Rifiuti, Irpiniambiente: “Sindaci alimentano sistema illegale”

“L’incontro di oggi nasce dall’esigenza di fare chiarezza, alla comunità della provincia di Avellino, soprattutto ai cittadini, rispetto alle ultime notizie riguardanti Irpiniambiente”. Queste le parole dell’amministratote unico di Irpiniambiente, il generale Francesco Russo, del direttore generale Michele Mirelli e del commissario liquidatore dei consorzi Av1 e Av2 Felicio De Luca, intervenuti alla conferenza stampa di stamane.
“Si vuole partire – proseguono – dalle frequenti e in molti casi strumentali critiche circa presunti disservizi ed inefficienze del servizio di gestione rifiuti. E’ indubbio che il servizio di gestione rifiuti , in particolare relativamente alla fase della raccolta, come attualmente svolto va migliorato, sia sotto l’aspetto dell’efficienza che dell’efficacia.
La nascita di IRPINIAMBIENTE
“Non si può tacere, infatti che IRPINIAMBIENTE, costituita a fine dicembre 2009, si è ritrovata a far data dal 01/01/20100, ad essere l’unico interlocutore per il ciclo di gestione rifiuti, inteso come raccolta, smaltimento e trattamento/recupero, per circa l’ 80% dei Comuni della Provincia di Avellino. Non è stato affatto facile, per la società subentrare in un sistema consolidato, diviso sostanzialmente in ambiti territoriali, con rilevanti diversità, sia rispetto all’organizzazione del servizio che delle risorse umane, ambiti territoriali con problematiche tecnico – amministrative ed economiche differenti , strutture /situazioni queste, che pur nel rispetto delle specificità territoriali e culturali, si sono incorporate in una organizzazione più grande che tenga conto del territorio Provinciale nella sua interezza , soprattutto per le fasi degli smaltimenti e o del trattamento delle frazioni derivanti dalle raccolte differenziate. E’ infatti di tutta evidenza che tali fasi del ciclo devono essere gestite tenendo conto dell’intero territorio provinciale, ed in alcuni casi extra provinciale vedi il conferimento verso il termovalorizzatore di Acerra. La nascita di IRPINIAMBIENTE come è noto avviene allo scadere dello stato di Emergenza Rifiuti, che si è protratto in Regione Campania per ben 15 anni . Di fatto IRPINIAMBIENTE, pur essendo un soggetto nuovo, non ha potuto, non tener conto delle situazioni precedenti, sia per quanto attiene alle gestioni organizzative e tecnico impiantistiche, sia per quanto attiene alle risorse umane già impegnate nelle attività del ciclo rifiuti”.
Il superamento della fase emergenziale
“Ci si è trovati a programmare la nascita ed a pianificare la struttura di un nuovo soggetto che già, dal giorno successivo alla sua nascita ha dovuto assicurare il servizio di gestione dei rifiuti, senza soluzione di continuità rispetto a quanto in essere al 31/12/2009. Ci si è trovati , di fronte a situazioni assolutamente influenzate, e si lasci passare il termine, “falsate ed appesantite”, da quelli che erano stati i riflessi dello stato emergenziale ( mancata programmazione sia sotto l’aspetto organizzativo che gestionale ed economico.) E’ il caso, infatti di ricordare, relativamente all’aspetto economico, quello certamente più delicato, che per anni, molti dei costi inerenti il ciclo dei rifiuti, venivano coperti da risorse straordinarie provenienti dalla struttura emergenziale, basti pensare che per il personale dei Consorzi di Bacino, venivano erogati annualmente circa Euro 3.200.000,00, così come occorre ricordare, l’assegnazione di parte dei mezzi e della attrezzature, nonché le risorse ricevute dei Fondi POR per l’impiantistica ed altro. Tutti questi elementi appare chiaro avevano lo scopo di contenere i costi dei servizi nei confronti dei Comuni nelle fasi di avvio del sistema, proprio per tali elementi, infatti i costi applicati ai comuni per i servizi effettuati, molto spesso non risultano in linea con i normali parametri tecnici- economici di settore, pur tuttavia, è il caso di ricordare che relativamente agli anni 2010 e 2011, pur con il subentro della società IRPINIAMBIENTE, ed il venir meno dei contributi eccezionali ricevuti dal sistema in precedenza, si sono mantenuti gli stessi costi derivanti dai contratti in essere con i Comuni, risalenti agli anni 2006-2007 ed in alcuni casi all’anno 2004”.
La determinazione dei costi del servizio
“E’ proprio su questo punto che si richiama la vostra attenzione, e cioè che la società IRPINIAMBIENTE, per gli anni 2010 e 2011, ha effettuato i servizi di raccolta rispettando i costi determinati nei contratti precedenti, pur senza risorse straordinarie e soprattutto risentendo dei notevoli aumenti che le principali voci di costo del servizio, vedi costo del personale, carburanti, manutenzioni ed altro, hanno fatto registrare negli ultimi 2 anni. Discorso a parte merita il costo dello smaltimento che relativamente alla frazione indifferenziata pur registrando un aumento, passando da 88 euro a tonnellate a 109, risulta essere il costo più basso rispetto a quello praticato negli impianti delle altre province. Ulteriori piccoli aumenti vanno certamente registrati, negli ultimi anni, per il trattamento e conferimento delle frazioni derivanti dalla raccolta differenziata, primo tra tutti il conferimento della frazione umida che in assenza di impianti in ambito provinciale viene conferita fuori provincia, è il caso comunque di evidenziare che per tale frazione, a seguito di gara espletata per l’intero ambito provinciale, si è riusciti ad ottenere un risparmio rispetto a quello pagato dei diversi soggetti operanti sul territorio provinciale”.
L’aumento della TARSU
“A questo punto sono certi che tutti voi Vi chiederete, se tutto quanto detto è vero, perché in molti Comuni si è dovuto procedere all’aumento della TARSU? E’ presto detto, l’aumento della TARSU è una conseguenza non solo dei naturali e fisiologici aumenti di alcune voci del servizio, ma soprattutto della legge che impone agli Enti locali- Comuni – la copertura totale del servizio, in parole povere, mentre in precedenza, i singoli Comuni, potevano utilizzare per la copertura del costo del servizio di gestione rifiuti, altre risorse disponibili nei propri bilanci, con la nuova norma tutto il costo del servizio deve essere coperto dalle entrate specifiche ovvero dai ruoli TARSU. Appare evidente che in tale quadro normativo assumono particolare importanza i regolamenti comunali, all’atto di stabilire, secondo le specificità locali, la diverse partecipazione al ruolo da parte delle differenti situazioni di utenze- utenze abitative – commerciali ed altro. In tale contesto normativo, è evidente che solo attraverso una gestione dei servizi in ambito ottimale possa portare dei benefici economici, che con un sistema a regime, possono direttamente riflettersi in benefici ai Comuni e per essi sui Contribuenti. E’ fondamentale pertanto che si continui nello spirito di collaborazione, con i Comune e i cittadini, collaborazione che ha contraddistinto il primo periodo di IRPINIAMBIENTE , senza cedere in strumentalizzazioni che poco hanno a che fare con aspetti tecnici Non è certamente funzionale ad un corretto sistema la posizione di alcuni Comuni, che presentano, ad oggi, ottobre 2011, nei confronto di IRPINIAMBIENTE situazioni debitorie risalenti all’anno 2010. Ci si chiede infatti, attesa la norma che impone la copertura totale del costo del servizio attraverso i ruoli da emettere entro il mese di settembre dell’anno di riferimento, dove sono le risorse pagate dai cittadini per il servizio anno 2010, non corrisposte ad IRPINIAMBIENTE, forse sono state utilizzate per altri scopi? Ci si rende conto che per l’effettuazione del servizio occorre mensilmente provvedere al pagamento dei costi diretti – vedi personale, carburanti, ed altro, procedendo, in casi di difficoltà finanziarie, per il mancato pagamento da parte dei Comuni, al ricorso al credito, con addebito di ulteriori costi sull’intera collettività”.
La Provincializzazione del ciclo integrato, il primato irpino
“Al di là di quanto detto , si coglie l’occasione comunque per ringraziare l’intero territorio della Provincia di Avellino, a partire dagli Enti locali, Provincia, Comuni , cittadini per la collaborazione fornita che ha permesso a questa provincia di essere l’unica Provincia che ad oggi ha dato corso ad un concreto ciclo provinciale dei rifiuti come disposto dalla normativa vigente. Si fa presente che ad oggi la società svolge il servizio su gran parte del territorio provinciale, avendo provveduto al passaggio dei dipendenti e dei mezzi e delle attrezzature delle due articolazioni societarie degli ex Consorzi, ASA ed AV 2 Ecosistema, si è provveduto anche al passaggio dei dipendente dei Consorzi di Bacino fatta eccezione per alcuni dipendenti che non hanno accettato il passaggio, allo stato licenziati per i quali (30 unità) sussiste contenzioso e per sopperire alla mancanza dei quali si è dovuto procedere all’assunzione a tempo determinato di 30 unità lavorative. Allo stato tutto il personale precedentemente impegnato nei servizi risulta assorbito da IRPINIAMBIENTE compreso quello impegnato negli impianti provinciali. In questi giorni andava completato il subentro nei Comuni nei quali il servizio è in proroga a ditte terze e cooperative, a fronte del quale come riportato ampiamente dagli organi di stampa si sono registrate resistenze , che in alcuni casi hanno portato i sindaci ad atti di diffida, a fronte dei quali, sempre nello spirito di cooperazione si è ritenuto di lasciare per ulteriori 30 giorni, le attuali gestione, nelle more di chiarire ulteriormente le diverse posizioni”.
Le ultime vicende e la polemica con i comuni
“Entrando nel merito delle questioni soprattutto delle diverse realtà che e hanno caratterizzato in questi anni il servizio svolto presso i comuni non ancora passati con Irpiniambiente, occorre rilevare numerose inadeguatezze del servizio e gestioni dello stesso che possono essere definite, quantomeno “fantasiose”. In alcuni casi la raccolta ed il trasporto dei rifiuti presso i comuni che oggi si oppongono al passaggio del servizio ad Irpiniambiente sono stati effettuati da soggetti che non sembra siano muniti delle dovute iscrizioni ed autorizzazioni (vedi albo gestori). Si osservano, inoltre, numerose irregolarità nell’applicazione del contratto di lavoro, laddove quello specifico è stato applicato, mentre in numerosi altri casi i rapporti di lavoro posti in essere con gli addetti alla raccolta ed allo spazzamento dei rifiuti e del tutto non rispondente alla natura stessa del rapporto di lavoro. Non si comprende, infatti, come si possa considerare oltremodo oneroso il contratto di servizio proposto da Irpiniambiente ai comuni che si oppongono, se in molti casi, la forza lavoro fino ad oggi occupata sugli stessi servizi è di gran lunga superiore alle effettive necessità ed è pertanto facilmente immaginabile che la “prima economia” fatta dai comuni è stata ricavata sul trattamento dei dipendenti preposti al servizio. La società Irpiniambiente viene indicata nel gergo quotidiano quale un carrozzone politico clientelare per la gestione dei posti di lavoro, mentre il primo “corto circuito” che si ravvisa è proprio sull’esorbitante numero di dipendenti, che si ribadisce a vario titolo e con rapporti di lavoro “sui generis” viene impiegato dalle amministrazioni sui servizi di raccolta e spazzamento, tanto da far ritenere che sono proprio i sindaci ad alimentare un diffuso sistema di illegalità (smaltimento da parte di soggetti non a norma, rapporti di lavoro per servizi specifici con applicazione di contratti non corrispondenti, utilizzo della forza lavoro con turni che esorbitano quelli previsti dai contratti, non riconoscimento del dovuto trattamento economico, disparità tra le ore lavorate e quelle effettivamente pagate, non corrispondenza tra le mansioni svolte e i livelli di inquadramento, inosservanza delle norme contributive e previdenziali)”.
Il fallimento delle esperienze consortili
“Rispetto alla presunta eccessiva onerosità del servizio proposto da Irpiniambiente, onerosità mai contestata sotto il profilo tecnico del piano industriale, i sindaci hanno invocato a più riprese l’eventualità di una gestione consortile. Una forma di gestione deficitaria e antieconomica, come dimostra la recente esperienza dei consorzi AV1 ed AV2, per ripianare i debiti dei quali è dovuta intervenire la Provincia, che si è sostituita ai comuni, con un impegno di spesa superiore ai 7 milioni di euro. Solo recentemente, infatti, la vicina provincia di Benevento, con i commissari liquidatori dei consorzi, ha imposto ai comuni di ripianare la perdita, ognuno per le proprie mancanze. In Irpinia, invece, l’ente Provincia con l’immissione di denaro dalle proprie casse ha evitato che molti comuni finissero in dissesto”.
L’azzardo di FISE
“Le posizioni di resistenza prendono le mosse anche da una recente comunicazione della FISE, che adduce motivazioni assolutamente non confortate da alcun fondamento giuridico, atteso che la stessa federazioni a seguito di proprio ricorso contro la costituzione di IRPINIAMBIENTE è risultata soccombente con sentenza del TAR LAZIO. Appare pertanto strano che in presenza di sentenza favorevole ad IRPINIAMBIENTE, la FISE che tra l’altro non ha provveduto a ricorrere in appello, solo adesso, rivendichi un ruolo delle aziende private che non coincide con quello che la normativa di settore detta per la provincia di Avellino. Tra l’altro è il caso di ricordare che pur rivendicando la gestione del ciclo dei rifiuti in capo alla IRPINIAMBIENTE , la stessa società si avvale per molti dei servizi connessi al ciclo, di molte ditte private operanti e presenti sul territorio”.
La collaborazione di IRPINIAMBIENTE
“Sperando di aver contribuito a far chiarezza rispetto alle numerose domande che dall’esterno possono venire il ringraziamento va anche al personale dipendente, che affronta nel quotidiano le molte difficoltà operative, e che in un momento di crisi nazionale, in tutti i settori, è alla ricerca di situazioni di stabilità e correttezza dei rapporti, considerando che lo stesso personale rappresenta il patrimonio umano che nel corso degli anni, gli stessi comuni hanno provveduto a formare”.

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