No Triv, l’on. D’Agostino risponde alle domande del comitato

Il deputato di Scelta Civica, Angelo D’Agostino, ha risposto alle domande poste ai parlamentari irpini dal Comitato ‘No triv’.
1^ domanda:
Dopo decenni di cattive politiche di sviluppo, caratterizzate piani programmatici illogici e inconsistenti, l’avvio delle trivellazioni petrolifere e l’eventuale successivo utilizzo delle aree industriali della Valle Ufita per le
collegate attività di stoccaggio e smistamento del greggio, potrebbe trasformare radicalmente la già fragile economia irpina. L’Irpinia: Terra da valorizzare attraverso le sue risorse ambientali o terra da destinare a sole politiche di sfruttamento?

“Qualche giorno fa ho scritto una lettera al Presidente della Commissione Ambiente della Camera con l’obiettivo di investire il Parlamento della ormai annosa questione trivellazione in Alta Irpinia. Ho chiesto all’onorevole Realacci di convocare in audizione il Ministro Orlando al fine di valutare le ragioni che hanno spinto alla unanimità gli amministratori della zona a schierarsi contro il progetto di trivellazione approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2010. Le stesse ragioni che animano un attivissimo comitato che, in questi anni, studi alla mano, ha motivato i perché del loro essere contro la ricerca di idrocarburi nel territorio dell’Alta Irpinia. Sono dell’avviso, tuttavia, che nulla possa essere dato per scontato, che vadano sempre ascoltate le ragioni di tutti. Ed è il motivo principale per il quale ho inteso sollecitare un dibattito presso la Camera dei Deputati, nel contesto della commissione che si occupa di ambiente. L’obiettivo è quello di aprire una attenta fase di riflessione sulle diverse posizioni in campo, cogliendo l’occasione per far emergere le peculiarità del nostro territorio che – come sottolineate da tempo – andrebbe valorizzato innanzitutto cogliendo le opportunità offerte dalle innumerevoli risorse ambientali delle quali è dotato. E’ ovvio che lo “sfruttamento”, considerato nella sua peggiore accezione, non possa rappresentare il futuro dell’Irpinia; sono del parere che le politiche da attuare per ridare slancio al territorio, per favorirne la crescita da ogni punto di vista non possano prescindere dalla valorizzazione delle risorse ambientali e dalla incentivazione di uno sviluppo compatibile con il patrimonio naturale e le attività collegate all’ecosistema. Vero è, tuttavia, che una politica seriamente orientata alla crescita non possa non coniugare i due aspetti, cogliendo le opportunità offerte dallo sviluppo industriale sostenibile e dalla ricerca”.

2^ domanda:
L’Irpinia è terra d’acqua con il bacino idrico più importante del Sud Italia. Il Petrolio e la sua industria potrebbero esporre ad un forte rischio la stessa potabilità delle acque. Quali sono i reali piani di salvaguardia e tutela delle sorgenti irpine???

“Quella dell’acqua è una ricchezza inestimabile che molti – specie nelle regioni limitrofe – ci invidiano. Mi pare scontato che lo sforzo della classe parlamentare irpina debba essere orientato alla sua tutela nella consapevolezza che si tratta di un bene fondamentale per la vita dell’uomo e che sono molte le comunità a noi limitrofe che attingono per le proprie esigenze. E’ tale questa mia convinzione che, insieme all’onorevole Matarrese, ho presentato un emendamento al decreto Fare che mira a tutelare le falde acquifere. Il testo prevede in maniera chiara che, al fine di impedire e arrestare l’inquinamento delle acque sotterranee, le eventuali fonti di contaminazione diretta o indiretta presenti in un cantiere o in un qualsiasi sito debbano essere eliminate o comunque isolate. E’ evidente, dunque, che da questo punto di vista c’è tutta la mia attenzione. E vorrei che anche su questo aspetto ci fosse un dibattito durante il quale si confrontassero le posizioni di chi sostiene che le trivellazioni alla ricerca di idrocarburi inquinerebbero le nostre falde acquifere e chi sostiene, invece, il contrario. Sono dell’avviso, tuttavia, che in nessun caso si possa mettere a rischio una delle ricchezze principali della nostra terra”.

3^ domanda:
L’Irpinia ogni anno, registra l’aumento consistente del numero dei laureati e dei giovani altamente formati. Allo stesso tempo, l’Irpinia detiene poco invidiabili primati per la disoccupazione e per i casi di emergenza sociale. L’avvio delle trivellazioni petrolifere, con il conseguente indotto industriale, potrebbe andare ad alterare la produttività e lo sviluppo di quelle positive realtà di crescita e sviluppo legate alle produzioni agricole di qualità, al turismo sostenibile, alle produzioni artigianali ed industriali ed anche al settore dei servizi al cittadino. Quali sono i reali piani di investimento e sviluppo in campo per il rilancio dell’Irpinia?

“La nostra provincia paga lo scotto di decenni di politiche inadatte al nostro territorio. Le classi dirigenti del passato hanno agevolato insediamenti industriali spesso affollati da imprenditori che, approfittando dell’enorme flusso finanziario del post terremoto, hanno portato qui le loro aziende in molti casi solo per lucrare i finanziamenti e non perché avevano in mente un futuro in Irpinia. Non è il caso, ovviamente, di tante importanti aziende che, a distanza di anni, hanno dimostrato la serietà dei loro intenti mantenendo gli insediamenti produttivi nonostante il flusso finanziario pubblico si sia progressivamente prosciugato. E’ innegabile, però, che tanti, troppi nuclei industriali sono oggi cattedrali nel deserto, abbandonati a se stessi e poco appetibili a nuovi investitori, considerata la carenza infrastrutturale e lo scarso ammodernamento delle stesse. Ed è proprio sul potenziamento delle infrastrutture che la nostra Irpinia dovrebbe puntare per favorire nuovi insediamenti che ravvivino nuclei industriali che appaiono inesorabilmente destinati a spegnersi. Abbiamo bisogno di assi attrezzati funzionati, del potenziamento della banda larga, di servizi efficienti e di una sempre più stringente lotta alla criminalità. E poi occorre seguire le indicazioni contenute nel Piano Territoriale regionale che ha diviso il territorio campano in 45 sistemi territoriali di sviluppo omogenei riconoscendo alla Valle Ufita, all’Alto Tammaro, all’Alta Irpinia e al Fortore una forte vocazione agricola e naturalistica”.

SPOT