Zona industriale Arcella, Idv: “E’ uno scempio ambientale”

“Chi per necessità o caso si trovi a passare lungo la strada che da Pianodardine va verso Pratola Serra, non può far a meno di attraversare il centro abitato di Arcella che ai più è noto come nucleo industriale mentre per altri ed in particolar modo per chi ci vive è sinonimo di scempio ambientale”. Così in una nota il coordinamento provinciale di Italia dei Valori di Avellino. Ciò che immediatamente colpisce è l’aria maleodorante che a giorni alterni assume il sapore di rifiuti in putrefazione,di collanti chimici,di bitume o di liquami fognari a seconda se ci sia la prevalenza di un’esalazione su un’altra.
Nel raggio di 2 km circa convivono alcune industrie ad alto potenziale inquinante con attività connesse al famoso ciclo dei rifiuti che una scellerata politica ambientale ha concentrato negli anni al lato est della città di Avellino.
Il ben noto CDR oggi STIR con le sue eco-balle e l’impianto di trattamento delle acque (cd.depuratore) sul fiume Sabato sono solo due esempi di una serie di realtà operanti nel settore dei rifiuti che hanno trovato in loco l’abitat ideale per la loro attività.
Già questo potrebbe bastare a comprendere la situazione di disagio in cui vivono gli abitanti del posto e chi giornalmente si reca ad Arcella e zone limitrofe per motivi di lavoro.
Dallo scorso settembre il gruppo di lavoro costruito intorno al Dipartimento provinciale per l’ambiente e territorio di Italia dei Valori ha evidenziato alcuni dati di fatto raccolti sul posto semplicemente ascoltando chi ci vive.
Ebbene il risultato più evidente è che purtroppo da tre anni ad oggi nelle zone di Arcella,Pratola Serra,Manocalzati e Montefredane c’è un forte incremento della mortalità per cause legate a leucemie e tumori anche in età giovanile.
Abbiamo tentato un riscontro con la competente ASL ma non è stato possibile considerato che alla richiesta del vice-coordinatore provinciale di IdV Gaetano Alvino del 18 ottobre 2010 dal Dipartimento di prevenzione non vi è stata risposta probabilmente perché in tutte le ASL della regione Campania non esiste il “registro dei tumori”
In tutto questo, – prosegue la nota – gli unici interventi di monitoraggio ambientale dei quali si ha notizia negli ultimi anni sono ascrivibili all’attività dell’ARPAC conseguente all’incendio dell’IRM (Industria Recupero Materiali) del 22-01-2005 che si limitò purtroppo al periodo dell’emergenza in un raggio di 300 mt dallo stabilimento distrutto e solo alla valutazione della qualità dell’aria e delle acque superficiali ed ad uno “Studio di qualità dell’aria nella Valle del Sabato”commissionato dall’allora commissario straordinario della provincia di Avellino l’11-12-2008 delibera n.100 al Consiglio Nazionale Ricerche.
Da allora tutto tace e cosa più sconvolgente,non è mai stato effettuato un campionamento del terreno di coltivazione,delle falde acquifere e delle acque sorgive dei numerosi pozzi utilizzati per l’irrigazione.
Sarebbe auspicabile che in tempi brevi il competente assessorato all’ambiente della provincia di Avellino si adoperasse per predisporre tutte le misure necessarie per verificare il nesso di casualità tra le patologie dei residenti e le condizioni ambientali.
Il coordinamento provinciale di Italia dei Valori e il Dipartimento ambiente e territorio conferendo mandato al consigliere Antonio Volpe per predisporre interrogazione in merito, si augurano che già dal prossimo consiglio provinciale, l’argomento possa essere trattato con l’importanza che merita”.

SPOT