Sovrasfruttamento delle sorgenti, inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, eolico selvaggio, bonifica montana assente, nuclei industriali non adeguati. Se l’Appennino meridionale è una colonia energetica l’Irpinia, con tutte le sue bellezze, non è da meno. E ora incombe il Permesso Nusco, un progetto di estrazione petrolifera nei Monti Picentini irpini, riserva idrica per milioni di pugliesi e campani, area ad alto rischio sismico il cui il primo pozzo dovrebbe sorgere a Gesualdo, a poche… |
Sovrasfruttamento delle sorgenti, inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, eolico selvaggio, bonifica montana assente, nuclei industriali non adeguati. Se l’Appennino meridionale è una colonia energetica l’Irpinia, con tutte le sue bellezze, non è da meno. E ora incombe il Permesso Nusco, un progetto di estrazione petrolifera nei Monti Picentini irpini, riserva idrica per milioni di pugliesi e campani, area ad alto rischio sismico il cui il primo pozzo dovrebbe sorgere a Gesualdo, a poche centinaia di metri dalle scuole, non distante da un complesso termale e dalle mefiti virgiliane”. Così Forum Ambientale dell’Appennino in una nota.
“Nell’ultimo anno il costituendo Forum ambientale dell’Appennino, con l’obiettivo di semplificare l’informazione ambientale, insieme a tecnici ed esperti, ha cercato di facilitare il confronto tra comitati e associazioni che negli Speakers’ corner hanno sottoposto criticità e presentato soluzioni, sebbene con pochi riscontri istituzionali. Per ottenere finalmente risposte e azioni invitiamo i media, che stanno dimostrando grande attenzione, a prendere atto della questione ambientale nella sua complessità e interezza approfondendo le tematiche dei “comitatini” e continuando a dare loro voce e spazio.
Li invitiamo ad analizzare le criticità che il Comitato Tutela Fiume Calore identifica in prelievi indiscriminati e mancata tutela delle aree di ricarica delle sorgenti, depurazione assente o inadeguata, perdite degli acquedotti e a diffondere le sue proposte come il Contratto di fiume per il Calore, la definizione del deflusso minimo vitale e dei trasferimenti, il riammodernamento delle reti idriche. A promuovere l’iniziativa di Piccoli paesi e del Comitato di S. Angelo d. L. che, dopo aver sollevato la questione dell’elettrodotto di fronte all’Abbazia del Goleto, a Cairano hanno presentato “Salviamo il paesaggio rurale dell’Alta Irpinia”. A dare voce a Madre Terra di Flumeri che esprime la preoccupazione della comunità per l’impianto sperimentale per l’accumulo di energia elettrica di Terna, la sottostazione, nuovi elettrodotti e per le modalità di mancata partecipazione della collettività. Ad approfondire gli studi di Ambiente e Salute che, dopo nove anni dall’incendio dell’IRM di Manocalzati ricorda l’esigenza, disattesa, di un piano di monitoraggio delle matrici ambientali e, dopo aver collaborato con il CNR nello studio sugli inquinanti nel nucleo industriale di Pianodardine, promuove la costituzione di una rete di associazioni nella Valle del Sabato.
Ad attuare il Biodistretto dei monti Picentini, il riconoscimento dell’Area Mab Unesco, la bonifica dell’intero bacino idrico della Piana del Dragone e la mappatura degli sversamenti in montagna partendo dalle aree demaniali promosse dall’Albero Vagabondo. A sostenere No Trivellazioni Petrolifere sollecitando una strategia di intervento per finalizzare i finanziamenti a tutela e salvaguardia del territorio e un piano paesaggistico per il territorio. Così come i No petrolio Alta irpinia che hanno sollevato la questione del petrolio facendo deliberare le amministrazioni e il Coordinamento no Triv nel diffondere l’Oro vero, documentario sulla resistenza contadina. A far percepire la necessità di un piano energetico regionale promosso dal Comitato no Eolico Selvaggio di Bisaccia che, invitando a un adeguamento dell’IMU e al giusto compenso per il vincolo imposto ai suoli agricoli, ricorda come in un’area in cui già insistono 200 pale eoliche e 43 in autorizzazione, Terna opera per la costruzione della terza sottostazione e di due elettrodotti, in aggiunta a quelli esistenti. A divulgare la petizione del Gruppo attivo Luciano Grasso di Caposele per la tutela e salvaguardia del fiume Sele che mira a verificare i fattori che hanno danneggiato la fauna ittica e chiede maggiori controlli, il monitoraggio periodico del minimo deflusso vitale e la bonifica dei rifiuti urbani e speciali.
Si dia voce a tutti i cittadini che fanno informazione dal basso verificata perché il territorio è complesso, articolato, difficile da raccontare, ma c’è, esiste, così come esistono le 43 organizzazioni tra Campania e Basilicata che hanno aderito in poco meno di tre giorni all’appello “No al petrolio e alla speculazione energetica, sì al turismo, al paesaggio e all’agricoltura sostenibile”. Le proposte ci sono, ma le risposte mancano”, conclude la nota.