Nei dieci anni compresi tra il 2011 e il 2021, Avellino ha fatto registrare un aumento del 10 per cento delle concentrazione di PM10 e dell’1 per cento di quelle del biossido di carbonio, collocandosi al primo posto in Campania e in controtendenza con gran parte delle città italiane.
È quanto emerge dal rapporto presentato da Legambiente nell’ambito della campagna itinerante “Clean City” che, dopo Bari e Napoli, ha fatto tappa nel capoluogo irpino.
Numerosi i fattori che determinano l’inquinamento atmosferico, destinato a confermarsi anche per il 2023: dal riscaldamento domestico agli abbruciamenti agricoli fino alle emissioni degli impianti industriali. A questo si aggiungono i dati relativi il numero di auto per abitante (64 auto/100 abitanti) di molto superiore alla media nazionale; il mediocre utilizzo del trasporto pubblico; il trasporto ferroviario praticamente inesistente e bloccato da anni.
«Avellino non ha ancora avviato la transizione alla mobilità sostenibile – commentano Maria Teresa Imparato e Antonio Di Gisi, rispettivamente presidente regionale e del circolo di Avellino di Legambiente – ed è all’anno zero nelle politiche per la ciclabilità. Legambiente ha consegnato un dossier con una serie di proposte per trasformare il capoluogo irpino in una vera “clean city” entro il 2030».