Collettivo Avellinese contro l’intitolazione di parco Manganelli

“Oggi 20 luglio 2013 ricorre il dodicesimo aniversario dalla morte di Carlo Giuliani, vittima del peggiore volto dello Stato italiano in uno dei momenti più bui della sua storia. Sentiamo ancora il rumore dei sogni di intere generazioni che credevano nella possiblità di un mondo migliore infrangersi in quell’omicidio che ancora chiede giustizia. L’ odore della mattanza della Diaz, la vergogna di vedere gli artefici e i mandatari della “più grande sospensione dei diritti umani dopo la seconda guerra modiale” (Amnesty) “puniti” con promozioni su promozioni. L’umiliazione delle pacche sulle spalle e della finta solidarietà di tanta parte del ceto dirigente di questo paese a chi in quel sogno crede ancora e, oggi come ieri, continua a trovare la stessa repressione nelle piazze e nelle strade”. Lo si legge in una lettera aperta invita dal Collettivo avellinese. “Vi scriviamo – si legge – perché riteniamo grave quanto è accaduto a Avellino, un gesto piccolo ma dal grande valore simbolico, un gesto che è passato inosservato ai più ma che noi non possiamo accettare: il “polmone verde della città” l’ormai ex parco Santo Spirito è stato intitolato al defunto Antonio Manganelli, alla sua morte massimo dirigente della Polizia Italiana. Le motivazioni di tale scelta sono state , secondo la dichiarazione del commissario prefettizio allora reggente del comune di Avellino Cinza Guercio, il fatto che Manganelli fosse “una persona illustre prematuramente scomparsa”. In primo luogo ci interroghiamo su che bassa concezione abbiano i nostri dirigenti della città di Avellino (la città di Guido D’Orso e Oscar D’Agostino per intenderci) tanto da intestare il parco più grande della città sulla base di motivazioni come la notorietà e la prematurità della scomparsa di una persona. Ci chiediamo se una motivazione del genere possa mai essere sufficiente ad una città che è in cerca la sua identità, ci domandiamo quanto “provincialismo” di bassa lega (quello fatto di subalternità e piccolezza certo non quello costruito sul rispetto delle identità e delle culture locali) esprima questa giustificazione: è mai possibile che la celebrazione delle personalità che hanno avuto i natali nella nostra città, in barba alla pressi di attendere almeno dieci anni dalla morte, si possa basare unicamente sulla notorietà? Sul fatto che un avellinese sia riuscito a raggiungere un posto di prestigio nell’architettura statale? O addirittura su un sentimento di commozione, evidentemente non condiviso da tutti, dovuto ad una morte prematura? Noi crediamo di no. Antonio Manganelli è stato il vice di De Gennaro dal 2001 e poi capo della Polizia dal 2007, la stessa polizia della Diaz e di Carlo Giuliani, la stessa polizia dele torture di Bolzaneto e di tante altre caserme sparse in tutta italia, la stessa polizia dei casi Uva,Aldrovaldi,Cucchi. La stessa polizia della repressione di piazza, dell’insonorizzazione violenta dei movimenti di questo paese, della difesa incondizionata degli interessi aziendali dei grandi gruppi lobbistici ( basti vedere il caso Fiat a Pomigliano con la polizia statale che sostituiva la vigilanza interna nei suoi compiti) , dei lacrimogeni lanciati ad altezza uomo, “della caccia al quattordicenne” nelle strade di Roma lo scorso 14 novembre, della pioggia di lacrimogeni dal ministero della giustizia lo stesso giorno. La stessa polizia tutta scudi e manganelli (quelli che fanno male non quelli che coprono e difendono gli agenti),la stessa polizia convivente ai gruppi neofasciti ancora presenti nel nostro paese. La stessa polizia che ha coperto e auto-assolto tutti i colpevoli di Genova, la polizia che li ha promossi. La stessa polizia che da allora in avanti impunita si è arrogato il diritto di decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato, chi andava punito e chi no; la stessa polizia che si è assegnata il ruolo della difesa incondizionata (e spesso armata) del potere e degli interessi economici e non del popolo e della democrazia. L’uso strumentale delle forze di polizia è chiaramente frutto della connivenza tra gli alti dirigenti del corpo con i poteri forti di questo paese e altrettanto chiaramente mortifica l’impegno dalla maggioranza degli agenti che quotidianamente svolgono onestamente il proprio lavoro, rischiando le proprie vite nella lotta alla criminalità. Il nostro atto non è un’azione contro il corpo di polizia ma contro la decisione unilaterale da parte dell’amministrazione di intestare un parco a una morte “illustre” tralasciando i tanti lati oscuri e le responsabilità che indubbiamente hanno accompagnato la carriera di Manganelli. Riteniamo che vi siano criteri più profondi e onesti per scegliere a quali figure la nostra città debba rivolgersi e guardare con ammirazione e crediamo che vi siano tanti e tante concittadini/e che, per il loro impegno e la loro personalità, meritino di non essere dimenticati e di diventare “noti” e “illustri” anche per le generazioni future. Un vero atto di cambiamento potrebbe essere intestare il parco a Antonio Ammaturo, poliziotto e Vice Questore, vittima della criminalità organizzata e del connubbio tra Stato, Camorra e Terrorisimo perchè non si perda la memoria di una persona che si è impegnata fino in fondo nella lotta vera e senza compromessi alla criminalità”. Fin qui la nota del Collettivo Avellinese. Per dovere di cronaca, però, giova ricordare che lo stesso compianto capo della Polizia Manganelli subito dopo la sentenza per quanto accaduto alla caserma Diaz a Genova ha chiesto pubblicamente scusa a nome di tutta la Polizia di Stato. Sentimenti ribaditi anche dall’allora ministro dell’Interno Cancellieri.

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