Blocco raccolta rifiuti, insorge Cittadinanzattiva

“Cittadinanzattiva Montefalcione Bassa Irpinia, alla luce di quanto pubblicamente emerso nella riunione del 28 febbraio 2013 tra i Sindacati ed i vertici della Provincializzata Irpiniambiente che vede oltre 50 comuni morosi a versare le quote dovute alla predetta società compromettendo il pagamento dello stipendio ai dipendenti (600/630 secondo l’azienda ed il sindacato UIL – più di 1000 secondo il presidente dell’Associazione “Terre Dell’Utifa) e la continuità del servizio di raccolta …

“Cittadinanzattiva Montefalcione Bassa Irpinia, alla luce di quanto pubblicamente emerso nella riunione del 28 febbraio 2013 tra i Sindacati ed i vertici della Provincializzata Irpiniambiente che vede oltre 50 comuni morosi a versare le quote dovute alla predetta società compromettendo il pagamento dello stipendio ai dipendenti (600/630 secondo l’azienda ed il sindacato UIL – più di 1000 secondo il presidente dell’Associazione “Terre Dell’Utifa) e la continuità del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti, è costretta suo malgrado ad intervenire ancora una volta a tutela degli interessi dei cittadini. A parere di questa Associazione l’’obiettivo della provincializzazione statuita per legge era quello di razionalizzare mezzi, risorse economiche ed umane nell’ottimale rapporto di economicità dei costi ed efficienza nell’esecuzione del servizio della gestione del ciclo dei rifiuti. Questo avrebbe dovuto comportare una riduzione dei costi per i cittadini se si considera che i comuni prima dell’arrivo di Irpiniambiente, dovendo agire autonomamente per garantire lo stesso servizio erano chiamati a sopportare costi maggiori. Si è rilevato invece che i costi per sostenere il servizio rifiuti da parte di Irpiniambiente sono notevolmente aumentati rispetto a quelli praticati prima del suo avvento. Cittadinanzattiva cita ad esempio, uno per tutti, il caso del comune di Montefalcione ove per gli ultimi due servizi finanziari i costi delle bollette dei rifiuti nella maggior parte dei casi sono raddoppiati e taluni risultano essere addirittura triplicati. A nulla sono valse le proteste dei cittadini esercitate anche attraverso questa Associazione che hanno invano richiesto all’Amministrazione locale di interagire con Irpiniambiente per ridurre gli eccessivi costi del servizio. Il problema risulta tuttora irrisolto. Le trattative con Irpiniambiente hanno portato nell’anno scorso alla sottoscrizione da parte dei responsabili del comune di Montefalcione del piano di rientro dei debiti contratti dall’Ente per avere beneficiato del servizio di gestione e smaltimento rifiuti nel proprio territorio. Per tale accordo, secondo l’allora assessore al bilancio del comune di Montefalcione, Irpiniambiente come contropartita avrebbe promesso all’Ente locale possibili e più favorevoli concessioni economiche nelle prossime contrattazioni.
Il caso di Montefalcione è emblematico per comprendere l’impossibilità dei cittadini di pagare nei termini previsti le bollette della tassa sui rifiuti poiché l’importo di ciascuna di essa, in concomitanza della gestione di Irpiniambiente e della nuova amministrazione locale, negli anni 2011 e 2012 risulta essere raddoppiato rispetto agli anni precedenti. Lo stesso aumento della bolletta potrebbe essersi verificato anche negli altri comuni della provincia di Avellino. Ciò ha comportato evidentemente la denunciata morosità da parte di oltre 50 comuni che non sono riusciti a versare le quote dovute alla società Irpiniambiente per il servizio svolto. Tenuto conto dell’elevato numero degli enti locali morosi (oltre 50 su 119 comuni della provincia salvo escludere dai 119 quelli che gestiscono il servizio in autonomia) non è possibile ipotizzare che tale fenomeno sia fisiologico oppure attribuibile soltanto alla mala gestione degli amministratori incriminati.
Pertanto questa Associazione, pur nel rispetto delle iniziative sindacali a tutela dei lavoratori, ritiene che il caso sollevato e perorato con ripetute e inopinate minacce d’interruzione del servizio e con il ricorso al Prefetto per il Commissariamento dei comuni insolventi, sia da riconsiderare serenamente, anche da parte dei Sindacati, alla luce del piano industriale e delle strategie aziendali adottate da Irpiniambiente rispetto al complessivo rapporto contrattuale con i comuni per l’impiego di propri dipendenti e mezzi che, stante l’evidenziato raddoppio dell’importo della bolletta, finora non sembrano avere raggiunto quell’ottimale rapporto di economicità dei costi ed efficienza nell’esecuzione del servizio della gestione del ciclo dei rifiuti.
A luglio 2013 l’intero ciclo della raccolta e smaltimento dei rifiuti, secondo legge, ritornerà nella gestione dei comuni che finalmente, come in precedenza, potranno garantire il servizio con mezzi propri o indire bandi di gara aperti al libero mercato delle società private al fine di abbattere i costi, ora insostenibili, della provincializzata Irpiniambiente. Le maestranze di Irpiniambiente con l’assistenza dei Sindacati saranno assunte, nella misura ritenuta necessaria come da prassi consolidata nel tempo o per disciplina di gara, dalle aziende che si aggiudicheranno l’esecuzione del servizio nei rispettivi comuni. Questa Associazione, a prescindere dalle iniziative legali a tutela degli interessi dei cittadini, invita ancora una volta le amministrazioni interessate a porre in essere quelle strategie necessarie per rendere più accessibile il costo della bolletta dovuta per il servizio di gestione della raccolta e smaltimento rifiuti.
Il caso di Napoli, riportato dai mass media nei giorni scorsi, che vede la condanna dall’adita Corte dei Conti al risarcimento di ingenti danni all’erario per omissioni gravi nella gestione dei rifiuti da parte di taluni precedenti amministratori avvicendatisi alla guida dell’Ente, ci deve far riflettere affinchè le scelte di chi gestisce il delicato servizio ricadano nell’esclusivo ed equo interesse generale dei bisogni dei cittadini già stremati dalla crescente pressione fiscale”.

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