Il capo della Polizia sul caso Abete-Iannuzzi. “Esame di coscienza”

Lo hanno tirato per la giacca, chiedendogli pure un parere su un caso che per il “Capo” non assume quella rilevanza che si è inteso dare, invece, in questa cittadina di provincia.
Franco Gabrielli non si è tirato indietro, dimostrando innanzitutto di essere informato perfettamente anche su aspetti che potrebbero essere insignificanti, rispetto alla mole di lavoro da deve svolgere nella gestione di circa 100mila appartenenti alla Polizia di Stato.
La sua risposta è stata garbata ma ferm…


Lo hanno tirato per la giacca, chiedendogli pure un parere su un caso che per il “Capo” non assume quella rilevanza che si è inteso dare, invece, in questa cittadina di provincia.
Franco Gabrielli non si è tirato indietro, dimostrando innanzitutto di essere informato perfettamente anche su aspetti che potrebbero essere insignificanti, rispetto alla mole di lavoro da deve svolgere nella gestione di circa 100mila appartenenti alla Polizia di Stato.
La sua risposta è stata garbata ma ferma quando gli è stato chiesto un parere sull’ormai noto “caso Abete”, quello che ha visto protagonisti – qualche mese fa – il noto inviato di “Striscia la notizia” e il vice questore aggiunto Elio Iannuzzi (non era presente al convegno). Nella conciatata azione di quel giorno c’era anche il capo della Digos, Francesco Cutolo, protagonista del gesto di strappare il microfono dalle mani dell’intervistatore, ripreso pure lui dalla telecamera. Scene mandate in onda in continuazione dando un’immagine non proprio bella degli uomini della Polizia di Stato in borghese. In quella circostanza, come si ricorderà, il vice questore Iannuzzi aveva aggredito l’inviato di Striscia, che cercava l’intervista al Ministro Giannini, insultandolo con parole offensive, chiamandolo “mongoloide”, offendendo così le persone Down nei confronti delle quali il funzionario si era poi scusato pubblicamente.
Il vice questore Iannuzzi è rimasto in forza alla Questura di Avellino, così come Luca Abete ha continuato i suoi reportage che si concludono puntualmente con la consegna della simbolica pigna, un chiaro segnale ironico non sempre gradito.
Ebbene, a margine dell’importante convegno su un argomento quale la donazione del sangue, al Capo della Polizia è stata posta la domanda: scusi, cosa ne pensa del caso Abete?
Senza sottrarsi all’interrogativo (quanti altri avrebbero detto: Laciamo perdere queste cose, ecc…?), con garbo e chiarezza, Franco Gabrielli ha replicato: “Non ho messaggi o risposte da inviare a qualcuno. Riaffermo che la polizia è al servizio della comunità, della collettività. Se c’è qualcuno che sbaglia credo che non debba essere rappresentato questo suo errore come una modalità di comportamento generale. A volte, però, è facile porre le persone in una condizione di errore ma avere un microfono, una telecamera, a volte offre una rappresentazione diversa dalla realtà. Un grande giornalista diceva che nemmeno la fotografia è obiettiva, dipende da come si inquadra il soggetto. Spesso la prepotenza non sta solo da parte di chi, magari, pone in essere certi comportamenti che comunque censuriamo Ache lo strapotere del mezzo mediatico si traduce in una forma di prepotenza. Noi facciamo il nostro bravo esame di coscienza e, in qualche modo, cerchiamo di evitare determinate situazioni. Mi piacerebbe che si facesse anche da parte degli altri un briciolo di esame di coscienza. Per determinate situazioni, infine, sembra quasi che nel nostro Paese il problema a cui si fa ora riferimento, rispetto a tanti altri problemi, sia veramente “il problema”. Io che ho la sventura di vedere la mia scrivania affollata di questioni molto serie, tutti i giorni, posso assicurare che la cosa cui avete fatto riferimento riferimento con questa domanda, è certamente nella parte bassa del tabellone”.

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