Camorra, la Cassazione respinge il ricorso: Antonio Graziano resta al 41bis

Antonio Graziano resta un riferimento per l’organizzazione anche dal carcere: “in virtù del ruolo di spicco ricoperto in passato all’interno del clan a forte carattere familistico, rappresenta, un punto di riferimento dell’intera organizzazione”.

Con questa  motivazione i giudici della Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione hanno respinto la richiesta di revoca dell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma. Questa ordinanza, confermata lo scorso 14 aprile, proroga il regime di 41 bis per Antonio Graziano, detenuto dal 27 maggio 2002.

Graziano, catturato in un nascondiglio dopo un’operazione congiunta di Polizia e Carabinieri, è stato riconosciuto come l’autore materiale della strage delle donne di Via Cassese. La strage ha causato la morte di una figlia sedicenne, una sorella e una cognata del boss rivale Biagio Cava. Attualmente, Graziano sta scontando una condanna a 30 anni.

Secondo le informative della Direzione Nazionale Antimafia e dei Carabinieri, diversi elementi hanno determinato la proroga del regime. In primo luogo, il ruolo di spicco di Graziano all’interno dell’organizzazione criminale, insieme a due fattori aggiuntivi. Il primo riguarda la continua attività del gruppo criminale, dimostrata da numerose operazioni che coinvolgono vari membri, molti dei quali familiari stretti di Graziano, considerati partecipi dell’associazione camorristica diretta dal fratello di Graziano o ad essa vicini. Il secondo fattore è legato all’interesse costante dimostrato da Graziano, fino a tempi recenti, per le vicende della criminalità organizzata campana e per il clan di appartenenza, anche attraverso l’uso di un linguaggio criptico durante colloqui registrati nel carcere di Cuneo.

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