Caso D’Andrea, Urciuoli presenta denuncia alla Procura

Esplode il caso D’Andrea, candidato alle comunali ad Avellino nel 2009 nelle fila del Pd. D’Andrea ha rinunciato alla surroga. Al suo posto nell’assise è entrato Pino De Lorenzo. Ma su questa vicenda, il consigliere comunale Luigi Urciuoli ha presentato una denuncia alla Procura di Avellino e alla Prefettura. Ecco il testo dell’esposto presentato da Urciuoli:
“La seduta dell’ultimo consiglio comunale di Avellino, quella di venerdì 2 settembre, è stata incentrata sulla surroga di due consiglieri, i quali ai sensi dello statuto comunale, dopo essere stati nominati assessori dal sindaco Galasso, hanno dovuto presentare le dimissioni dalla carica di consigliere comunale, e quindi si è reso necessario sostituirli con i primi due dei non eletti nelle file del PD. Nella seduta consiliare, resa burrascosa dal caso D’Andrea, è successo qualcosa che molti tentano di sminuire e di rendere prassi consolidata, ma che invece rappresenta quanto di peggiore possa accadere in un paese che, mai come negli ultimi anni, ha visto amministratori o pseudo tali violare costantemente la legge e le regole democratiche che sono alla base del vivere civile Ebbene è proprio sul caso D’Andrea che il sottoscritto vuole dare battaglia per il rispetto della legalità e per il ripristino delle regole democratiche. Cosa è veramente il caso D’Andrea? Il caso D’Andrea ha radici lontane ma oggi è alla ribalta della cronaca perché questo sig. Aldo D’Andrea, candidato alle amministrative del 2009 come consigliere comunale di Avellino nelle lista del Partito Democratico, si è visto, dopo lo scorrimento della quasi totalità dei candidati della lista del PD, essere eletto consigliere comunale di Avellino grazie ai 136 voti di preferenza. E così nella seduta del consiglio comunale del 2.09.2011 il sig. Aldo D’Andrea prima viene eletto consigliere comunale e poi immediatamente viene surrogato dal candidato successivo, tutto ciò dopo che il sig. Aldo D’Andrea presentava al protocollo del Comune di Avellino un documento-rinuncia caratterizzato da motivazioni al quanto bizzarre ed offensive dell’intero consiglio comunale. Infatti le strane motivazioni edotte dal sig. Aldo D’Andrea sono incentrate sulla coerenza politica e sulla moralità, motivazioni che lo spingono a ritenere poco corretto e irrispettoso dell’etica politica (che bella faccia tosta) accettare l’elezione a consigliere comunale del PD, visto che oggi egli milita nel partito dell’Italia dei Valori. Un personaggio veramente unico questo sig. Aldo D’Andrea che in una situazione così strana e poco chiara vuol far passare nella pubblica opinione una falsa verità che lo rende immune da ogni responsabilità, sia penale che etica. Oggi, grazie anche alla complicità di certa stampa e al silenzio degli esponenti politici, tutti compresi, si vuol far credere alla gente che il sig. Aldo D’Andrea, dopo aver agito in modo illegale, ha ritenuto corretto appellarsi al senso di coerenza politica che gli impedisce di essere consigliere con un partito diverso da quello che gli ha consentito di essere eletto. Ebbene la verità e diversa e purtroppo per il sig. Aldo D’Andrea si basa sulla menzogna e sulla falsità, visto che su tutta la vicenda aleggia un possibile reato penale che lo pone nelle condizioni di essere incriminato e processato per falsa applicazione della legge, o meglio per falsa dichiarazione. Infatti all’atto dell’accettazione della candidatura il sig. Aldo D’Andrea ha dichiarato (falsamente) di non essere nelle condizioni di incandidabilità, ovvero di non essere già consigliere in altro comune, firmando di proprio pugno una dichiarazione pubblica ed ufficiale ben sapendo di dichiarare il falso. Infatti per dovere di cronaca il sig. Aldo D’Andrea, nel preciso momento in cui si è candidato nella lista del PD ricopriva il ruolo di consigliere comunale del comune di Pietrastornina, ruolo che ha ricoperto fino al 2010. Nel caso specifico è palese ed evidente la contraddizione e la violazione della legge in materia di enti locali, e precisamente ciò che prevede il Testo Unico degli enti locali, e in modo particolare l’art. 56 che non si presta ad interpretazioni diverse, ma che prevede l’incandidabilità per chi all’atto dell’ accettazione della candidatura occupa cariche analoghe in altri consigli comunali. Quindi nel caso del sig. Aldo D’Andrea è chiara la volontà di omettere, o meglio di dichiarare falsamente, una cosa che lo rendeva incandidabile. Inoltre tutto ciò ha generato, oggi, una situazione che potrebbe determinare un sorta di illegittimità dell’intero consiglio comunale, in quanto è da prevedere, e questo lo faranno gli organi deputati a farlo, ovvero magistratura e prefettura, che vi sia la ricusazione della lista del partito democratico nella quale il sig. Aldo D’Andrea era candidato. Quindi la rinuncia del sig. Aldo D’Andrea è stata necessaria per nascondere, non solo le conseguenze personali e penali a cui dovrà rispondere (qualora incriminato per reato penale) ma anche per evitare la probabile “ricusazione” della lista del PD per la quale era candidato. Ebbene quanto appena esposto è stato più volte dal sottoscritto ribadito durante il consiglio comunale, dove peraltro ho chiesto al Presidente del Consiglio Comunale di trasmettere l’intero fascicolo e la documentazione allegata agli organi della magistratura, per l’apertura di una indagine accurata. Ciò nonostante, e considerato che alcuni organi di stampa vogliono in modo subdolo far passare una verità diversa e falsa, ritengo che sia necessario da parte del sottoscritto, nella qualità di consigliere comunale nonché di cittadino rispettoso della legge, di porre all’attenzione degli organi competenti la vicenda edotta innanzi, e con regolare e formale esposto-denuncia invito quanti in indirizzo ad avviare le necessarie indagini atte a rendere giustizia e determinare quanto realmente accaduto. Nell’attesa resto a disposizione per ogni ulteriore e necessario chiarimento”.

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