Evaso fisco per 20 milioni di euro: nel mirino tre imprenditori

Tre provvedimenti cautelari (obbligo di firma) ed il sequestro di beni per quasi 5 milioni di euro hanno costituito, nella mattinata odierna, l’epilogo di una articolata e complessa attività d’indagine condotta dalla Tenenza di Ariano Irpino, e coordinata dalla Procura della Repubblica del Tricolle. Un concreto risultato che si connota di valenze particolari alla luce della contingente crisi economica e delle recente manovra fiscale che vede proprio nella lotta all’evasione uno dei principali perni di manovra.
Ed in tale contesto le direttrici d’azione del Comando Provinciale di Avellino si sono concretizzate nell’articolata indagine che, denominata operazione IRON CASH, ha preso le mosse circa un anno e mezzo fa ed ha portato alla luce una maxi frode fiscale perpetrata da anni da alcuni spregiudicati imprenditori. L’azione di servizio cui è stato dato corso stamane ha visto contestualmente in azione, accanto agli uomini della Tenenza di Ariano Irpino (agli ordini del sottotenente Domenico Pirrò), anche personale del Nucleo di Polizia Tributaria, della Compagnia di Avellino, della Tenenza di Sant’Angelo dei Lombardi, per con un impiego contestuale di 35 uomini e di 16 mezzi in Ariano Irpino, Avellino e Benevento. Nel corso dell’operazione, nei confronti di tre dei quattro soggetti risultati responsabili dell’evasione fiscale (dell’ordine di circa 20 milioni di euro) e pertanto destinatari di specifica denuncia, sono state notificate tre ordinanze cautelari (obbligo di firma) emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Ariano Irpino (dr.ssa Gelsomina Palmieri).
Sulla base di una recente normativa che consente l’effettivo recupero di somme illegittimamente sottratte al fisco, sempre su disposizione dell’Autorità Giudiziaria le Fiamme Gialle hanno contestualmente dato corso al sequestro di beni immobili e mobili nella disponibilità degli imprenditori ed delle società ad essi riconducibili per un ammontare complessivo di circa 5 milioni di euro. L’operazione di oggi, in parte ancora in corso, ha posto fine ad un giro d’affari milionario per quattro imprenditori operanti nel settore dell’edilizia che, legati tra loro da intensi rapporti commerciali, mettendo in essere un astuto meccanismo di frode basato su società inesistenti o interposte e false fatture, hanno evaso per anni il fisco per importi da capogiro. Protagonista frode un noto imprenditore del Tricolle, tale I.P. (di anni 68), nato ad Ariano Irpino, il quale nel tempo aveva costituito alcune società di capitali fittizie, operanti nel settore edile, attraverso cui gestire i propri affari celandosi al fisco.
Astuto il meccanismo di frode: l’imprenditore commercializzava i propri prodotti (ferro e derivati) a clienti sparsi sul territorio nazionale avvalendosi di società fittizie per la fatturazione delle relative cessioni. Quale diretto beneficiario degli assegni emessi dai clienti a favore delle società inesistenti appariva poi sempre il medesimo I.P. che, con la connivenza di alcuni funzionari di banca che omettevano la segnalazione delle operazioni sospette alla Banca d’Italia, è riuscito a perpetrare per anni tale illecita attività.
Coinvolti nella frode fiscale anche altri tre imprenditori dell’arianese che, nel dettaglio, sono stati identificati per tale D.E.M. (di anni 28), nata ad Avellino, tale F.N. (di anni 49), nato a Grottaminarda, e tale L.C. (di anni 42), nato a Benevento. I primi due soggetti sono stati accomunati al suddetto I.P. quali destinatari delle altre due ordinanze cautelari dell’obbligo di firma in considerazione dell’importanza del ruolo da loro rivestito quali imprenditori di una nota società di Ariano Irpino (il primo amministratore di diritto ed il secondo di fatto) che contabilizzava le fatture inesistenti emesse dalle società fittizie o interposte create dal protagonista della frode.
I controlli delle Fiamme Gialle sono stati avviati nel gennaio dello scorso anno nei confronti di una società con sede ad Ariano Irpino, operante nel settore della commercializzazione del ferro e dei suoi derivati, ed hanno da subito evidenziato alcune irregolarità. A seguito di più approfonditi controlli si perveniva all’individuazione di alcune società inesistenti e di un consistente intreccio di rapporti commerciali tra queste e la società controllata. Il meccanismo truffaldino così veniva portato all’attenzione della locale Procura della Repubblica che rilasciava un’articolata delega d’indagine per procedere alla ricostruzione del complesso meccanismo di frode.
Per più di un anno sono state passate al setaccio le contabilità delle imprese coinvolte nel giro d’affari milionario e le movimentazioni bancarie e di denaro dei soggetti ad esse riconducibili: l’analisi dei conti e delle movimentazioni finanziarie consentiva stringere il cerchio attorno alle società in quanto, su uno dei conti nella disponibilità del suddetto I.P., transitavano somme di denaro esorbitanti relative ad incassi di assegni circolari recanti, quali beneficiari, le scoperte società inesistenti, create ad hoc dallo stesso imprenditore per essere interposte tra un’altra società (allo stesso riconducibile) e gli effettivi clienti. Tale meccanismo consentiva di tenere celato agli occhi del fisco il reale fornitore del ferro, facendo gravare su società inesistenti il relativo debito fiscale. Apponendo false sottoscrizioni per girata sugli assegni che erano contropartita delle illecite commercializzazioni, il cerchio veniva a chiudersi, con la connivenza di funzionari di banca che omettevano ripetutamente di effettuare le prescritte segnalazioni di operazioni sospette alla Banca d’Italia.
Le indagini hanno complessivamente coinvolto otto società con la denuncia all’autorità giudiziaria di sette persone complessivamente denunciate, con diverse gradazioni di responsabilità, per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti inesistenti, emissione di fatture per operazioni inesistenti, ed altri reati fiscali, nonché per sostituzione di persona e falso in atto. Le indagini consentivano inoltre di accertare l’omessa segnalazione di operazioni sospette alle Autorità competenti, da parte di funzionari bancari, per un ammontare complessivo di circa sei milioni di euro.
Per tre di queste persone sono scattate anche, su richiesta del Procuratore di Ariano Irpino, dr. Luciano D’ Emmanuele, e della dr.ssa Michela Palladino, le ordinanze cautelari concretizzatesi nell’obbligo di firma, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale del Tricolle. Nei loro confronti è stata altresì data stamane esecuzione a ulteriori misure cautelari reali consistenti nel sequestro di 26 immobili, 7 terreni, quote azionarie, 7 conti correnti bancari e beni mobili (all’incirca 15 autoveicoli) appartenenti alle società a questi riconducibili, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.

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