Avellino, aggredite due assistenti sociali. La denuncia: “Lasciate sole dal Comune”

Che Avellino sia una città morta da tempo, non è oramai più una notizia: così scrive l’Avv. Tiziana Tomeo in una nota pervenuta in redazione.

Poi prosegue con una denuncia ben precisa.

“Ma che in questa città si possa rischiare la vita nell’espletamento del proprio lavoro e nel tentativo di arginare i disagi sociali, nonostante le scarse strutture ed il personale limitato, senza un sostegno ed una qualificata “mente apicale”, è un problema che non può più essere tollerato e che con urgenza va affrontato per la salvaguardia di tutti!

E’ di questi giorni la tristissima notizia dell’aggressione subita da due assistenti sociali percosse con un ombrello nei pressi della scuola Leonardo da Vinci, nel cuore della città.

L’aggressione sarebbe avvenuta ad opera di una cinquantenne del capoluogo con problemi psichiatrici e con precedenti penali che alla vista delle malcapitate professioniste, le avrebbe dapprima aggredite verbalmente e poi fisicamente.

Non a caso, più volte ho sottolineato il gravoso compito che gli assistenti sociali sono chiamati a svolgere quotidianamente!

Spesso ho trascorso molto tempo in quegli uffici di Piazza del Popolo e sono rimasta piacevolmente sorpresa di come ognuno di loro sia sempre cordiale, gentile, accogliente con tutte le persone che quotidianamente accedono agli stessi.

Persone con gravi problemi psichici, relazionali, spesso anche prostitute con dipendenze da alcool e droghe poco accorte alla loro maternità.

Non solo, esistono anche i casi trasmessi dal Tribunale Ordinario nelle questioni di affidamento dei figli e nelle separazioni, oltre quelli di competenza del Tribunale per i Minorenni.

E’ complicato far comprendere che l’intervento dell’assistente sociale non è funzionalizzato alla distruzione di una famiglia, se davvero esiste, ma è esclusivamente mirato a tutelare i minori, sia nella loro identità che nelle relazioni con i propri genitori!

Se si smettesse di pensare di poter “utilizzare” i figli come “cose” da sottrarre all’altro genitore per un proprio “sfizio” e se in questo non si fosse sostenuti da certi sciagurati professionisti che molto poco hanno di qualificante, anche il lavoro degli assistenti sociali sarebbe meno complesso, articolato e dirimente.

In vicende come quella accaduta non resta che amarezza, il senso d’impotenza e la consapevolezza che ogni giorno, questi professionisti vivono i drammi ed i disagi di tanta gente, con la consapevolezza di dover operare in quegli uffici dove giunge di tutto, senza alcuna garanzia di sicurezza per coloro che lavorano per il bene degli altri.

Si va a lavoro tutte le mattine con la consapevolezza di dover percorrere un campo minato, ogni giorno, in ogni istante; per ogni persona che entra negli uffici si resta col fiato sospeso perchè le minacce, le aggressioni verbali e quelle fisiche sono già messe nel conto.

Non c’è rispetto in famiglia, per le persone ed ancor di più per le istituzioni, in un momento storico nel quale la sofferenza prevale generando insoddisfazione, sfiducia, rabbia.

Il Comune ha il dovere sacrosanto di supportare il servizio che gli assistenti sociali quotidianamente pongono in essere  per la collettività;  non è ulteriormente tollerabile essere lasciati soli in modo così grave ed imperdonabile; i servizi sociali rappresentano un presidio dello Stato ed in quanto tale va garantito nel modo migliore per fornire la tutela necessaria ma anche affinchè possano agire in tutela.

E’ inaccettabile che i Servizi Sociali soffrano difficoltà simili, altrettanto grave è lasciare soli professionisti che rischiano ogni giorno.

Mi chiedo cosa sarebbe accaduto se anzichè un ombrello la signora avesse utilizzato un coltello!

 

 

 

 

 

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