Questo anche attraverso l’attivazione del “territorio” inteso come punto di partenza e di arrivo del processo di sviluppo rurale stesso.

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