Cataldo parla in tv: “Devo la mia vita ai ribelli libici”

CHIUSANO SAN DOMENICO – A dieci giorni dal ritorno nel suo paese d’origine, Antonio Cataldo torna a parlare del periodo di prigionia trascorso in Libia sotto gli uomini del colonnello Gheddafi e lo fa danti ai microfoni dell’emittente televisiva Telenostra. “Sono un uomo pulito, – afferma – sono un uomo onesto. No ho nulla da nascondere. Devo la mia vita ai ribelli libici. Sono stato in isolamento per 22 giorni guardato a vista dai guerriglieri di Gheddafi che mi trattavano come una bestia. Mi davano da mangiare ogni tre giorni. Mi chiamavano bastardo e mi sputavano in faccia perchè italiano”. Sulla vicenda del 27enne irpino e degli altri due italiani fatti prigionieri, Luca Boero e Vittorio Carella, la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. Cataldo ha dichiarato di non aver mai avuto incarichi di spionaggio e di intelligence, ma di essere un body guard professionista preparato per missioni a rischio e di trovarsi in Libia per dei servizi di protezione. “Se non sono stato ucciso – conclude – lo devo ai ribelli libici che hanno fatto irruzione nel carcere dove ero prigioniero permettendo a tutti i detenuti di mettersi in salvo”.

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