Centrodonna presenta “Visioni” e critica l’Amministrazione

AVELLINO – Il 9 febbraio 2012 al cinema Partenio in Via Verdi ad Avellino inizia la XXIII rassegna di cinema d’autore “Visioni”. “Ci piace pensare che la rassegna “Visioni” non sia solo una programmazione accurata di film, ma che sia un seme, in città, per far nascere e crescere una idea nuova di città, una idea nuova di cultura”. E’ quanto afferma in una nota il Centrodonna Avellino.
“Cultura come legame intelligente tra persone che, incontrandosi, stando in relazione, vivono forme alternative dello stare insieme, per ripensare un luogo, un tempo, i rapporti. Una rassegna a supporto di una città che non sia bloccata sull’individualismo, ma che sa creare occasioni per vivere “la filìa”, la reciprocità, per costruire “una società conviviale”, al cui centro siano le donne e gli uomini che la compongono, come abbiamo ascoltato da Serge Latouche, in una conferenza che si è svolta ad Avellino il 19 gennaio, una comunità al cui centro ci sia il dono gratuito per sperimentare il dare, ricevere, ricambiare. Noi viviamo così la rassegna “Visioni”, un dono alla città, a cui ognuno, in cambio, dà disponibilità, aperture, scambio, legami di cittadinanza.
Un progetto, il nostro, a partire dalla rassegna, per immaginare una città-altra, nonostante quello che nella realtà essa ci offre: cemento, strade, ponti, spazi costruiti con denaro pubblico, realizzati, inaugurati e lasciati chiusi, senza idee da parte dell’amministrazione comunale, che li facciano vivere e senza gestione. Mentre schiere di giovani colti, intelligenti, con formazione universitaria e passione intellettuale si offrono per mettersi alla prova e mettere alla prova una nuova idea di città, vivibile, serena, attenta alla crescita intellettuale ed umana dei giovani, forti di una generosità pubblica oggi ignorata e sciupata.
Un esempio per tutti, il luogo per eccellenza dove dovrebbe farsi cultura, fare cinema: l’Eliseo. Lungaggini incomprensibile hanno prolungato per anni la ristrutturazione della struttura ed ora bloccano i collaudi. Nessuna ansia di offrire il meglio alla città anima il sindaco e questa amministrazione, nessuna attenzione ai più giovani brucia i nostri amministratori. Tutto procede con lentezze, che non indignano nessuno, anzi forse favoriscono alcuni. Ultimo atto: il bando di affidamento della gestione. L’ipotesi di bando-gestione proposto dal Comune tiene fuori l’amministrazione da ogni forma di responsabilità istituzionale, anche finanziaria, rispetto alla struttura e in più prevede carichi finanziari di attivazione e di gestione molto alti, e di fatto, in questo modo, facilita i privati. Privati: i non meglio precisati e per questo preoccupanti “operatori economici” che avranno come scopo principale il guadagno personale e non certo la crescita della qualità della cultura in città e la conservazione della vocazione sociale della struttura.
Un bando che, di fatto, chiude ai giovani, alle associazioni che, non avendo capitali iniziali da investire, non potranno sostenere da soli il carico di gestione, senza forme di collaborazione con gli enti locali. Poniamo, a inizio della Rassegna, questa nostra convinzione: “la cultura, come le ragazze e i ragazzi del teatro Valle occupato insegnano, è un diritto inalienabile di ognuno, è un bene comune, e in quanto tale deve restare fuori da logiche commerciali, perché appartiene a tutti ed è radicalmente incompatibile con l’interesse privato e la rendita. Il comune, che di fatto in questa ipotesi di bando apre al profitto di privati una struttura pubblica va contro questo principio fondamentale e va contro la finalità culturale e sociale decisa per la struttura, con un atto di giunta, da precedenti amministrazioni. Finalità che sono state alla base del finanziamento europeo che ha reso possibile l’opera di ripristino della struttura.
Ci sembra il solito modo di procedere che ha caratterizzato questa amministrazione, che ha speso tutto il denaro europeo in cemento, strade, tunnel mentre solo una parte doveva essere destinata alle infrastrutture. Il resto doveva essere destinato allo sviluppo, alla nascita di attività nuove, alla individuazione di settori innovativi di crescita, capaci di creare occupazione per i giovani e capaci di produrre coesione sociale.
L’Eliseo può essere tutto questo, anche attraverso la scuola dei mestieri del cinema se affidato ad associazioni, cooperative di ragazzi preparati, responsabili lungimiranti già in grado di riempirlo di contenuti: musica, teatro, nuove esperienze di ibridazioni artistiche. E’ necessario oggi che il denaro europeo, sottratto finora alla crescita di prospettive nuove, sia utilizzato finalmente per lo sviluppo e per il sostegno alle strutture create. Bloccando, ad esempio, l’ipotesi di nuovi lavori pubblici, che rischiano, come per i precedenti fondi, di consumare in cemento anche gli ultimi fondi europei, quelli per il 2007/2013, investendo invece nei giovani, nella crescita, nello sviluppo, nel futuro. Di qui la nostra proposta: L’Eliseo bene comune da difendere e fuori da logiche privatistiche di mercato, grazie al sostegno responsabile delle Istituzioni, attraverso l’attivazione di fondi nazionali ed europei mirati, ed al protagonismo delle energie giovani e delle forze culturali già presenti in città. E’ possibile da una Rassegna far partire una idea di città-altra? Appuntamento a giovedì 9 febbraio”.

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