È strano che nessun sindaco, amministratore, rappresentante delle istituzioni e delle forze dell’ordine ieri non si sia accorto della differenza di clima e di meteo nella Valle del Sabato.
Mentre il sole irraggiava Avellino, nubi minacciose erano addensate sin dall’alba sulla parte della conca dove sorgono i comuni di Atripalda, Aiello del Sabato, Cesinali. Il fenomeno non ha nulla di soprannaturale, ma ha tutto di illegale, provocato com’è dai roghi appiccati dagli agricoltori che si sbarazzano così del fogliame presente nei fondi agricoli. Troppo costoso evidentemente rispettare le regole, molto meglio avvelenare l’aria nella migliore delle ipotesi, rischiando anche di provocare incendi.
Da anni la qualità dell’aria nella Valle del Sabato è pessima, Avellino, secondo i rapporti di Legambiente è una delle città capoluogo con la qualità dell’aria peggiore in Italia e questa condizione è in gran parte provocata dalla pratiche agricole che di verde, di ambiente non hanno proprio nulla. Che sia il frutto di ignoranza o di un presunto stato di necessità (gli agricoltori non sono speculatori economici, non navigano nell’oro e i costi di smaltimento dei rifiuti sono evidentemente alti) poco importa. Quello che è evidente è la totale assenza di controlli: i sindaci si limitano a firmare ordinanze di divieti senza mai curarsi di farle rispettare (gli agricoltori votano), le forze dell’ordine si limitano a qualche denuncia di agricoltori che con ogni probabilità sarà sommersa fra i fascicoli della procura, le associazioni ambientalistiche infine sono più interessate evidentemente a dare la caccia ad altri nemici invisibili che provocherebbero epidemie tumorali. Anche stamani intanto la valle del sabato continua a bruciare rendendo l’aria irrespirabile. Ma per tutti l’inquinamento è come la nebbia di Milano per Totò: c’è ma non si vede.