Terremoto ballerino, dall’Albania al Cilento: apprensione in Irpinia

Un’altra forte scossa di terremoto, questa volta nel vicino Cilento, preoccupa la popolazione irpina che si sente circondata da un fenomeno assai noto in questa provincia.

Ieri sera una scossa di magnitudo 4.3 ha intetessato il Cilento ed è stata localizzata come epicentro due chilometri a nord di Orria, provincia di Salerno, a 325 km di profondità, nei pressi di Agropoli e Castellabate.

Il terremoto non è stato avvertito dalla popolazione cilentana perchè l’ipocentro è stato molto profondo, nonostante la magnitudo sia stata non indifferente.

La situazione però viene seguita con apprensione e preoccupazione, nel timore di nuovi movimenti tellurici, dopo quello registrato qualche settimana fa, sempre nella zona del Cilento, di magnitudo 2.4 della scala Richter, intorno alle 5.34 ad una profondità di 31 km.

Albania e Montenegro

Ieri pomeriggio si era registrato un pauroso terremoto in Albania avvertito, sia pure in modo assai lieve, nelle zone dell’Alta Irpinia al confine con la Puglia.

Successivamente pure in Montenegro si sono registrate oggi un paio di scosse di terremoto, meno forti di quella di magnitudo 5.8 avvenuta nella vicina Albania, ma che sono state chiaramente avvertite lungo tutta la costa adriatica e nella capitale Podgorica.

La notte scorsa, inoltre, un sisma di magnitudo 3.2 si è registrato nel sud della Bosnia-Erzegovina, avvertito anche a Mostar e Medjugorje.

Ora questo nuovo movimento tellurico che, in qualche modo, lambisce pure l’Irpinia considerando la breve distanza dal Cilento.

Fenomeno in corso

Gli esperti sostengono che qualcosa si sta muovendo: si parla della teoria della tettonica a placche per spiegare che la litosfera si muove e si deforma.
In particolare quando due placche litosferiche si avvicinano, una delle due, la placca litosferica oceanica, si flette e va a finire sotto l’altra, formando una zona di subduzione, determinando terremoti superficiali e profondi.
Quando due placche invece si allontanano, in un margine divergente, lasciano spazio al mantello per risalire, in particolare alla parte astenosferica dello stesso, formando delle zone di fratturazione se ci troviamo su una placca continentale, o delle dorsali oceaniche.

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