Undici persone rinviate a giudizio per reati vari. Tra queste un noto commercialista irpino e altri personaggi molto noti.
L’indagine riguarda il complesso residenziale Rocce Rosse, una struttura alberghiera (vedi foto) sorta alla fine degli anni ’60 nel golfo di Teulada.
Al termine di complesse indagini di polizia giudiziaria coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari, Danilo Tronci, nel maggio del 2016 la Guardia di Finanza di Sarroch venne a capo di una presunta truffa pari a 1,8 milioni di euro perpetrata nei confronti dei condomini del residence situato sulla costa sarda, di fronte al golfo di Teulada, in località Sa canna.
RINVIO A GIUDIZIO
L’indagine, assai complessa, ha portato a ulteriori sviluppi per i quali sono stati rinviate a giudizio 11 persone.
Secondo i magistrati della Procura della Repubblica di Cagliari, un ruolo predominante nella vicenda avrebbe avuto il commercialista Marco Carmine Alaia, originario di Sperone ma con attività professionale ad Avellino, che dovrà comparire dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Avellino, dottor Luigi Buono, il 28 giugno 2019 insieme ad altre persone.
Oltre all’Alaia, ci saranno pure Vivienne Petracca (consorte del commercialista Alaia), Bruno Petracca (cognato del commercialista Alaia), Natale D’Avanzo (titolare di diverse attività presso il centro Moviplex di Mercogliano), Mauro Puglisi (amministratore di condomini con attività a Cagliari), Filomena Lucia Alaia (commercialista con studio alla contrada S.Eustachio di Avellino), Salvatore Marano, Stefano Polito, Elia Napolitano, Sergio Maglio, Salvatore Finizio.
I reati contestati vanno dalla truffa all’estorsione.
INDAGINE
Il complesso residenziale, costiuito per metà da appartamenti acquistati da privati e per metà dal sito alberghiero di una società con sede ad Avellino, ha subito a partire dal 2008 importanti interventi di ristrutturazione.
Secondo gli investigatori, con la complicità dell’amministratore di origini cagliaritane, il commercialista residente ad Avellino avrebbe provveduto ad assegnare i lavori ad una società a lui riconducibile, che oltre a non aver mai presentato preventivi di spesa, avrebbe esercitato il commercio all’ingrosso di abbigliamento.
A pagarne le spese furono gli ignari inquilini, chiamati a sostenere anche i costi di competenza dell’hotel, pari a 1,8 milioni di euro, per il rifacimento del tetto, la posa degli infissi, degli ascensori, della piscina e del depuratore.