Alvino: Candelora evento distruttivo, la mia una vita difficile

Alvino: Candelora evento distruttivo, la mia una vita difficile
Sandra Alvino non è una donna qualsiasi. Di origini atripaldesi, è la donna nata uomo, diventata appunto donna dopo un percorso difficile e lungo. Segnato dal carcere, dalle battaglie politiche con i radicali per arrivare ad una legge capace di disciplinare la trasformazione. Sposata e giunta alle n…

Alvino: Candelora evento distruttivo, la mia una vita difficile

Sandra Alvino non è una donna qualsiasi. Di origini atripaldesi, è la donna nata uomo, diventata appunto donna dopo un percorso difficile e lungo. Segnato dal carcere, dalle battaglie politiche con i radicali per arrivare ad una legge capace di disciplinare la trasformazione. Sposata e giunta alle nozze d’argento, essendo cattolica, aveva deciso di avere una benedizione, alle Piagge, da don Alessandro Santoro. Benedizione che è stata impartita e che è costata a don Santoro l’allontanamento dalle Piagge. Sandra però boccia la Juta dei femminielli da mamma Schiavona. “Ormai non è più quella di come si intendeva una volta – racconta la 64enne leader storica dell’Ait -. E’ solo un evento per qualcuno, come Luxuria per farsi pubblicità, un simbolo distruttivo perché occulta la realtà vera, travestendosi da donna senza fare il percorso. Con la mia associazione invece puntiamo a dare dignità e ad aiutare quelle tante persone che come me vogliono vivere in modo dignitoso, senza frequentare questi ambienti di trans o gay pride”. La Alvino con la sua associazione Ait Firenze fornisce assistenza legale, medica e di consulenza a quanti nascendo uomini, stanno affrontando il percorso per diventare, da uomini, donne. “Ai femminielli tengo a dire come una madre – prosegue – miei cari se avete intenzione di diventare donna fate pure il percorso, ma se volete fare solo una vita del travestitismo vi sconsiglio fortemente. Ciò vi porterebbe solo alla droga, alla prostituzione, alla solitudine e all’emarginazione. Molti di quelli che sono oggi definiti trans, in realtà sono uomini semplicemente mascherati o travestiti da donne che fanno denaro sulla tendenza di altri uomini” afferma Sandra Alvino, in aperta polemica con Vladimir Luxuria che presiederà invece il prossimo 2 febbraio alla Candelora Day con la Juta a Montevergine. Sposata con il signor Fortunato Talotta e figlia di un viceprefetto, Sandra racconta la sua vita segnata da tanta solitudine, dispiaceri, carcere per la sua diversità e battaglie politiche con i radicali per arrivare alla possibilità di poter essere riconosciute donne. “Vorrei tanto poter ritornare ad Atripalda – dice – per presentare e raccontare la mia storia travagliata e dolorosa”. Atripaldese di 64 anni, Sandra Alvino nasce da una famiglia molto perbene : il padre, maresciallo maggior Sabino Alvino, è stato vice prefetto di Messina. Da Atripalda il trasferimento da piccola a Torino, con la famiglia. “Ho ancora parenti ad Atripalda – racconta -. Per rispetto e la dignità della mia famiglia a 15 anni lasciai casa per vergogna, fuggendo a Genova. Da qui l’inizio di una lunga e travagliata odissea. Fui arrestata più volte per il reato all’articolo 85: travestimento che equivaleva ad un’ammenda. Da 15 anni a 18 anni finii nei carceri minorili solo perché facevo la cameriera alle lucciole che erano delle mamme con me. Mi tenevano in vita. Già allora ero vestito da donna e quando uscivo la sera le pattuglie che facevano i controlli e i rastrellamenti mi fermavano. Ero già una bambinetta vivace. Prima mi hanno riportato a casa a Torino ma mio padre poi non mi ha voluto più. Da lì gli arresti: ero considerata un soggetto pericoloso”. A 18 anni ritorna a Torino e Sandra incontra una realtà un pò diversa: si parlava allora già dell’operazione. “Sono stata sempre contraria alla prostituzione e ho cominciato a militare nel Partito Radicale. Nonostante le lotte politiche, nascondevo la mia identità sessuale Poi di nuovo il carcere a Torino con l’imputazione di travestimento e atti osceni in luogo pubblico. Dopo 4 giorni nel processo mi danno un anno di carcere e un anno di sorveglianza speciale dal pretore. Dopo 4 mesi di carcere, grazie all’intervento di mio padre con l’avvocato esco dal carcere ma in sorveglianza speciale: avevo l’obbligo di cambiare atteggiamento in 15 giorni, non uscire la sera dopo le 8 e non prima delle otto la mattina e timbrare una tessera alla Questura di Torino ogni giorno”. Ma poco dopo Sandra rifiuta tali controlli e fugge via: così i poliziotti iniziano a cercarla: “Dopo alcuni mesi – prosegue nel racconto – mi fermarono per contravvenzione alla sorveglianza e mi arrestarono. Ho scontato 14 anni in carcere girando 35 istituti di pena. Venivo tenuta in isolamento. Fui dichiarata persona socialmente pericolosa e ogni processo che si era accumulato ero puntualmente condannata per contumacia. Nei carceri oltre all’isolamento totale, ho subito violenze inaudite, fisiche e psicologiche, tanto che a 27 anni ho tentato il suicidio. Sono uscita dal carcere a 25 anni, ho fatto tre anni di confine a Latina, nel Gargano e a Casal Monferrato. Avevo 27 anni quando ho conosciuto mio marito in carcere, che mi ha aiutato tanto. Subito sono andata in Inghilterra nel 1979 per l’operazione. Ho dovuto scontare altre pene nel carcere femminile ma sempre con il nome da uomo Sandro”. Poi nel 1983 il matrimonio con Fortunato. “Ci siamo sposati in carcere a Firenze il 27 settembre del 1983. Volevo ricostruirmi una nuova vita: feci l’esame per la patente di guida: fui promossa ma la patente fu bloccata per 8 anni dalla prefettura di Firenze perché ero ritenuta socialmente pericolosa. Oggi a 64 anni mi sento distrutta, ma non rinuncio alla mia battaglia contro l’abuso della parola trans. Con la mia associazione Ait Firenze, aiuto chi ha bisogno, mettendo a disposizione consulenze legali e mediche”.

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