Ancora inquinamento ambientale in una conceria

Ancora inquinamento ambientale in una conceria
I Carabinieri della Stazione di Solofra hanno dovuto ancora una volta apporre i sigilli a un’azienda del polo conciario di Solofra e questa volta i reati contestati all’imprenditore sono più che altro attinenti l’inquinamento ambientale. Il controllo è stato compiuto nella giornata di ieri 2 Luglio,…

Ancora inquinamento ambientale in una conceria

I Carabinieri della Stazione di Solofra hanno dovuto ancora una volta apporre i sigilli a un’azienda del polo conciario di Solofra e questa volta i reati contestati all’imprenditore sono più che altro attinenti l’inquinamento ambientale. Il controllo è stato compiuto nella giornata di ieri 2 Luglio, ed è stato condotto in modo congiunto dai militari della Stazione dei Carabinieri di Solofra e dal personale della Polizia Municipale di quel centro e da quello dell’ARPA-Campania di Avellino. L’azienda conciaria controllata è una vera e propria conceria che insiste in una delle strade della Solofra vecchia, via Campi, ed è proprio questo il motivo che ha fatto scattare i controlli. Infatti, proprio perché si trovava in una zona centrale, e quindi sottoposto a vincolo, qual’è il centro storico della cittadina di Solofra, il Sindaco di Solofra, con un’ordinanza del 2005 ne aveva disposta la immediata delocalizzazione in altra parte della città che, da piano regolatore, potesse ospitare aziende conciarie. Nonostante l’ordinanza del Sindaco, dal 2005 ad oggi l’azienda non è mai stata spostata, ed ecco che nella giornata di ieri, Vigili Urbani e Carabinieri sono entrati nella conceria per contestare il fatto all’imprenditore. La necessità di ricorrere al personale dell’ARPA-Campania di Avellino è subentrata solo in seguito, quando – durante il controllo – i militari dell’Arma di Solofra hanno notato uno strano sistema di smaltimento dei rifiuti prodotti dal ciclo conciario. Infatti, subito fuori dai capannoni era sistemata una grossa vasca ove venivano convogliati tutti i liquami derivanti dalla concia (acqua, cromo ed altre sostanze chimiche classificate come rifiuti pericolosi). Da questa vasca, tramite una pompa a immersione, i liquami erano prima convogliati in un’altra vasca più piccola e poi gettati per una parte nella rete fognaria cittadine e per un’altra parte più piccola nel fondo limitrofo, dove peraltro quel proprietario coltivava mais, uva e patate. Per di più, vista l’approssimazione del sistema di smaltimento dei rifiuti, lo scarto del pellame lavorato (detto carnaccio) era semplicemente gettato a terra all’esterno del capannone, sul suolo, provocando anche lì l’interramento dei liquami chimici usati nella concia del pellame. Visto l’altro potenziale inquinante, i militari della Stazione di Solofra hanno dovuto interrompere immediatamente l’attività conciaria, ponendo l’intera struttura sotto sequestro preventivo, in attesa degli esami chimici che il personale dell’ARPA-Campania condurrà sui campioni prelevati in loco e delle successive disposizioni dell’autorità giudiziaria e amministrativa. Alla fine dell’attività ispettiva, l’imprenditore conciario, un solofrano classe 1933, è stato denunciato a piede libero per non aver adempiuto all’ordinanza del Sindaco che disponeva la delocalizzazione dell’azienda per motivi di igiene e sanità, nonché per le violazioni alla legge in materia di smaltimento dei rifiuti provenienti dall’attività produttiva e per alcune inadempienze alla normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Inoltre, i controlli cartacei compiuti dai militari dell’Arma solofrana hanno evidenziato che la struttura conciaria era anche priva del certificato di agibilità, di quello di prevenzione incendi e dell’autorizzazione sanitaria.

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