Da che parte siamo

Tribunale di Avellino

L’elenco dei fatti di cronaca nera avvenuti negli ultimi due anni lungo le strade del capoluogo e nei comuni vicini non ha nulla da invidiare a quello che è proprio di altre realtà della Campania, storicamente considerate meno violente e sicure rispetto all’Irpinia.

Oltre alla presenza di clan camorristici locali, che negli ultimi decenni hanno condizionato l’economia in maniera grave, prima di essere sgominati dalle indagini della direzione distrettuale antimafia, si registra l’emersione di gruppi di giovani e di giovanissimi che girano abitualmente armati di pistole e coltelli lungo le strade del centro città e della periferia. Poco importa che secondo il codice questi gruppi non siano tali da potere essere considerati formalmente dei clan di camorra.

Tentati omicidi (oltre a quello di ieri l’altro ricordiamo quello dello scorso anno a contrada Quattrograne, quello  eclatante di due estati fa lungo viale Italia, e poi ancora quello accaduto a pochi metri dalla sede della Questura), aggressioni, minacce, spaccio di droga, dimostrano tutta la pericolosità di individui incuranti della vita altrui, che solo per casualità sino ad ora non hanno provocato morti né fra i i loro obiettivi designati, né fra persone innocenti, responsabili solo di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Magistratura e forze dell’ordine stanno compiendo sino in fondo il proprio dovere.

La società  deve essere finalmente consapevole di una situazione da allarme rosso: c’è una delinquenza nata e cresciuta in Irpinia, silenzi, contiguità e amicizie poco raccomandabili non possono più essere tollerati. Tutti, a cominciare da alcuni politici e amministratori locali, scelgano da che parte stare.

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