I polmoni verdi e i serbatoi idrici della Campania e del meridione sono minacciati da progetti di ricerca petrolifera in varie fasi di avanzamento: Irpinia e Sannio con i progetti Nusco, Santa Croce, Pietra Spaccata e Case Capozzi, il Vallo di Diano con il progetto Monte Cavallo, respinto per mancanze procedurali. Ancora una volta, invece di proporre un modello di sviluppo sostenibile che rilanci turismo e agricoltura, si pensa di sacrificare le risorse ambientali e i paesaggi del sud per pochi … |
I polmoni verdi e i serbatoi idrici della Campania e del meridione sono minacciati da progetti di ricerca petrolifera in varie fasi di avanzamento: Irpinia e Sannio con i progetti Nusco, Santa Croce, Pietra Spaccata e Case Capozzi, il Vallo di Diano con il progetto Monte Cavallo, respinto per mancanze procedurali. Ancora una volta, invece di proporre un modello di sviluppo sostenibile che rilanci turismo e agricoltura, si pensa di sacrificare le risorse ambientali e i paesaggi del sud per pochi barili di petrolio e senza ricadute economiche per il territorio, come dimostra l’esempio della Val d’Agri in Basilicata, ultima in tutte le classifiche economiche e terra di emigrazione giovanile per eccellenza”. E’ quanto si legge nella nota dell’associazione “Albero Vagabondo”.
“Non sono bastate la gestione dissennata del ciclo dei rifiuti, la mancanza di pianificazione e tutela delle sorgenti e del deflusso minimo vitale dei fiumi, la proliferazione selvaggia dell’eolico, l’industrializzazione post sisma e l’attuale fuga delle aziende, il fenomeno diffuso dello sversamento illecito di sostanze tossiche nelle discariche abusive. Scelte politiche ed economiche che sono espressione della mancanza di consapevolezza ecologica, dell’assenza di senso di appartenenza ai luoghi, della distanza, sociale e culturale, percepita in primis dagli abitanti rispetto ai beni comuni ambientali e all’uso delle risorse del proprio territorio.
Se queste scelte sono possibili è anche a causa dell’assenza di un ruolo critico, propositivo, di una cultura, sia essa popolare o alta, che nelle sue declinazioni espressive manca di esercitare una funzione sociale. L’arte è tramite, spunto, riflessione, stimolo, occasione di incontro e scambio, non ha la funzione di abbellire, ritrarre, mimetizzare, nascondere, ma può svelare, mostrare, ricordare, può svolgere, appunto, una funzione sociale, essere strumento collettivo di denuncia, spazio di costruzione comunitaria.
Ed è in questo spazio che si sono incontrati i Makardìa – con la loro canzone “Pietro il petroliere”, illustrata da Giovanni Spiniello – e l’Associazione culturale Albero Vagabondo per lanciare un appello. “Pietro il petroliere”, con i denti di catrame, è un manifesto, una maschera, un antico burattino che fa promesse che tornano indietro, regala sogni di ricchezza, baratta lavoro con salute, terra e acqua con il petrolio. E’ una favola amara, parla delle aree interne del meridione in prima linea, dove la terra e l’acqua vengono svendute per far posto al petrolio, all’eolico, alle discariche. Rimangono solo i cantastorie che vanno in piazza a parlare ai bambini e ai più grandi, per ricordargli il profumo del vento, i colori delle colline, il rumore della terra, perché senza memoria, senza storia, non c’è più popolo e gli si può rubare il futuro”, conclude la nota.
Info
Il video è on line su https://www.youtube.com/watch?v=l7CJRZ4H1bY
Web: http://www.alberovagabondo.it/?p=1976
Facebook: Makardìa e L’albero vagabondo