Chiusura Poste, Filomena: “Non esistono cittadini di serie A e B”

Dopo la soppressione di Ospedali, Tribunali, Scuole, Province e quant’altro, nel bel mezzo di una drammatica crisi economica e sociale, anche Poste Italiane decide di abbassare il bandone nei Comuni definiti marginali ed economicamente sconvenienti. Con la mattanza di oltre mille uffici postali ubicati nei territori definiti anti-economici si continuano a perpetrare ingiustizie e mortificazioni nei confronti delle popolazioni più disagiate che risiedono nei piccoli Comuni”. Così Vincenzo Fi…

Dopo la soppressione di Ospedali, Tribunali, Scuole, Province e quant’altro, nel bel mezzo di una drammatica crisi economica e sociale, anche Poste Italiane decide di abbassare il bandone nei Comuni definiti marginali ed economicamente sconvenienti. Con la mattanza di oltre mille uffici postali ubicati nei territori definiti anti-economici si continuano a perpetrare ingiustizie e mortificazioni nei confronti delle popolazioni più disagiate che risiedono nei piccoli Comuni”. Così Vincenzo Filomena, portavoce provinciale DC-PPE.
“Popolazioni e territori montani che già pagano le drammatiche conseguenze di situazioni difficili; situazioni partorite dagli innumerevoli e disordinati piani di ridimensionamento della spesa pubblica con particolare riguardo alla sanità, alla scuola, alla giustizia ed ai trasporti. Ai malcapitati cittadini che si ritrovano a vivere nei territori discriminati e cosiddetti “sconvenienti” si chiede, in nome di una irragionevole razionalizzazione dei servizi e delle funzioni di governo, di rinunciare alla presenza di importanti presidi di legalità e civiltà.
Non è assolutamente facile per i Sindaci dei piccoli Comuni, a cui indirizziamo la nostra solidarietà, continuare ad assistere alla sistematica demolizione di importanti presidi di civiltà con il risultato di impoverire intere Comunità. Decisioni assunte lontano dalle realtà territoriali in base alla mera convenienza economica senza alcuna riflessione e considerazione in merito all’utilità sociale ed alle caratteristiche di universalità di determinati servizi essenziali. Hanno ragione da vendere i Sindaci dei Comuni montani a non accettare silenziosamente le decisioni che continuano a penalizzare duramente ed ingiustamente le Comunità che rappresentano, tanto più quando la soppressione dei servizi avviene, come nel caso degli uffici postali, senza indicare soluzioni alternative valide e condivise.
Pur condividendo la necessità di un’effettiva razionalizzazione della spesa riteniamo che, in materia di servizi pubblici essenziali, tanto più se erogati da Società a partecipazione pubblica, sia assolutamente irragionevole colpire così duramente ed ingiustamente proprio le Comunità che più si trovano in difficoltà. Risulta chiaro a tutti, anche ad una testa di legno, che la chiusura dell’unico Ufficio postale operante in un piccolo Comune rappresenterebbe di fatto un ulteriore elemento di regresso sociale ed un punto di non ritorno. Riteniamo che Poste Italiane sia chiamata, comunque ed ancora, ad erogare un servizio pubblico essenziale, per cui è doveroso continuare a garantire l’ accessibilità e la fornitura di un servizio “universale” con uniformità su tutto il territorio nazionale, garantendo la propria presenza anche nel più piccolo Comune montano, senza discriminazioni demo-territoriali e senza alcuna distinzione tra cittadini italiani di serie A e di serie B che vivono nelle frazioni o nei piccoli comuni, i quali peraltro già scontano innumerevoli inefficienze e mancanze.
Concludiamo con l’auspicio che il Governo, attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze azionista di riferimento di Poste Italiane Spa, intervenga con determinazione ed efficacia sulla questione invitando i vertici aziendali a desistere dal procedere nella chiusura irrazionale degli uffici postali che operano nei Comuni montani e, pretendendo il necessario confronto con le Amministrazioni locali al fine di individuare soluzioni che garantiscono l’erogazione dignitosa di un servizio primario il quale, specie nelle piccole Comunità, costituisce un pilastro del vivere sociale”, conclude Filomena.

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