Vergogna ex Moscati: adesso quanti mal di pancia

Ci voleva tanto a scoprire cos’era diventato quell’edificio di Viale Italia che una volta era l’ospedale Moscati? Ora tutti a farsi venire mal di pancia, esprimendo finto stupore, intervenendo in massa per tentare di mettere la spazzatura sotto il tappeto, di nascondere qualcosa di cui tutti sapevano e parlavano.
E’ stato un sito web di informazione a denunciare quanto era ben noto ai proprietari dell’edificio, a quelli che lo gestivano, agli abitanti della zona autori di inascoltate denunc…


Ci voleva tanto a scoprire cos’era diventato quell’edificio di Viale Italia che una volta era l’ospedale Moscati? Ora tutti a farsi venire mal di pancia, esprimendo finto stupore, intervenendo in massa per tentare di mettere la spazzatura sotto il tappeto, di nascondere qualcosa di cui tutti sapevano e parlavano.
E’ stato un sito web di informazione a denunciare quanto era ben noto ai proprietari dell’edificio, a quelli che lo gestivano, agli abitanti della zona autori di inascoltate denunce, alle forze dell’ordine che avrebbero dovuto vigilare, insomma a tutti. E di questo siamo fieri – seppure si tratti di un altro sito al quale va il pieno apprezzamento per il lavoro svolto – perché è la dimostrazione che la classe giornalistica, l’informazione in genere, può svolgere un ruolo rilevante per denunciare e mettere in evidenza cose che tanti fingono di non vedere e non conoscere. E’ amaro, nello stesso tempo, constatare che devono essere sempre quei “cattivoni”, gli operatori dell’informazione, a scoprire cose che sono sotto gli occhi di tutti.
Ora arrivano gli interventi da una parte e dall’altra, le idee per utilizzare quel palazzone in pieno degrado, i miserabili tentativi di giustificare una situazione gravissima. Perché è emerso il pericolo esistente in piena città, con tanti prodotti chimici ancora presenti in quella struttura incustodita, alla mercè di tanti disperati che avrebbero potuto farne uso in modo improprio. Non solo questo è emerso: pure il degrado, l’abbandono, il disprezzo dei materiali, della struttura, di quella che viene chiamata cosa pubblica.
Qualcuno ha responsabilità gravi, è indiscutibile, ma quel “qualcuno” comincerà subito ad attuare l’abituale giochetto tanto caro ai potenti e agli amministratori incapaci: lo scaricabarile.
Fortunatamente ad Avellino c’è una Procura che preferisce altri giochi – magari la passione per il calcio, per il basket, per le bocce – sicuramente non quelli del nascondino e dello scaricabarile che prediligono i burocrati. I quali dovranno cominciare a fornire qualche risposta, sia ai cittadini che agli inquirenti.
Ma in questa città, in questa provincia, c’è ancora qualcuno che abbia il buongusto di vergognarsi, di sentirsi responsabile? Bisogna sempre aspettare che ci sia il morto (Mercatone docet) per accorgersi di situazioni evidenti che – seppure denunciate come in quella occasione – si vuole fingere di non vedere?
Adesso arriverà una valanga di interventi, comunicati, opinioni e tanto altro. Ognuno deve fare il proprio mestiere. Un fatto è verto: la classe giornalistica sa fare il suo ma non può fare quello degli altri.

SPOT